Risparmio, perché rischiare con titoli non indicizzati?
Risparmio, perché rischiare con titoli non indicizzati? Risparmio, perché rischiare con titoli non indicizzati? / Btp settennali graditi agli stranieri, ma c 'è chi continua a preferire i Cct Di per sé è un buon segno. Era da prima delle duo crisi petrolifere che il Tesoro si asteneva dall'offrire Btp che superassero i cinque anni. Ed ecco che ne sono in arrivo di durata settennale (i Btp 1-6-90/97 al 12,5% lordo) e che tutti si aspettano un successo dell'emissione, grazie anche alle richieste da oltre frontiera. In un ambito specifico come il reddito fisso si colgono ripercussioni dei mutamenti avvenuti in Europa l'anno scorso. E le parti sembrano essersi invertite. Da un lato lo stato italiano riesce a far accettare titoli a lungo termine e a tasso fisso. D'altro lato lo stato tedesco per la prima volta ha emesso dei titoli a tasso variabile, aggiornato addirittura trimestralmente, in modo da offrire una tutela nei confronti di ulteriori salite dei tassi. Tutto ciò si accorda con una lira fortissima e un marco deboluccio, quali attualmente sono. Ma non solo guardando al fu¬ f J turo i titoli italiani appaiono competitivi. Anche nel passato investire in lire è stata una scelta premiante, come risulta per esempio da un recente studio della banca C. Steinhauslin di Firenze. Tanto l'anno scorso quanto nell'intero ultimo quinquennio, gli investimenti monetari in lire hanno reso nettamente di più di quelli in ecu, in marchi tedeschi, in dollari e soprattutto in franchi svizzeri (pur avendo tenuto conto dei cambi). Non vi sono quindi motivi immediati di preoccupazione per i titoli del Tesoro italiano. E in genere un risparmiatore farà bene a rifiutare con cura alternative pasticciate, ora di moda, come i pronti contro termine. Ma un giudizio generalmente positivo sui titoli pubblici italiani, non implica mica che i migliori siano i prossimi Btp. Perché vincolarsi a titoli a tasso fisso quando ce ne sono di ottimi indicizzati? E' vero che recentemente sono scesi quasi tutti i tassi, a partire da quello di sconto. Ma consigliare i titoli a cedola fissa solo perché sono scesi i tassi è un'insensatezza, perché non è assolutamente detto che a un calo dei tassi ne segua un altro. Ciò di per sé è possibile, ma è meglio non abbandonarsi a facili entusiasmi. Non dimentichiamo che l'inflazione continua a sfiorare il 6% e non si possono certo dare per risolti i problemi del deficit e del debito pubblico italiano. Soprattutto è importante, per chi vuole investire nel cosiddetto reddito fisso, decidere che impostazione seguire. Vuole speculare, fidandosi delle sue capacità di prevedere i saliscendi dei tassi? Comprare Btp, venderli subito prima di ima risalita dei tassi, passare a Bot o Cct, rivenderli prima di una discesa ecc.? E' un gioco che può essere divertente. Certamente è costoso e può concludersi in perdita, come mostrano i risultati di molti fondi e amministrazioni fiduciarie, i cui gestori hanno preso ripetutamente cantonate madornali. Più saggiamente un normale risparmiatore punta a un tranquillo incremento reale del suo patrimonio. Poco male non aver colto l'occasione per un rapido guadagno, se in compenso si sono evitate sgradevoli perdite. In questa impostazione i titoli migliori, fra quelli acquistabili più facilmente restano i Cct. Concentriamoci in particolare sulle scadenze fra il 1° ottobre 1996 e il 1° agosto 1997. Ai prezzi della settimana scorsa rendevano da adesso al rimborso circa il 12,5% netto, tenuto conto del recente forte calo dei Bot, che per altro molti si aspettano che venga temperato nelle prossime aste. I prossimi Btp settennali a un normale risparmiatore molto probabilmente verranno a costare sulle 95 lire, soprattutto se comprati dopo l'asta, col che renderebbero sul 12,25 netto. Il vero vantaggio dei Cct è però un altro. E' quello di presentare meno rischi. Chi investe in titoli indicizzati può infatti assistere con sostanziale indifferenza alle variazioni dei tassi nominali, perché gli interessi che percepisce si adegueranno, più o meno prontamente, ai nuovi tassi. Può poi approfittare di una situazione favorevole, tipica dell'Italia, dove i rendimenti tendenziali dei titoli a tasso variabile sono allineati, se non superiori, a quelli dei titoli a tasso fìsso. Non è la regola generale. Le obbligazioni tedesche di cui si è parlato all'inizio sono state offerte a rendimenti più bassi delle contemporanee emissioni a cedola fissa. C'è una logica: chi presta soldi a tasso variabile corre meno rischi ed è quindi ragionevole che possa accontentarsi di un rendimento in prospettiva leggermente minore. Beppe Scienza
Persone citate: Beppe Scienza
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