Gli ospiti di Samarcanda da Falcone

Gli ospiti di Samarcanda da Falcone Gli ospiti di Samarcanda da Falcone Il professor Giuseppe Giaccone, ex sindaco di Baucina, grande accusatore del malcostume politico-affaristico-mafioso, alza il tiro. Conferma il coinvolgimento di deputati regionali siciliani nella grande abbuffata degli appalti pubblici e tira fuori i nomi di due «esponenti del governo», uno dei quali ancora ministro in carica. L'ennesima confessione, che lascia attoniti persino i magistrati inquirenti, è di venerdì scorso, durante un interrogatorio avvenuto in una località segreta, dove l'ex sindaco, insieme con i familiari, viene protetto da una nutrita scorta. Al giuhl,8dice istruttore Leonardo Guarnotta, coordinatore dell'inchiesta che ha già portato in carcere cinque imprenditori della zona compresa tra Baucina, Ventimiglia e Casteldaccia, Giaccone ha offerto un quadro più completo del meccanismo che regolava l'intreccio di mafia e politica. Il professore aveva già vuotato il sacco, solo in parte. Poi, giovedì scorso, durante la trasmissione di Samarcanda, si era fatto vivo, con una telefonata, per dire che non si sente un pentito, ma un moralizzatore. «Come La Torre - ha detto ho denunciato la corruzione e le complicità tra pubblici poteri e criminalità». La sera successiva, perciò, il giudice Guarnotta PALERMO. Saranno ascoltati gli ospiti che a «Samarcanda» di giovedì scorso sono intervenuti sul ■ caso La Torre. Il giudice Falcone, che ha chiesto il sequestro della cassetta registrata, deve solo decidere la data degli interrogatori. Perché questa decisione? I magistrati sono stati, in un certo senso, spiazzati da alcune testimonianze definite «interessanti» che non risultano dalle carte processuali. Questo ha fatto dire a qualche giudice che «bisogna finirla col vezzo di parlar poco in sede di interrogatorio per andare poi in tv a lanciare proclami». In particolare l'attenzione dei giudici s'è concentrata su alcuni episodi raccontati: la storia della denuncia che La Torre aveva fatto a proposito di una riunione (si sarebbe svolta a Roma) per la lottizzazione degli appalti pubblici. E l'atteggiamento del segretario regionale pei, poco tempo prima che fosse ucciso: aveva chiesto il porto d'armi e, qualche volta, parlando coi compagni di partito, aveva mostrato la convinzione di essere sotto tiro. Anche sulla testimonianza della vedova i giudici hanno qualcosa da chiarire. I magistrati del pool antimafia, infatti, che hanno ereditato l'inchiesta anni dopo l'assassinio, cercheranno di capire se è vero e perché, come dice la signora, nessuno andò mai a raccoglierne la testimonianza o a guardare tra le carte del segretario assassinato. [f. 1.1.J è andato a trovarlo. no nazionale (sarebbero un socialista ed un democristiano), che avevano il compito di agevolare la procedura di concessione dei finanziamenti pubblici destinati al Comune di Baucina. E di tanti altri che gli amministratori locali si accingevano a richiedere. Giaccone, che è un ex prete, ha fatto i nomi, anche quelli «grossi». Non è escluso, dunque, che a breve scadenza si assista ad una sfilata di politici nei corridori del palazzo di giustizia di Palermo. I giudici, infatti, non potranno fare a meno di convocarli (o di andare ad interrogarli a Roma) anche se soltanto nelle vesti di testimoni. Nei loro confronti, infatti, non ci sono prove. Solo quanto af¬ ferma l'ex sindaco. Il dossier, però, si accresce di altri particolari: perché Giaccone ricostruisce minuziosamente fatti e circostanze. Ricorda, per esempio, e non per avere ricevuto confidenze ma per esserne stato diretto protagonista, una riunione tenutasi a Roma. Si discuteva di finanziamenti, di appalti e di tangenti. Ai carabinieri, l'ex sindaco, nel settembre scorso, aveva offerto una marea di storie. Come un fiume in piena, aveva parlato degli 80 miliardi destinati ad un consorzio di Comuni per alcune ricerche idriche. E della strada panoramica di Baucina. Aveva raccontato gli anni della sua sindacatura, dei miliardi piovuti grazie all'interessa¬ E qui la soipresa. Giaccone ha rifatto i nomi di esponenti della politica regionale siciliana (4 deputati ed un eurodeputato di aree socialista e democristiana), indicandoli come «terminali» di gruppi imprenditoriali ai quali andavano gli appalti «combinati». In cambio di che? Naturalmente di tangenti. Quanto? Secondo il professor Giaccone il «listino» prevedeva un prezzo fisso: il 25 per cento del finanziamento. Ma fin qui la sorpresa era relativa, dal momento che ai carabinieri ed ai magistrati qualcosa, l'ex sindaco, l'aveva detta. Il fatto nuovo è che la pianificazione degli affari prevedeva anche il coinvolgimento di esponenti del gover¬