Scontro sull'antitrust di R. Ipp.

Scontro sull'antitrust Scontro sull'antitrust // nodo delle casse divide i partiti Statuto, non c'è la firma di Carli ROMA DALLA REDAZIONE «La verità? Qui si sta combattendo per le Casse di Risparmio» è la spiegazione che si ascolta nei corridoi di Montecitorio, per la vicenda interminabile dei rapporti tra banca e industria da regolare con.la legge anti-trust. Ora il responso è affidato al governo. I fautori (do in testa) del rigore assoluto contro ogni intreccio banca-industria preparano la controffensiva. Un dossier sarà recapitato a tutti i ministri de. E poi la decisione del governo dovrà sempre passare attraverso le due commissioni della Camera che hanno creato il problema: là Attività produttive e la Finanze. «Io insisto» ripete Usellini, capogruppo de in commissione Finanze, fautore della norma rigida secondo cui agli industriali deve essere vietata anche la partecipazione a un sindacato di voto che controlli più del 25% di una banca (10% se quotata). Il ministro Carli, pure de, preferisce al contrario tornare alla norma approvata dal Senato: agli industriali si deve solo vietare di assumere il «controllo» di una banca, o una partecipazione oltre il 20%. Evitare U controllo degli industriali serve a evitare che le banche si assumano rischi eccessivi nel concedere crediti agli stessi proprietari. Ma perché proibire agli industriali anche il possesso di una quota infima se sindacata? «Perché in genere i sindacati di voto deliberano all'unanimità, e ogni partecipante può bloccare tutto» sostiene Usellini. Ma di quali banche si parla? «Ci sono alcune forze politiche che hanno un vero terrore dell'ingresso dei privati nelle banche pubbliche di piccole dimensioni» va ripetendo Sacconi (psi), sottosegretario al Tesoro. Fuori dal gergo, le banche piccole sono le Casse di Risparmio, da sempre base del potere ROMA. Alla Bnl c'è un fantasma. E' il nuovo statuto. Non ha fatto ancora l'apparizione sulla «Gazzetta ufficiale» e non ha ricevuto il visto del ministro del Tesoro, il de Guido Carli. «Quando sarà firmato ve lo dirò», ha dichiarato Carli ai giornalisti all'assemblea della Confindustria. Ma il consiglio di amministrazione della Banca nazionale del lavoro, mercoledì pomeriggio, ha fatto finta che lo statuto sia già stato pubblicato: ha indetto per il 13 giugno l'assemblea che deve cambiare completamente il consiglio in base alle nuove regole interne. Appena eletto, il consiglio nominerà poi gli amministratori delegati, carica finora inesistente. L'opportunità di avere posti da dispensare, sembra di capire, ha forse messo fretta a tutti, alla Bnl come ai partiti di maggioranza. D'altra parte, c è scontro grosso sui nomi da de¬ de in provincia. La posizione ufficiale del psi è che con sbarramenti troppo rigidi verso gli industriali si lascerebbero le piccole banche ih balìa delle grandi. «Sì - polemizza Usellini - il destinò delle banche piccole è di allearsi con le banche grandi, per ragioni di mercato e di efficienza». E su questo terreno si incrociano le accuse e le insinuazioni: gli uni vedono la grande Cariplo, saldamente nelle mani del de Roberto Mazzotta, pronta a divorare le piccole Casse con il suo progetto, da tempo giacente, di «supercassa»; gli altri scorgono cordate di industriali «amici» pronti a farsi cedere Casse di provincia a prezzi di favore, magari per subito rivenderle. In questo conflitto interno alle forze di maggioranza potrebbero diventare determinanti i comunisti, che al Senato avevano votato le norme ora preferite da Carli, ma alla Camera si sono schierati per la restrizione. signare. C'è chi vuole portare l'amministratore delegato della Stet Giuliano Graziosi, legato all'ex vicesegretario de Guido Bodrato, per favorire altri giochi alla Stet. C'è chi immagina il dirottamento del direttore generale, il repubblicano Paolo Savona. Ma ieri Savona, sempre all'assemblea della Confindustria, ha smentito di puntare alla presidenza del Banco di Sicilia, occupata da un altro repubblicano, Giannino Parravicini: «Mi sono già pronunciato in proposito: non mi interessa andare al Banco di Sicilia. In Sicilia ci vado per il week-end». Intanto, il presidente Giampiero Cantoni, socialista, rafforza la sua posizione. Sulla nomina degli amministratori, si limita a dire che bisogna attendere il nuovo statuto: «Finché il decreto non è pubblicato io non so nulla». Ma il fantasma dello statuto non è l'unico ad agitare Cantoni e Savona. C'è ancora la questione dei crediti facili concessi all'Iraq tramite Atlanta che portò all'uscita di scena di Nerio Nesi e di Giacomo Pedde. La Bnl ha ricevuto un'altra lettera dalla Banca d'Italia con indicazioni per riorganizzare l'istituto. «Si tratta di un normale momento del rapporto con l'organo di vigilanza, ma non contiene critiche», sostiene Cantoni. In base a insistenti indiscrezioni, tuttavia, il messaggio di Bankitalia solleciterebbe interventi più radicali. Mercoledì, il consiglio di amministrazione è stato informato della lettera della Banca d'Italia; il testo sarà reso noto e discusso nella prossima seduta. Come se non bastasse, la Bnl non sarebbe più la prima banca italiana. Fra l'altro da un'indagine del mensile «Bancaria» ieri è risultata al sesto posto per il risultato lordo di gestione del 1989. [ i] [r. ipp.]

Luoghi citati: Atlanta, Iraq, Roma, Savona, Sicilia