Vallarino Gancia: «Bisogna rifare il vigneto Italia»

Nuovo presidente alla Federvini Nuovo presidente alla Federvini Vallarino Gamia: «Bisogna rifare il vigneto ttalia» ASTI o Gancia pregio di quest'operazione sarà di portare chiarezza. Attualmente ci sono grandi vini senza certificazione che costano più dei Doc o dei Docg, questo fatto crea confusione, soprattutto sui mercati stranieri. La qualità si può esprimere anche con i nuovi vini, che sono una sfida, voglia di fare. Ci deve essere però una legge che li regolamenti. Come giudica il piano agroalimentare? E'un piano giusto. Bisogna solo individuare senza possibilità di equivoco gli strumenti per attuarlo. Io credo che si debba spingere sulla riduzione della produzione di basso livello e aiutare chi punta sulla qualità. Il piano vitivinicolo italiano va completamente rivisto: abbiamo quantità enormi di trebbiano e mancano Pinot e Chardonnay; ci sono i vitigni autoctoni da rivalutare. Bisogna insomma rifare il «vigneto Italia». E cosa ' si fa per la vitivinicoltura piemontese? C'è in ballo una grossa operazione, quella di definire un'area nella zona AstiCuneo-Alessandria ove si potrà coltivare i vitigni per la produzione di spumante (i tre Pinot e lo Chardonnay). All'iniziativa hanno aderito le sette maggiori case vinicole piemontesi (Cinzano, Contratto, Fontanafredda, Gancia, Martini, Riccadonna, Villa Banfi) che stipuleranno con i viticoltori un accordo d'acquisto con contrattazione annuale. Per far questo però bisogna che nella «Doc Piemonte», allo studio per i vini normali, siano compresi anche gli spumanti. Vogliamo insomma avere una base d'approvvigionamento sul posto, anche se continueremo ad acquistare in tutta Italia. Tra l'altro è un'iniziativa storicamente corretta, perché questi vitigni si coltivano in Piemonte dalla prima metà del secolo scorso. Quale deve essere, oggi, il primo obiettivo di un produttore vitivinicolo? La qualità, come ho già detto. Ma anche seguire una filosofia che vede nell'esaltazione del vino l'esaltazione dell'uomo, l'uva buona si fa presto a rovinarla, da qui si capisce perché, magari a poche centinaia di metri di distanza, ci sono realtà vinicole differenti. Per fare un grande vino, insomma, ci vuole un «autore». DAL NOSTRO INVIATO Vittorio Vallarino Gancia è da pochi giorni il nuovo presidente della Federvini, ovvero la federazione degli industriali che producono e commercializzano tutto quello che ha a che fare con le bevande alcoliche, birra esclusa. Questa grande organizzazione comprende cinque sindacati nazionali: il sindacato «A» si occupa di mosti e vini non speciali (ossia vini da tavola, vini Doc e Docg); il «B» si interessa dei vini spumanti, liquorosi e aromatizzati (speciali); il «C» segue acquaviti, liquori, frutta allo spirito, sciroppi; il «D» ha competenza sugli aceti e infine il sindacato «E» si occupa degli importatori con reti di distribuzione a livello nazionale. Nell'ottica del piano agroalimentare la Federvini si pone come naturale interlocutore dei viticoltori. Per costruire un futuro comune, senza eccedenze e con prodotti di sicuro successo il dialogo tra la componente agricola e quella industriale si impone. E il mondo del vino, ben lungi da fare eccezione, rappresenta uno dei terreni su cui è più urgente confrontarsi alla ricerca di una soluzione. Dottor Gancia, qual è il problema più grosso che lei ha trovato da risolvere sul suo tavolo di presidente? Indubbiamente l'armonizzazione fiscale degli alcolici. Il progetto della Cee in proposito ha causato un sacco di polemiche perché ci sono grandi differenze all'interno della Comunità e le solite lotte tra Paesi del Nord e Paesi mediterranei. I viticoltori non vogliono sentir parlare di accisa sul vino, nemmeno a livello zero. Temono che, una volta passato il concetto, venga alzata e possa collocarsi tra le 50 e le 200 lire il litro. Poi c'è l'Iva, che vorremmo mantenere all'attuale 9 per cento, mentre il progetto ipotizza un aumento al 19 per cento. E sotto l'aspetto produttivo quali sono le prime mosse del suo mandato? La Federvini farà tutto il possibile per contribuire alla revisione della legge 930 sui Doc. E' una legge che risale al 1963, bisogna fare una «fotografia» di come sono le cose adesso e poi stabilire le linee operative. Il ministro Mannino si sta impegnando con decisione e, forse, potremmo avere dei risultati concreti entro l'anno. Il grande Vittorio Vallari Vittorio Vallarino Gancia Vanni Cornerò Sperimentata, con buoni risultati, un'emulsio

Luoghi citati: Asti, Fontanafredda, Italia, Piemonte