Una protesta sul podio
Una protesta sul podio Una protesta sul podio Un uomo solo al tele-comando: il suo nome è Gianni Bugno. Le splendide immagini di mamma Rai, seppur disturbate da una scarica di interferenze sonore a base di gerundi chilometrici e interviste agro-alimentari, stanno seminando un nuovo piccolo mito nel cuore degli italiani. La Bugno-mania nasce sulle strade, prolifica in video e da lì ritorna, amplificata, dietro le transenne della corsa, fra migliaia di persone che ogni giorno vanno al fuggevole appuntamento con la Maglia Rosa. Per molti di loro, fino a due settimane fa. Bugno si scriveva soltanto con la minuscola ed era un cazzotto pronunciato all'avellinese. Adesso è il primo sportivo dopo Tomba ad aver unificato i molti campanili disseminati nella geografia sentimentale del nostro Paese. Da Bari a Udine lo hanno osannato in tutti i dialetti, trasformandolo in un simbolo di unità nazionale, provvidenziale antipasto agli «azzurri» del calcio. Bugno obbedisce alla parte con l'istinto del personaggio di razza: esalta i «terroni» che lo applaudirono sul Vesuvio, additandoli ad esempio contro ogni rigurgito razzista, spende la sua fresca popolarità in un appello ai tifosi della Fiorentina affinché rimettano in soffitta i loro pruriti municipali e si stringono intorno alla squadra UDINE. La tredicesima tappa del Giro, una specie di trasferimento di 224 km, si è risolta in uno sprint di tutto il gruppo, al termine del quale in classifica non è cambiato nulla se non per i ritocchi minimi degli abbuoni per i protagonisti del finale convulso. «Finalmente! Cominciavano a girarmi le scatole. Vincevano tutti i velocisti tranne uno: io». Con una volata prepotente il lucchese Mario Cipollini si issa sul podio di Udine. «Cipolla» è al quinto alloro stagionale e ha voglia di raccontarsi: «Ci voleva fegato, in uno sprint così. Bontempi ne ha meno di una volta, perché ha messo su famiglia. Ma io posso rischiare: sono scapolo». Ma è anche fidanzato: «Sì, con Sabrina, la sorella del portiere della Fiorentina Landucci. Cosa voglio? Guadagnare di più. I calciatori non fanno un tubo e beccano un sacco di soldi, mentre noi sgobbiamo come muli e di lira ne vediamo ben poca». [mas. gra.] di Vicini. E da Coverciano, in un armonico gioco delle parti, arrivano gli incitamenti e il «grazie» dei calciatori aggrappati al video in attesa dell'allenamento pomeridiano, anche loro vittime di Giorgio Martino e della Bugno-mania. Ancor più dell'omogeneità delle passioni stupisce il contesto in cui queste si sviluppano: uno sport, che fino a ieri viveva nella ricerca insistita dei dualismi e oggi per sopravvivere si affida a un campione solo, un Coppi senza Bartali, un Moser senza Saronni. L'assenza di Fondriest impedisce giudizi definitivi, ma l'assodata incapacità del trentino di imporsi in una grande corsa a tappe lo sta facendo scivolare nella hit-pa¬ rade degli affetti, impedendogli di spaccare l'Italia in due come riuscì ai suoi predecessori, Qualcuno vorrebbe aggrapparsi a Giovannetti, ma la sua amicizia con Bugno scoraggia immediatamente la fabbricazione di un antagonismo. Tanto più che il mite corridore toscano è il primo ad accettare lo stato di inferiorità e a sbilanciarsi in un pronostico da bugno-maniaco: «Se dopo il Giro si riposerà bene, a luglio Gianni può vincere anche il Tour». Un'occhiata ai camerini della corsa regala un'ultima sorpresa, la peggiore che un cronista possa trovare: una totale assenza di polemiche, invidie o antipatie nei confronti del killer del Giro. Lo amano i gregari, TENNIS
Luoghi citati: Bari, Coverciano, Italia, Udine
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