Procura l'eroina al figlio, arrestata

Procura l'eroina al figlio, arrestata Ventimiglia: il ragazzo era in crisi di astinenza, la madre gli ha comperato la droga Procura l'eroina al figlio, arrestata «Ero disperata, ho soltanto cercato dtaiutarlo» SubitQ]scarcerata;ma restp il reato 4i$paccio0l^ VENTIMIGLIA. Un giovane drogato in crisi di astinenza. Una madre, che per non farlo più soffrire gli procura l'eroina e finisce in carcere. Una coppia di spacciatori, marito e moglie, sorpresi con 50 grammi di stupefacenti. Sono i protagonisti di un'amara vicenda di dròga e di emarginazione tra i casermoni di Rovermo, alle spalle di Ventimiglia. Un dramma che ripropone problemi di etica e di amore materno. Singolare figura di spacciatore, la donna che, mossa dalla disperazione e dalla paura, si risolve a recarsi dagli spacciatori del figlio. Sono le 20 di giovedì. Luigi Spontone, '20 anni, tossicodipendente, si contorce nel suo letto. E' in crisi di astinenza. Urla, è violento, aggredisce la madre. Invoca una dose di eroina. La donna, Lidia Signorino, 44 anni, cerca di'calmarlo. Lo abbraccia, lo accarezza, cerca di fargli coraggio, gli dice che passera. Inutilmente. Sa dove il figliò si procura la droga. Esce di casa e bussa alla porta di Roberto Cima, 32 anni, e Liliana Greco, 29. Abitano a pochi isolati. I due sono vecchie conoscenze della polizia. Lui, lo scorso anno era stato arrestato e prosciolto per l'omicidio di un pregiudicato coinvolto in traffici di droga. Lidia Signorino e i due spacciatori non sanno che da giorni sotto casa si alternano agenti in borghese pronti ad intervenire. La donna chiede, con la forza della disperazione, «qualche dose di eroina per il figlio». Non ha con sé denaro: «Pagherò poco alla volta» dice. I due le consegnano un paio di dosi, avvolte in carta stagnola. Forse si sono impietositi, forse temono di perdere «un cliente buono». Appena Lidia Signorino esce dal portone, due agenti l'avvicinano: «Polizia, ci segua». Lei scoppia a piangere e mostra il piccolo involucro: «E' droga, è per mio figlio, sta morendo». La legge non fa differenza fra chi spaccia per lucro e chi lo fa per aiutare un figlio che soffre. La donna finisce in una camera di sicurezza del commissariato. Gli agenti di guardia comprendono il suo dramma, l'assistono, le fanno compagnia. Altri poliziotti, intanto hanno arrestato i due spacciatori: in casa avevano 50 grammi di eroina per oltre 50 milioni. Lidia Signorino pensa al figlio in crisi di astinenza. La polizia assicura che interverrà un medico. Venerdì mattina la donna siede davanti al giudice per le istanze preliminari, dottor Eduardo Bracco. Il gip dovrà valutare le sue respùnsa- bilità e stabilire se l'istinto materno può essere considerato un'attenuante. Per il magistrato non ci sono dubbi: resta l'imputazione, non il carcere. Una madre che si sacrifica per l'amore del figlio non può essere paragonata a chi spaccia droga per quattrini. Restano il dolore della donna e la disperazione di un giovane che a vent'anni non ha più voglia di vivere. Ventimiglia è considerata una delle principali tappe sulla rotta del traffico di stupefacenti diretti in Italia. La droga transita in massicci quantitativi verso le grandi piazze del Nord Italia, ma una parte rimane in zona per il consumo locale che, sostengono in commissariato, aumenta di giorno in giorno. Zone calde: le caserme Gallardi, Roverino e tutti i vicoli di Ventimiglia alta, centro storico trasformato in casbah. La sola provincia di Imperia, nel 1990, ha registrato tredici morti per droga o Aids. Gian Piero Moretti Lidia Signorino ha 44 anni «Il mio ragazzo soffriva troppo»

Persone citate: Eduardo Bracco, Gian Piero Moretti Lidia Signorino, Lidia Signorino, Liliana Greco, Luigi Spontone, Roberto Cima

Luoghi citati: Imperia, Italia, Nord Italia, Ventimiglia