Cessate-il-fuoco a Beirut Est di E. St.

Cessute-il-f uoco q Beirut Est Cessute-il-f uoco q Beirut Est Dopo un appello del Pontefice ai leader cristiani BEIRUT. Le forze cristiane rivali che si combattono da mesi hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco permanente accogliendo l'appello lanciato da Giovanni Paolo II. Lo ha annunciato ieri a Beirut il Nunzio apostolico in Libano, Paolo Puente. In una conferenza stampa, monsignor Puente ha detto che il generale Michel Aoun e il leader delle milizie cristiane Samir Geagea sono arrivati a un accordo per trasformare la tregua di questi giorni in un armistizio definitivo e per bloccare ogni movimento di truppe. Secondo il Nunzio apostolico le due parti hanno anche accettato di rilasciare i prigionieri di guerra, di cessare ogni propaganda ostile e di avviare i passi necessari per la riapertura delle scuole. Il messaggio del Papa è stato inviato l'altro giorno per videocassetta al Patriarca dei maroniti libanesi, Pierre Sfeir, che aveva preso l'iniziati¬ va di convocare nella sede del Patriarcato maronita di Bkerk, a Nord di Beirut, tutti i responsabili delle Chiese cristiane del Libano per «riflettere sulla grave situazione del Paese». «Basta con la guerra, basta con la violenza, basta con la sofferenza per il Libano» esordiva l'appello, che invitava i cristiani a por fine ai combattimenti tra le loro fazioni e ritrovare uno spirito di fraternità con i musulmani, per ricostruire un «Libano pacificato e armonioso». Giovanni Paolo II ha chiamato in causa anche le responsabilità della comunità internazionale. «Desidero rivolgermi al mondo intero abbracciando tra le mie braccia e sul mio cuore i figli del Libano estenuati, sottoposti a prove di ogni tipo. Con loro e in loro nome, io domando attenzione, solidarietà e rispetto per la loro dignità e la loro sofferenza. Nessun interesse materiale o strategico può più giustificare 1' indifferenza nella quale il Paese è stato troppo spesso lasciato». «Più che mai - ha continuato il Papa - desidero venire a visitare il vostro Paese e vedere con i miei occhi ricominciare la ricostruzione di un Libano pacifico e armonioso». Rivolgendosi «a tutti i libanesi», Giovanni Paolo II ha voluto ribadire con «la fermezza» che gli è imposta dal suo ministero pastorale, che «l'uso delle armi non risolverà mai i problemi. La violenza e l'odio non possono essere le basi su cui costruire il Libano di domani». Il generale Auon ha definito «eceliente» il messaggio del Papa, mentre Geagea si è limitato a impegnarsi a «rispettare l'appello paterno». E' dalla fine dello scorso gennaio che la parte cristiana del Libano è colpita da combattimenti tra i due schieramenti. Finora gli scontri hanno causato mille morti, [e. st.]

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Michel Aoun, Paolo Puente, Patriarca, Pierre Sfeir, Puente