Karachi un massacro di donne e bambini

Proteste dì musulmani: ottanta persone sono uccise nella provincia pakistana del Sindh Proteste dì musulmani: ottanta persone sono uccise nella provincia pakistana del Sindh Karachi, un massacro di donne e bambini La polizia spara su un corteo che chiede la fine del coprifuoco HYDERABAD (Pakistan). Oltre 80 i morti, 270 i feriti: è il bilancio di un fine settimana di violenza nel Pakistan, una nuova tappa di sangue in questo incombente clima di guerra civile. Due giorni di scontri etnici e politici con pesanti interventi della polizia nella provincia del Sindh, nella zona meridionale del Paese. Sabato a Hyderabad la polizia ha sparato ad altezza d'uomo sui dimostranti, ha ucciso sessantacinque persone per lo più donne e bambini - e ne ha ferite circa 250. E ieri a Karachi, capitale della stessa regione, alcuni cecchini per rappresaglia hanno aperto il fuoco simultaneamente in vari punti della città contro passanti e automobilisti: le vittime sarebbero almeno quindici. A Hyderabad - città di oltre un milione di abitanti, 175 chilometri a nord di Karachi - tutto è iniziato da un pacifico corteo organizzato dai leader musulmani dalla città per protestare contro la penuria di generi alimentari e la mancanza dei servizi essenziali, acqua ed elettricità. Un disagio che è conseguenza anche del coprifuoco, imposto dal governo in alcuni quartieri dal 14 maggio in seguito a scontri interetnici. E' stata una vera e propria strage. La polizia ha infierito senza preavviso contro i civili, la maggior parte dei quali donne e bambini che erano scesi in piazza, con il Corano in mano, per chiedere la revoca del coprifuoco. «Vogliamo cibo e acqua; i nostri figli stanno per morire» gridavano le donne prima che gli I due Stati sono pronti agenti iniziassero la feroce repressione. Secondo fonti ospedaliere, i morti sono 65 e i feriti 250. L'esercito, chiamato a dare man forte alla polizia, ha ristabilito l'ordine dopo cinque ore di vera e propria guerriglia urbana. Gli altri 15 morti e 20 feriti si sono avuti in scontri avvenuti a Karachi, per protesta contro gli avvenimenti di Hyderabad. Uomini mascherati hanno aperto il fuoco contro i passanti e incendiato quattro autobus. Con queste vittime, sale a 150 morti il bilancio delle ultime due settimane di disordini nella provincia del Sindh. La regione è sotto coprifuoco dallo scorso settembre, quando le violenze etniche che ormai da parecchi anni la travagliano, culminarono nel massacro di i a battersi nuovamente pe almeno 300 persone. I responsabili della strage non sono stati ancora scovati, ma la polizia ha accentrato i sospetti sulla fazione estremista del movimento Mohajir Zami formato da discendenti di musulmani fuggiti dall'India dopo la spartizione del 1947, che si batte per il riconoscimento di questa etnia. Venerdì il primo ministro Benazir Bhutto aveva ordinato un'intensificazione delle operazioni «antiterrorismo» dopo aver accusato il governo di Nuova Delhi e i «suoi agenti provocatori» di fomentare le rivalità etniche e politiche per vendicarsi dei suoi problemi in Kashmir, teatro di una rivolta anti-indiana che si protrae dall'inizio dell'anno. I quartieri dove sono scop¬ r il conteso Kashmir piati i disordini, a Hyderabad come a Karachi, sono controllati dal movimento dei Mohajir (Mqm): e i dissidi tra il Mqm e il Partito del popolo pachistano (Ppp) del primo ministro Benazir Bhutto, sono sfociati spesso in veri e propri scontri armati. Il presidente Ghulam Ishaq Khan ha ricevuto ieri una delegazione dei partiti d'opposizione andati ad esprimere la loro preoccupazione per l'evolversi della situazione. Secondo un comunicato ufficiale diffuso in serata, il capo dello Stato ha detto di essere in contatto con la signora Bhutto (che è originaria del Sindh) e con il governo provinciale affinché siano prese «misure immediate» per proteggere «la vita e i beni» dei cittadini «senza discriminazioni». Luisa Ricaldone

Persone citate: Benazir Bhutto, Bhutto, Ishaq, Khan, Luisa Ricaldone

Luoghi citati: Hyderabad, India, Nuova Delhi, Pakistan