Un boccone da 160 mila miliardi di Francesco Bullo

Un boccone da 160 mila miliardi Un boccone da 160 mila miliardi E' il risparmio gestito (che fa gola agli stranieri) denze demografiche e modelli di comportamento». Analisi condivisa in questi giorni da uno studio di Bankitalia. Cambierà qualcosa in questo decennio con la liberalizzazione dei capitali e l'unificazione economica europea? Siamo sufficientemente preparati alla sfida? Un'occasione per cercare di cogliere le tendenze dei prossimi anni è stato l'incontro organizzato a Torino dall'Assogestioni, che ha visto un confronto serio tra esperti sul tema generico del «Mercato finanziario negli Anni 90». «Un rischio per l'Italia - dice Ruggero Fossati del San Paolo è rappresentato dalla probabile crescita di prodotti assicurativi e finanziari esteri. E la presenza di queste istituzioni potrebbe concretizzarsi in accordi di distribuzione dei prodotti finanziari (come mutui e credito al consumo). Dovremo quindi offrire ai risparmiatori interni ed esteri condizioni sempre più competitive». Di fronte ad un TORINO. Italia, Paese Bot-dipendente, che dal «pane e acqua» offerto dai depositi bancari del Dopoguerra è passato ad un piatto appena più condito, quello dei titoli pubblici. Un Paese cresciuto economicamente, nel quale però è ancora radicata la diffidenza di fondo, tra la gente, ad affidare la gestione dei propri risparmi ad altri. I numeri confermano l'impietosa analisi. Alla fine dell'89 il risparmio delle famiglie italiane, gestito dai diversi investitori istituzionali, si aggirava sui 160 mila miliardi di lire. E le quote di questo forziere erano così ripartite: il 36% rappresentato dai Fondi cornimi d'investimento, il 31% dagli istituti di credito, il 27% dalle compagnie d'assicurazione (ramo vita) e in ultimo le società fiduciarie con il 6%. Non molto, per un popolo in testa alla hit parade dei Paesi risparmiatori, se confrontato con i livelli di Gran Bretagna, Germania, Francia e Stati Uni¬ ti. Perché? «Le differenze spiega Guido Cammarano, segretario generale di Assogestioni - sono riconducibili sia all'assenza quasi totale della previdenza integrativa nel nostro Paese, sia ali imponente assorbimento del risparmio da parte del debito pubblico». Una palla al piede che rischia di penalizzare il «risparmio Italia» rispetto a quello delle famiglie degli altri Paesi europei. «Investire una percentuale troppo rilevante in titoli del debito pubblico - insiste Cammarano - significa, per le famiglie italiane, rinunciare ai vantaggi della gestione attiva dei risparmi; una gestione che, per le sue caratteristiche, può essere convenientemente utilizzata dal risparmiatore anche a fini previdenziali e assicurativi». «E non dimentichiamo - ha sottolineato Alfredo Macchiati, dirigente della Crt - che il tasso di risparmio da noi, pur sempre consistente, si è ridotto negli Anni 80 per l'affermarsi di nuove ten¬ risparmiatore, in futuro sempre più attento e «curioso», la strada per banche, società di gestione. Fondi è quella (e su questo tutti hanno concordato) di aiutarlo a gestire meglio il suo patrimonio, come già succede all'estero, con prodotti differenziati e sofisticati. «Se il fondo comune - dice Olivieri, dello studio Giubergia - è nato come strumento per ripartire il piccolo risparmio su una gamma vasta di strumenti finanziari, in futuro si avrà uno sviluppo numerico e una maggior specializzazione dei Fondi. La conseguenza sarà probabilmente la riduzione del risparmio amministrato a favore di quello istituzionalmente gestito». E le banche? «Il personale di sportello - conclude Cammarano - dovrà diventare un esperto, in grado di offrire una migliore gestione del risparmio; un vero consigliere finanziario». esi esi^J Alfredo Recanatesi esi Francesco Bullo

Persone citate: Alfredo Macchiati, Alfredo Recanatesi, Cammarano, Giubergia, Guido Cammarano, Olivieri, Ruggero Fossati

Luoghi citati: Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, San Paolo, Torino