Riforme tutti i laici sono con Craxi

Dopo la sconfìtta alle amministrative Dopo la sconfìtta alle amministrative Misi, pace armata tra Hauti e Fini LAvanti!: le cariche dello Stato non devono condizionare le scelte, il governo si muova Riforme, tutti i laici sana con Craxi Chiesto un vertice subito per chiarirsi le idee ROMA DALLA REDAZIONE Il patto unitario per sopravvivere non sembra ancora alla portata del msi, ma almeno questa volta non sono volate le botte nel comitato centrale che doveva analizzare le ragioni della secca sconfitta elettorale. Così, i giovanotti vestiti da rambo e i vecchi militanti del partito si sono limitati ad ascoltare l'appello all'unità lanciato dal segretario Pino Rauti e il mezzo «no» di Gianfranco Fini. Di più non ha offerto l'assise del msi all'hotel Ergife di Roma, anche perché «sono passati i tempi - spiega il senatore Marchio, un vecchio almirantiano in cui di fronte ad un'ecatombe elettorale il segretario in carica si presentava dimissionario, anche se solo formalmente». Rauti, invece, non ha fatto nessun gesto, né la maggioranza che ha nel partito lo ha abbandonato (solo qualche esponente minore è passato con Fini). Il dibattito, quindi, non ha riservato sorprese e a Fini, che o darsi statuti propri per un attimo ha gustato il sapore della rivalsa dopo la defenestrazione di cui è stato vittima nell'ultimo congresso, non è rimasto che pronunciare la sua requisitoria contro il segretario. «Oggi nel msi - ha detto non c'è linea politica: anzi, ho il timore che a forza di "andare oltre" il partito possa andare nel nulla». E per dimostrare di avere idee più originali dell'attuale leader del partito l'ex-segretario ha proposto alla platea di utilizzare i fondi del finanziamento pubblico per risarcire i cittadini che sono stati penalizzati dalle lentezze e dagli errori della burocrazia; e poi, riecheggiando paradossalmente Achille Occhetto, ha chiesto al msi di uscire dai consigli di amministrazione delle Usi e degli enti pubblici. I due discorsi non hanno suscitato entusiasmo, né indignazione nelle rispettive tifoserie, che si sono fronteggiate solo quando Rauti si è lasciato sfuggire una battuta contro Le Pen e Fini ha difeso il suo «vecchio amico francese». Renato Altissimo, segretario pli. L'arcivescovo di Bologna contro l'edonismo ROMA DALLA REDAZIONE Con un editoriale dell'Aventi.', i socialisti insistono: il capo del governo, cioè «chi è investito di compiti di coordinamento e di indirizzo», deve assumere un'iniziativa che dia la possibilità alla maggioranza di trovare una posizione unitaria sulle riforme istituzionali ed elettorali. In altre parole, c'è bisogno di un vertice «per chiarirsi le idee». E la richiesta avanzata con decisione da Bettino Craxi ha già trovato ieri l'appoggio di liberali e socialdemocratici. L'offensiva del psi, dopo la nota della segreteria di venerdì, dunque continua. L'Avantì! precisa e puntualizza il richiamo fatto dal vertice socialista alla maggioranza, al governo e alle maggiori cariche istituzionali dello Stato. Ai partiti della coalizione il psi lancia ancora una volta l'avvertimento che in materia istituzionale «non si può procedere in ordine sparso», né si possono assumere posizioni di «rottura o di scorri¬ Alla Normale di Pisa bande strumentali» (referendum elettorali), altrimenti si mettono «autentiche mine» sul cammino della maggioranza. Al governo, invece, chiede un'iniziativa che coinvolga i partiti e ponga fine all'attuale stato di «confusione». Infine a Cossiga, alla lotti e a Spadolini, i socialisti rimproverano l'intervento su questi problemi perché è «a dir poco inopportuno che le sedi competenti a risolverli (partiti, governo e Parlamento, ndr) risultino condizionate da elaborazioni e indicazioni provenienti da cariche istituzionali munite di elevata autorità». Con la sortita di Craxi il confronto sull'argomento che condizionerà l'ultima parte della legislatura si è fatto ravvicinato. E probabilmente già verso la fine del mese di giugno, dopo che tutti i partiti avranno messo a punto le loro proposte in materia (il repubblicano Gunnella ipotizza addirittura l'istituzione di una commissione di studio psi-pri aperta agli altri partiti laici), potrebbe svolgersi la riunione collegiale. Solo do¬ po, la proposta sarà portata al vaglio delle opposizioni. Questo alméno è l'iter che sembra ipotizzato dai socialisti. Se bisogna dar retta all'approccio con cui sia la de sia Craxi si stanno avvicinando al problema (Andreotti e il segretario socialista nelle loro ultime uscite hanno fatto entrambi appello al realismo) l'attenzione dovrebbe concentrarsi sulla riforma elettorale, in particolare sull'adozione di un meccanismo che eviti la frammentazione del voto. Sul piano istituzionale il psi appare intenzionato a rilanciare la proposta del referendum propositivo pur sapendo che questa incontra resistenze da parte di de e pri. Si vedrà allora se la questione istituzionale può essere ricondotta all'interno di una «verifica» e risolta, almeno in questa fase, con un accordo minimo su alcuni punti e un accantonamento di quelli che vedono le maggiori divergenze, o se invece la «grande riforma» non è destinata a fare da detonatore a una nuova rottura.

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