Napoli impazzita per l'acqua

Cresce la protesta per l'acquedotto inquinato, oggi marcia sul Comune Cresce la protesta per l'acquedotto inquinato, oggi marcia sul Comune Napoli impazzita per Pacava Formica: «Non pagherete la tassa» De Lorenzo mobilita la Croce Rossa NAPOLI. L'acqua arriverà a Napoli, ma dentro sacchetti di plastica. La decisione è del ministro della Sanità Francesco De Lorenzo che ha attivato la Croce Rossa per distribuire ai cittadini il liquido potabile al posto di quello color pece che da giorni sgorga dai rubinetti. E il ministro Formica rassicura: nelle zone non servite la tassa sull'acqua non si pagherà. Ma queste due prime risposte non fermano la rivolta scoppiata nei quartieri della zona orientale - Ponticelli, Barra, San Giovanni - dove anche ieri la gente è tornata in piazza reclamando con blocchi stradali e cortei soluzioni concrete ad un problema che si trascina da mesi. La rottura di una condotta dell'acquedotto municipale ha reso imbevibile l'acqua distribuita in un'area periferica dove vivono almeno duecentomila persone. Ma questa è soltanto l'ultima emergenza: le percentuali di manganese, ferro e nitrati restano superiori ai limiti consentiti dalla legge per l'eccessivo sfruttamento di fonti ritenute inquinanti. Per le zone «a rischio», De Lorenzo ha disposto l'invio -di 50 mila sacchetti da un litro per l'approvvigionamento immediato, garantito anche da una decina di autobotti dell'Esercito e dei Vigili del Fuoco. A Napoli, inoltre, giungeranno due impianti «po- tabilizzatori» della Croce Rossa in grado di produrre complessivamente 97 mila litri al giorno. Soltanto espedienti in mancanza di interventi radicali? Che l'esasperazione sia al culmine lo dimostrano le scene di rabbia che si sono ripetute ieri. Fin dal primo mattino centinaia di persone hanno paralizzato le vie d'accesso ai quartieri in cui l'acqua ha assunto colorazione e caratteristiche disgustose. Le conseguenze per il traffico sono state drammatiche: auto incolonnate dietro barriere di rifiuti e copertoni in fiamme, con ripercussioni sulla circolazione lungo l'autostrada Napoli-Salerno, principale via d'ingresso in città per migliaia di pendolari. E mentre la protesta tornava ad esplodere, a nulla sono valse le assicurazioni dei responsabili dell'Amari, l'azienda municipalizzata che gestisce l'erogazione idrica. «La situazione si è normalizzata ha affermato sicuro il direttore, Giacinto Loprejato - dopo la riparazione del guasto. Certo l'acqua è ancora giallastra, ma questo avviene da mesi». Ciò che non basta a tranquillizzare la gente. Il clima rischia di surriscaldarsi ulteriormente: per oggi sono previsti cortei dalla zona orientale alla sede del Municipio e tra gli slogans gridati da gente stanca di promesse c'è anche quello di mandare all'a- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Trasferito a Palermo con una scorta eccezionale dal carcere di Novara, il pentito catanese Giuseppe Pellegriti ieri ha tenuto la bocca chiusa su mafia e politica. Fra molti «non so» «non ricordo» e «forse», è stato interrogato per oltre 7 ore, da mezzogiorno alle 19,30, nelle stanze blindate del pool antimafia del palazzo di giustizia. Pellegriti si è ritrovato faccia a faccia con il procuratore aggiunto della Repubblica Giovanni Falcone, che è stato affiancato da altri quattro giudici: Giuseppe Ayala, Giuseppe Pignatone, Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli. Quest'ultimo è titolare dell'inchiesta sull'assassinio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione siciliana e membro della direzione de vittima di un killer il giorno dell'Epifania del 1980. Verso la fine del lungo interrogatorio, Pellegriti è stato anche posto a confronto per un'ora e mezzo con un altro pentito di Catania, Santo Alleruzzo, che ha il dente avvelenato con i boss che tre anni fa nel tentativo di ridurlo al silenzio gli uccisero la moglie ed un figlio. Pellegriti, a quanto pare, ha dato l'impressione di essere disorientato, incerto: è stato anche smentito dai magistrati. Ha detto, ad esempio, che il boss Giuseppe Ferrera andò a trovarlo a casa, nel dicembre del 1979 (ha ricordato che era l'ultimo periodo della gravidanza della moglie), ma gli è stato fatto notare che in quel periodo Ferrera era in carcere. Il pentito ha precisato che Ferrera per ordine di «Nitto» Santapaola, numero uno della mafia catanese, quel giorno gli chiese di fornire armi e auto al «commando» incaricato di uccidere l'onorevole Mattarella. E lui ubbidì. Poi ha descritto il killer delle cosche di Palermo, Pino Greco detto «scarpuzzedda», come uno stempiato ed anche stavolta i giudici gli hanno fatto presente che non era possibile perché aveva moltissimi capelli. Non un accenno alle rivelazioni dell'autunno scorso quando pur fra esitazioni Pellegriti accusò l'eurodeputato de Salvo Lima di essere il mandante dell'omicidio Mattarella. Questa affermazione costò a Pellegriti l'incriminazione per calunnia aggravata e continuata, [a. r.] Ancora caos a Napoli: una donna protesta ria i Mondiali, una parola d'ordine che circola pure tra i senza casa e i disoccupati. Il Prefetto ha convocato ieri un vertice ed un'altra riunione si è svolta alla Regione per predisporre l'ennesimo piano che dovrebbe garantire nuove risorse idriche. Martedì è in programma un incontro a Roma tra gli amministratori e i rappresentanti del governo per sbloccare i fondi necessari, alla realizzazione di pozzi che dovrebbero garantire Ma la crisi idrica ha anche inevitabili risvolti giudiziari. Sull'intera vicenda la Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta affidata ai sostituti Lucio Di Pietro e Arcibaldo Miller. I due magistrati hanno predisposto un calendario di interrogatori per ascoltare in qualità di testimoni assessori, tecnici, dirigenti dell'Antan, in attesa di una «superperizia» che dovrebbe stabilire le cause a mostrando una bottiglia di acqua mar acqua pulita. rone dell'inquinamento e individuarne le responsabilità. L'assessore regionale alle Acque, il democristiano Enzo Mazzella, si mostra intanto ottimista: «Torneremo alla normalità entro ottobre». Ma contro i rappresentanti degli Enti locali ha tuonato ieri anche il segretario del pei Achille Occhetto accusandoli di «inerzia ed incapacità». Mariella Cirillo