Il lupo giornalista e Cappuccetto Hostess

Il lupo giornalista e Cappuccetto Hostess FI COSI' PER SPORT ~1 Il lupo giornalista e Cappuccetto Hostess ALLE hostess del Col viene tenuto in questi giorni e nelle varie sedi un rapido corso di giornalismo: nel senso che ad esse viene descritto, con parole chiare ed efficaci, il bipede implume e terribile, il giornalista appunto, che si apprestano a fronteggiare nei giorni di Italia '90. I principi comportamentali sono precisi: il giornalista ha tanti diritti, e comunque tantissimi se ne attribuisce. Assecondarlo, aiutarlo nel lavoro, sopportarlo nelle intemperanze e intanto discretamente sorvegliarlo, contenerlo, addomesticarlo, significa fare l'interesse del nostro Paese: la patria si serve anche montando la guardia ad un bidone di carne. La hostess deve stare sempre in piedi accanto al giornalista, non accettare mai l'invito a sedersi accanto a lui, significherebbe eccessiva famigliarità. La hostess non deve accettare neanche l'offerta di un caffè: il giornalista è dongiovanni, sta troppi giorni solo e lontano da casa, guai lasciargli credere che. La hostess comunque non deve mai dire di no, esistono decine di risposte alternative, sia che il giornalista le chieda una data (quando possiamo vederci fuori?) sia che le chieda un dato (quanta gente assistette alla partita inaugurale del Mondiale 1934?): adesso proprio non so, più tardi le darò una risposta, adesso torna la ragazza del computer. La hostess di Torino guadagna 54.000 lire al giorno, un terzo in meno di quella di Milano, la metà di quella di Roma, per via di misteriosamente diversi stanziamenti a monte: ma non si deve mai parlare di denaro. La hostess è sempre serena, non ha mai problemi, è un po' come quello della canzone «Giarabub», colonnello non voglio pane, colonnello non voglio acqua, colonnello non voglio encomi. Ha gli stessi gusti del giornalista, ci mancherebbe altro, ma proprio non può andare a ballare con lui, è sempre molto stanca, e la sua casa è lontana, e andando a casa deve passare prima a portare il pandolce alla nonna sola e malata. E al massimo può accettare dal giornalista un «in bocca al lupo». ■ Ni I SI sui 01 adulti studiamo i danni dei cruenti cartoni animati giapponesi sui cervelli dei nostri figli, ma intanto i pargoli già hanno mitridatizzato, metabolizzato, assorbito tutto, sono assai più avanti della nostra preoccupazione, della nostra tavola rotonda. Adesso vogliamo dar loro stadi belli e comodi in cui possano mangiare hot-dogs e pop-corn intanto che succhiano calcio, e loro sono già con la testa negli Stati Uniti e si giocano i soldi della paglietta settimanale scommettendo sui Detroit Pistons o sui Los Angeles Lakers. A Milano c'è un telefono permanente, creato dalla rivista «Superbasket» (02-67562591), che informa sui risultati freschi della Nba, poi si televede il match su Capodistria e si gusta il gioco, senza quell'inquinamento che si chiama suspense del punteggio. In tempo di finali arrivano sino a cinquanta chiamate al giorno. Leggermente arretrato negli interessi è il football americano, staccato è il baseball. Ma resta il fatto che noi adulti non abbiamo ben chiara questa evoluzione, e proponiamo il calcio e poi il calcio mentre i giovani guardano gli sport professionistici Usa e il grande tennis, sanno tutto sui cicli mestruali della Graf (un quattordicenne ci ha spiegato così la sconfitta della tedesca nella finale dello scorso anno al Roland Garresi, non sanno cosa è la lotta grecoromana o Ubera ma conoscono benissimo il wrestling. Parliamo di frattura fra generazioni, e invece dovremmo studiare i canali, quelli televisivi, che sono ben più importanti e indicativi di quelli di Marte. LE perle antiche sono più preziose. Roba della scorsa settimana. Muore Rocky Graziano, il grande pugile che sullo schermo venne interpretato da Paul Newman, e un giornale sportivo in prima pagina mette la foto: non del pugile, dell'attore. A Napoleone è andata bene, è morto in tempo, sennò in prima andava la foto di Rod Steiger o Marion Brando. Altra perla la dichiarazione/rimprovero di Bartali sul giornale organizzatore del Giro d'Italia, dopo una marmellata di ciclisti in una galleria buia non segnalata, con caduta che sosterà la corsa a Fignon: nei tunnel, via gli occhiali da sole. Gian Paolo O(mezzano ino^J

Persone citate: Bartali, Fignon, Gian Paolo, Graf, Marion Brando, Paul Newman, Rocky Graziano, Rod Steiger

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Milano, Roma, Stati Uniti, Torino, Usa