Dp sull'Unità: lasciate Occhetto

In un avviso a pagamento il sogno di un super-psiup che accolga quelli del «no» In un avviso a pagamento il sogno di un super-psiup che accolga quelli del «no» Dp sull'Unità: lasciate Occhetto Scompiglio nel pei per un invito alla scissione ROMA. Roba di dieci milioni, o giù di lì. Eppure, con una cifra così modesta, utilizzata per far pubblicare un'inserzione a pagamento sull'Unità, la segreteria di Democrazia proletaria è riuscita a creare più scompiglio nel pei che in dieci anni di polemiche frontali, manifestazioni, organizzazione di dissensi sindacali vari. All'Unità, ieri, è successo un macello. Il centralino telefonico ha suonato tutto il giorno come un allarme dei pompieri per annunciare l'indignata protesta di centinaia di iscritti e militanti sparsi su tutto il territorio nazionale. Facce truci da «Corazzata Potemkin» al secondo piano di Botteghe Oscure, quello nobile: «Bisogna essere matti, mezza pagina di un quotidiano che si chiama "giornale del pei" affittata per far spiegare, che l'attuale gruppo dirigente comunista fa schifo». Il tutto poi complicato dalla circostanza che nessuno, di quelli che avrebbero dovuto, sapeva niente, a partire dallo stesso direttore dell'Unità, Massimo D'Alema, scomparso assieme alla sua collera. L'inserzione a pagamento firmata dalla segreterìa nazionale di dp ha l'anima di un appello a quelli della «mozione due», cioè del «no», perché rompano gli indugi, lascino andare per la sua strada un Achille Occhetto scopertamente «subordinato al craxismo» e pongano mano alla costruzione di «una significativa presenza comunista e di classe, autonoma e organizzata», per la quale i demoproletari non esiterebbero a mettere a disposizione tutto il loro «patrimonio». Sì, perché Occhetto, in realtà, chi è? E' uno che propugna «un'alternanza senza più nessun significato di cambiamento». Uno che non ha esitato a «farsi parte attiva» nel sostenere la «controriforma» Ruberti nell'Università, che «è d'accordo con la legge antisciopero», che «ha partecipato in prima fila all'affossamento del referendum sulla giusta causa nei licenziamenti nelle piccole imprese». In sintesi: uno che «ha scelto di essere interno al sistema politico anche negli aspetti deteriori della partitocrazia» e che, pur dai banchi dell'opposizione, «ha sostenuto spesso le peggiori scelte popolari della maggioranza». Insomma, per dirla come andrebbe detta, un Stato civile di Torino 30 MAGGIO 1090 NATI — Siilo Ilaria; Ratte Valeria; Butti Alessandro Maria; Granata Mirko; Dllorenzo Vanessa; Porcellana Mathieu; Zanchln Riccardo; Giacobino Fabio; Tersità no Federica; Scarano Valeria; Bruno Gabriella; Campana Stefania; Barco Alessandra; Crescenzo Mauro; Lupplno Simone Marco; Alcibiade Raffaele; Sa beoti» Vittorio; Beltrame Andrea; Di Dio Salvatore; DI Lauro Andrea; Solaro Giulia; Torelli Luca; Guidi Sharon; Bollircela Davide Antonio; DI Dio Vanessa; Petroso Manuel; Berajagglo Elisa; Nobile Eddye; Racltl Sonia; Patterò Nicola Davide; Cangiatosi Denise Rita; Brilli Dario; Leone Davide; Bortolotto Paolo Lorenzo; Ferrari Manuela; Beccati Alberto Maria; Celanese Salvatore; D'Angelo Antonio; Anglolillo Michela; Regozzi no Daniele Domenico; Depetris Alessandro; Ttta Gallo Leonoia; Matteonl Daniele Morad; Provenza Giuseppe; Pro sta irto Ilaria; Sartore Simone; Travisan Beatrice; Degan Riccardo; Hacri Marcella; Saporiti Elisabetta Fatima; Danna Erika; Ferrerò Fabrizio; Lo reni Chiara; Tuccl Elisabetta; Cantillo Stefania; Illusela Alessia. MORTI — Stropiano Maddalena v. Piola, a. 85, Caramagna, pens., p.zza Bengasi 18; Di Stasi Donato, a. 63, Venosa, pens., v.le Mughetti 34/A; Massa Severina v. Caprìoglio, a. 87, Ozzano M.to, v. Bidone 31. Deceduti In ospedale: vignoio Domenica, a. 28, Vmovo, Molinette; Davalle Esterina in Ginetti, a. 76, Cuor gnè, pens., Martini, v. Tofane; De Bernardi Elena Giuseppina, a. 