UOMINI E SEGNI di Guido Ceronetti

UOMINI E SEGNI UOMINI E SEGNI dei duellanti: hanno entrambi 59 anni, compiuti esattamente il 1° febbraio (Eltsin) e il 2 marzo (Gorby). Viene spontaneo battersi, tra uguali d'età. La popolarità è un vento d'inferno dei più infidi: tra una canizie e una calvizie, oggi che l'immagine determina i voti più della parola e dei programmi, i capelli bianchi possono determinare il variare di direzione della banderuola collectiva in proprio favore. Promettono rigoglio, mentre la calvizie è costretta dalla forza delle cose a inferocenti leggi da penuria. Non trascurerei neppure l'elemento astrologico: tra un Gorbaciov-Pesci e un Eltsin-Acquario il contrasto nasce da un'identica consacrazione allo stesso ideale (la Perestrojka, che tradurrei idealmente «salvataggio dell'Urss in condizioni disperatissime facendo prevalere possibilmente o ad ogni costo le ragioni dell'umanità»). Osserva André Barbault che un Pesci e un Acquario hanno in comune il dono generoso di sé ad una causa impersonale, ad un ideale al servizio di una comunità. (Ma gli statisti prevalgono nel campo dell'Acquario, con Lincoln, Carlo V, Roosevelt). Non ho sufficiente competenza per approfondire. All'Acquario appartengono anche Robespierre e Ceausescu; ai Pesci molti pontefici: in un certo senso Gorbaciov è un pontefice mancato, ma non del tutto (tradizione cesaropapistica della Moscovia). La sua simpatia per il Papa slavo non è interessata: credo sia affascinato dalla personalità e dal ruolo stesso di Giovanni Paolo II e che provi, con lui, la vertigine dell'affinità. Come presidente della repubblica russa Eltsin potrebbe rivelarsi l'uomo giusto, soltanto se non sarà spinto demoniacamente a distruggere il potere di Gorbaciov, che resta al di sopra di lui, perché ha un'importanza cosmica predestinata e non soltanto una missione nazionale. Di qui la sua impazienza frequente per i guai, gli intralci e i disastri nazionali. Se fossi obbligato al gioco della torre: «chi butti giù, Gorbaciov o Eltsin ?» butterei giù il secondo, con dispiacere ma senza esitazione: perché a Michail Sergeevic siamo come umanità debitori in profondità, qualunque sia per esserne il futuro, per l'ineffabile momento di respiro che la sua presenza e il raggiare del suo potere hanno portato ad un mondo che di ossigeno, fisico e intellettuale, ha crescente e disperata penuria. Ma, si capisce, questo è pensare più in grande e di lontano. Eltsin è certo più vicino alla gente che campa oggi in un vuoto che somiglia alle macerie di Berlino nel 1945, e ha portato, in mezzo alle visioni d'incubo materiali che tormentano le folle russe, la propria tribuna. Guido Ceronetti Da ieri gli atenei poss

Luoghi citati: Berlino, Lincoln, Urss