La Germania vince tra i fischi

A Duesseldorf superata con un golletto di Bein una lentissima Cecoslovacchia A Duesseldorf superata con un golletto di Bein una lentissima Cecoslovacchia La Germania vince tra i fischi Bene Matthaeus, spesso estraneo al gioco il neo bianconero Haessler Fra gli avversari dell'Italia sufficienti solo Kubik, Kocian e Steiskal DUESSELDORF DAL NOSTRO INVIATO ha cercato di far valere la propria superiorità atletica. Il 4-42 della squadra di Venglos ieri è parso a tratti patetico, producendo un ritmo che è appesantito dalle cadenze basse di Chovanec ipotetico regista che al Psv Eindhoven hanno retrocesso a libero spaventati proprio dalla sua lentezza congenita. Il povero Kubik, pregevole in quanto ad impegno, ha dovuto cantare e portare la croce. Andare a sorreggere le punte e fronteggiare un po' tutti, perdendo logicamente il confronto quando si è trovato sulla strada di Littbarski, veloce uomoovunque, tanto ovunque da provocare caos nella sua stessa squadra. Kubik ha pagato lo sforzo, vano, con la sostituzione a metà gara: al suo posto Knoflicek, come lui transfuga da Praga per trovare poi posto in Germania. Con Straka su Klinsmann e Kadlec su Voeller, i coki sono riusciti a limitare i danni con marcature attente, ma soprattutto grazie alle qualità del libero Kocian (un lungo che sa scattare con rapidità in avanti, cosa non comune) al quale comunque è costata cara una proiezione offensiva. Proprio in un raro momento d'iniziativa avversaria, al 24', la Germania è passata in contropiede dimostrando che nel calcio d'oggi la sorpresa resta l'arma migliore. Autorevole l'intervento di Matthaeus a centrocampo, preciso il lancio verticale per Uwe Bein, ultimo pupillo di Beckenbauer: trenta metri palla al piede, vana la rincorsa di Kadlek, rasoterra secco alla sinistra di Stejskal, un portiere che nel corso del primo tempo, almeno nelle uscite alte, ha dimostrato qualità. La reazione dei boemi ha offerto qualche palleggio di Kubik, la buona spinta di Bielek a destra e Bilek a sinistra (nella zona di Haessler), e qualche iniziativa che peralto è stata soltanto un accenno di gioco. Delle due punte che dovrebbero preoccupare la difesa azzurra, Moravcik è un veloce che perde palla per l'amore del dribbling e la promessa Skuhravy è l'esatta copia (anche nella taglia atletica e nella chioma) del Polster delle giornate strane: un cavallone che spinge e combatte, ma senza lucidità. Secondo Venglos, quella vista ieri era la Cecoslovacchia-base: per gli uomini di Vicini un avversario contro il quale dovrebbe bastaio il ritmo per avere partita vinta. Solo una botta da fuori di Kocian (32') ha costretto il portiere tedesco Illgner a impegnarsi a fondo. Per la Germania, un gran lavoro di gruppo con poca fantasia. Voeller si è dannato per far da sponda a Klinsmann il quale si è fatto vivo solo al 35' quando un suo bel colpo di testa ha sfiorato il raddoppio. Solita spinta di Brehme sulla fascia sinistra, e Matthaeus ancora il migliore per lucidità e personalità. Qualcosa in più come spinta ha fatto la Germania nella ripresa, ma nessun tiro. Di qui i fischi, ma Beckenbauer dice: «Come sempre siamo una squadra che solo negli impegni che contano sa dare il meglio». E non si può smentirlo ricordando i tedeschi dell'ultimo Mondiale in Messico. E' finita tra i fischi per i panzer di Beckenbauer, ancorati al gol di Uwe Bein, giocatore quasi sconosciuto al grande calcio (quinta presenza in Nazionale e prima rete a 29 anni compiuti) per vincere finalmente una partita, la penultima della fase premondiale che verrà conclusa mercoledì a Gelsenkirchen contro la Danimarca. Per la Cecoslovacchia sconfitta, silenzio. Fra i 26 mila spettatori del Rheinstadion semivuoto, c'era solo una bandierina ceka che non ha avuto motivo di sventolare. Una partitacela, come spesso accade quando la voglia di strafare si mischia con la paura di farsi male. Un golletto in contropiede, splendido lancio profondo di Matthaeus, non ha aggiunto nulla al saputo, se non che Beckenbauer ha pescato fra i «resti» della Bundesliga questo Bein che ha dato qualche vivacità ad una squadra terribilmente legnosa nel reparto difensivo. Una selezione intaccata all'interno da qualche lotta di clan, se un potenziale talento come Haessler (ieri comunque deludente) è stato a lungo ignorato dai compagni, tanto da essere costretto a lasciare la fascia per buttarsi nella mischia senza successo, tanto da sbagliare anche una pallagol al 49' su tocco di Vocller. La Cecoslovacchia, avversaria degli azzurri nella prima fase del Mondiale, è parsa lenta soprattutto nel centrocampo, reparto cruciale, lenta come il suo dolce inno nazionale sovrastato da quello reboante della Germania che anche sul campo Di Matthaeus il lancio del gol Germania 1 Cecoslovacchia O Germania: Illgner 6; Augenthaler 6, Brehme 6,5; Buchwald 6, Kohler 6, Bein 6,5 (75' Thon 6); Haessler 5,5 (75' Berthold 5), Littbarski 6 (70' Moeller 5), Matthaeus 7, Klinsmann 5,5 (75' Mill 6), Voeller 6. Cecoslovacchia: Stejskal 7; Bielek 6,5 (80' Weiss s.v.), Kadlec 6; Hasek 6, Kocian 6,5, Straka 5,5; Bilek 6,5, Chovanec 5, Kubik 6 (46' Knoflicek 6), Skuhravy 5,5 (70' Luhovy 5), Moravcik 5. Arbitro: Galler (Svizzera) 6. Rete: 24' Bein. Spettatori: 35 mila circa. Bruno Perucca Italia '90: Careca & C. si divertono, l'Argentina è già stanca