64, Vercelli, pens., M. legale, c.so P. Eugenio 11 ; Patri Giuseppina in Manuello, a. 58, Stiverete pens., Giovanni Bosco; Tosarello Ada in Bertagnon, a. 69, Badia Polesine, pens., Molinette; Piccione Francesco, a. 68, Corate, pens., S. Giovanni A. sede; Pappalardo Antonio, a. 81, Biancavilla, pens., Maria Vittoria: Crosetto Chiara, a 55, Torino, pens., v. Cimabue 1 ; Maggi Giovanni, a. 76, Castelnuovo Scrivia, pens., Molinette; Leone Maria v. Viano, a. 73, Torino, pens., v. Priocca 20, Med. Legale; Calda ralla Elisa v. Sorace, a. 79, Avola, pens., Maurizlano; Brusa Margherita v. Scaratiotti, a. 85, Torino, pens., Giovanni Bosco; Melaiu Lorenzina v. Mazzu, a. 86, Tempio Pausania, pens., Molinette; Sparti Francesco, a. 32, Catania, pens., Giovanni Bosco; Pasini Franco, a. 60, Sesto ed Uniti, pens., Molinette; Tonon Carmela in Marconetto, a. 81, Carmagnola, pens., Molinette; Al bazza no Maria v. Saracco, a. 75, Castagnole Lanze, pens., Molinette; Cerosa Sabina, a. 19, Torino, operaia, Molinette. Nati 56 - Morti 21 Serenamente è mancata Anna Mlanl Belll-Blanes ved. Rizzi Ne danno il triste annuncio il figlio Giorgio, la nuora Delfina Colombo, I nipoti Guido e Paola, parenti tutti. Funerali sabato ore 11,45 parrocchia Gesù Nazareno. — Torino, 1 giugno 1990. efferato nemico di classe. Indisponibile D'Alema, è toccato all'occhettianissimo vicedirettore Renzo Foà difendere la pubblicazione dell'inserzione, costruendo con argomenti liberali alla Stuart Mill un corsivo che appare oggi sull'Unità. Non è forse vero che il lettore del giornale del pei è «persona in grado di ragionare e di valutare»? E poi, è giusta «una chiave di accettazione di una pubblicità non commerciale basata semplicemente sul consenso o il dissenso verso i contenuti del messaggio da ospitare»? Poiché una parziale risposta alla prima domanda è venuta dallo stesso centralino dell'Unità e alla seconda dal proprietario del giornale, cioè l'attuale gruppo dirì¬ gente del pei, Foà, alla fine, non può che chiedersi e rispondersi: «Abbiamo sbagliato? Sicuramente qualcuno lo ritiene». Mentre infuria ancora la polemica a Rinascita, i direttori di altri giornali di partito si sono allegramente abbandonati al sarcasmo. Sandro Fontana, del Popolo, ha notato che il pei non è più «un partito che si rispetti». Roberto Villetti, dell'Avariti.', ha diagnosticato «un eccesso di pluralismo» da parte di chi, evidentemente, in passato ne aveva masticato troppo poco. Ma ciò che preoccupa Occhetto, più del ridicolo e del senso di sfascio che esso porta con sé, è un segnale nuovo. Sull'Unità di mercoledì scor¬ so, Alfredo Reichlin, in una ragionata «lettera aperta» a quelli del «no», si è chiesto, per scongiurare questa prospettiva, «se ciò che resta del pei sia destinato a dividersi tra un più grande pdup e un più grande psi». Questo significa che, se il pei si spaccasse, i probabili vincitori, cioè il «sì», non avrebbero altra strada che confluire nel psi, mentre i continuisti del «no», a differenza di ciò che sognano, non brandirebbero le bandiere di un vero partito comunista «puro e duro», che comunque non potrebbe più rinascere, ma quelle di una formazione movimentista di estremismo laborìsta e lottaiolo, del tutto sradicata dal ceppo «gramscian-togliattiano». Insomma, non il partito dei tradizionalisti moderati alla Natta o alla Cossutta, ma una specie di superpsiup o, come si dice alle Botteghe, di un «pduppone». Sembra il partito fatto apposta anche per quei 39 dirìgenti comunisti che hanno firmato un documento di dissenso nella Cgil, accusati da Bruno Trentin di lavorare per il «no». Fausto Bertinotti, il più noto dei 39, ha protestato per l'insinuazione. Con qualche ragione. Infatti, tra i 39, non c'è nessun quadro nattiano o cossuttiano, ma solo ex-pduppini, ingraiani e exManifesto, che parlano di lotte autogestite e di democrazia consiliare, non di Togliatti. Paolo Passarmi