Nel pci esplode la questione mafia di Giovanni Bianconi

L'on. Alfredo Galasso si dimette: il capo del governo ha in Sicilia troppi seguaci chiacchierati L'on. Alfredo Galasso si dimette: il capo del governo ha in Sicilia troppi seguaci chiacchierati Nel pei esplode la questione mafia «Occhetto non deve parlare con Andreotti» COSSI GA «Voglia di parlare tanta, ma non posso» Depositati gli atti con due verità Ustica, ecco la perizia Più fitti i misteri sui disastro del DC-9 ROMA. «Avrei tanta voglia di parlare, ma i miei collaboratori mi dicono che non è questa l'occasione...». Francesco Cossiga, assediato dai giornalisti durante il ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica, elude così le domande sul «caso Palermo» e altre questioni politiche. Ma in un altro momento della festa, ad alcuni componenti il Consiglio superiore della magistratura che erano andati a salutarlo, il Capo dello Stato ha confidato di essere «preoccupatissimo» per le polemiche che hanno investito gli uffici giudiziari della Sicilia e più in generale per la situazione in cui si trova la giustizia in Italia. Ai rappresentanti dell'organo di autogoverno parte civile nel maxi-processo di Palermo, in altri procedimenti contro la mafia e nell'inchiesta su Ustica -, quei sospetti rendono intollerabile un confronto fra il leader del pei e l'attuale presidente del Consiglio. «Certamente hai avuto notizia - scrive Galasso ad Occhetto - del coinvolgimento di esponenti primari della corrente andreottiana in vicende di mafia, tra cui l'assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. In questo contesto, vedere dicutere a tu per tu il segretario nazionale comunista e Giulio Andreotti di politica estera, di storia del pei, del tasso di democraticità di Togliatti, è davvero intollerabile. A parte le molte perplessità sulle cose dette, tro- vo che si tratta del solito vecchio modo di tenere separati il tavolo della politica da quello della questione morale, a tutto beneficio di chi malgoverna e detiene il potere reale» E ancora: «Hai qualificato Giulio Andreotti una persona "civile". Se ciò significa che non alza la' voce e fa battute a ripetizione, io mantengo la mia voglia di alzare la voce nei confronti di un uomo di governo che è capo della famiglia politica più inquinata d'Italia. Una disattenzione del genere mette in discussione la mia appartenenza, qui ed ora, al partito cui sono iscritto da quasi vent'anni... Sono stanco di assistere a denunce formali, frammetariamente rese dai nostri dirigenti, dei giudici, Cossiga ha anche confermato un concetto già espresso nella sua dura replica alle accuse dell'Associazione nazionale magistrati: non tutte le «toghe» d'Italia si sentono rappresentate dal loro «sindacato». Un modo per dire che il capo dello Stato non si sente criticato dall'intera categoria dei magistrati, ma solo da quell'organismo che li raccoglie attraverso le correnti. In varie città d'Italia, secondo quanto è stato riferito anche al Presidente della Repubblica, ci sono giudici che non hanno condiviso la presa di posizione dell'Anni contro Cossiga. Nei giardini del Quirinale c'era anche l'Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica. [g. b.] prevedere. Né si poteva immaginare nell'equipe dei periti una spaccatura così insanabile. Blasi e Cerra - forti di un più recente studio sul radar Marconi di Ciampino in cui si sostiene che i due «plot» che dimostrerebbero la presenza accanto al Dc9 di un caccia sconosciuto si riferiscono invece il primo «ai frammenti dell'aereo ed il secondo al corpo principale del velivolo stesso» - liquidano la tesi del missile sostenendo: «Se non c'era un secondo velivolo, chi ha lanciato il missile?». Lecce, Migliaccio e Imbimbo rispondono in maniera più articolata, sulla base di calcoli e del contributo di esperti ausiliari, fra i quali la stessa Douglas, ditta costruttrice del Dc9. E a proposito del caccia sconosciuto scrivono che «viaggiava prima dell'incidente ad una velocità di circa 700 nodi e dopo l'incidente la velocità orizzontale diminuiva rapidamente fin quasi ad annullarsi, denunciando un rapido innalzamento». Il caccia si trovava «ad una distanza di circa 5 miglia nautiche ed il lancio del missile può essere avvenuto dai 5 ai 20 secondi prima dell'ultima risposta del "trasponder" del Dc9», il quale si sarebbe letteralmente impennato passando da 25.000 piedi, quota alla quale volava, ad una compresa fra 26.000 e 30.000 piedi. I tre non escludono, infine, che nella scia del Dc9 volasse un terzo aereo «di piccola sezione radar»,[r. e] ROMA. L'incidente al Dc9 di Ustica «è attribuibile ad un'esplosione avvenuta all'interno dell'aereo per la presenza di una bomba». Firmato: Massimo Blasi e Raffaele Cerra. Ed ancora: il Dc9 Itavia, in volo da Bologna a Palermo il 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo, fu abbattuto da un missile lanciato da un caccia. «Null'altro può dirsi sulla provenienza del missile stesso. Si può solo escludere che fosse in dotazione all'aeronautica militare italiana all'epoca dell'incidente». Firmato: Mariano Migliaccio, Ennio Imbimbo, Leonardo Lecce. E così, mentre il giudice Vittorio Bucarelli non sa più che pesci prendere vedendo la sua inchiesta dopo tanti anni di indagini avviarsi sui binari dell'archiviazione; e mentre il difensore dell'Aeronautica militare, accusata di non aver collaborato e di aver anzi nascosto o distrutto le prove, annuncia di voler chiedere al magistrato la costituzione di un collegio «arbitro» di superperiti allargato ad esperti internazionali, la Selenia, chiamata in causa per la marcia indietro di due dei periti nominati da Bucarelli - Blasi e Cerra, appunto, che fino a sei mesi fa avevano sottoscritto la tesi del missile e oggi quella della bomba - prende le distanze dai suoi collaboratori e respinge ogni sospetto di pressioni sui due periti «dissidenti». Un quadro più confuso, a 10 anni dal disastro, non si poteva Alfredo Galasso (pei) accompagnate da comportamenti puntualmente accomodanti o diplomatici». Occhetto non ha replicato di persona, ma ha affidato una risposta immediata e distaccata all'ufficio di segreteria del pei: «Sino a quando si accettano il terreno e la logica democratica è assurdo, se non ridicolo, pensare che il capo dell'opposizione debba rifiutarsi ad ogni tipo di j confronto col presidente del Consiglio. Anche perché il confronto tra governo e opposizione si svolge quotidianamente in Parlamento». La segreteria del pei ricorda anche la richiesta di dimissioni di Gava e conclude: «E' vergognoso che mentre il pei è impegnato in questa difficile battaglia (questione morale e lotta all'intreccio tra mafia e politica, ndr), vi sia chi, non si sa per quali fini, monta polemiche così evidentemente pretestuose e grottesche». La replica è arrivata ieri anche per quei comunisti che,, da Palermo, hanno accusato il pei di attaccare oggi quel D'Acquisto, de andreottiano ed ex-presidente della Regione, che all'indomani della morte di La Torre venne fatto parlare sul palco dei funerali. «A quei tempi - ha detto il segretario del pei siciliano Folena - era una consudetudine la presenza istituzionale, e poi non vi erano ancora indizi credibili sulla posta degli appalti». Giovanni Bianconi