Mosca mozione di sfiducia al governo di Enrico Singer

Incerto l'esito dello scontro al Soviet, l'opposizione prevede tumulti di piazza contro gli aumenti Incerto l'esito dello scontro al Soviet, l'opposizione prevede tumulti di piazza contro gli aumenti Mosca, mozione di sfiducia al governo I radicali minacciano la grande riforma Gorbaciov «Lituani pazientate per 2 anni» Sciopero della fame sulla Piazza Rossa c IN BREVE Mortoli card. Vaivods primate lettone MOSCA. Il primate della chiesa cattolica lettone, cardinale JuSBppValvóxUtTè xdàMo la notte a Riga, all'età di 94 anni, .tq. ha. annunciato ;ra ai hotraie^cwlxicà Interfax. [Ansa] pa Riga, .;ra ai ho Veggente predice l'elezione di Eltsin , MOSCA. Il leader radicale Boris Eltsin vincerà le elezioni per la presidenza della Federazione russa con una maggioranza di 538 voti, otto in più del necessario: lo ha affermato Giuna Davitashvili, notissima guaritrice, in un intervento pubblico tenuto a Rostov (antica città a circa 200 chilometri Nord-Est di Mosca). Delle straordinarie capacità extrasensoriali della Davitashvili si sarebbero avvalsi l'ex leader del Cremlino Breznev e altri dirigenti. [Ansa] Il ministro Yazov in visita a Roma ROMA. Il ministro della Difesa sovietico maresciallo Dimitri Yazov è giunto ieri mattina a Roma per una visita ufficiale di quattro giorni. Accolto à Ciampino dal ministro della Difesa Martinazzoli, Yazov incontrerà ministri e politici italiani tra cui, oggi, il presidente del Consiglio Andreotti. [Agi] Il radicale Sobciak sindaco di Leningrado MOSCA. Il giurista Anatoli Sobciak, uno dei leader del «gruppo interregionale» di deputati progressisti al Parlamento sovietico, è stato eletto sindaco di Leningrado, la seconda città dell'Urss per popolazione, con un'ampia maggioranza, battendo due avversari. Sobciak ha ottenuto 223 voti favorevoli, su un totale di 320. 52 anni, professore presso la facoltà di Giurisprudenza dell'università di Leningrado, Sobciak si è affermato come una delle figure più popolari dell'opposizione democratica all'interno del Parlamento dell'Urss. [Ansa] «Capitali arabi in Urss e fermeremo gli ebrei» IL CAIRO. Un analista sovietico ha scritto che l'Urss potrebbe «far resistenza» all'emigrazione degli ebrei sovietici nei territori occupati qualora i Paesi arabi accettassero di trasferire in Unione Sovietica parte dei loro capitali depositati nelle banche americane. Lo scrive in una corrispondenza da Mosca del quotidiano governativo egiziano Al Ahram il professor Jevandov. [Ansa] W ****** .>'m~.- « f ontro il raddoppio dei prezzi ifoto ap] MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La riforma economica è approdata in Parlamento e si è acceso subito lo scontro. Una battaglia aspra che potrebbe concludersi stasera con un atto senza precedenti nella storia dell'Urss: un voto di sfiducia contro il governo. Ieri mattina il primo ministro, Nikolai Ryzhkov, ha difeso per due ore il suo progetto, ha insistito sulle garanzie e sulla gradualità dei provvedimenti, ma è stato sommerso dalle critiche. Le reazioni dei deputati della nuova opposizione radicale, ma anche della vecchia guardia conservatrice, sono state violente: «E' uno choc senza terapia», «se il prezzo del pane sarà triplicato il primo luglio, la gente scenderà in piazza», «sono 5 anni che fate promesse, nessuno vi crede più». Quando Ryzhkov ha finito la sua relazione e il presidente del Soviet supremo, Anatoly Lukianov, ha deciso una pausa, c'è stato un momento di estrema tensione. Anche questo senza precedenti. I cento deputati, su 542, dello schieramento radicale «Gruppo interregionale» si sono riuniti in uno dei grandi corridoi del palazzo e hanno discusso quale atteggiamento assumere. E' stata una specie di assemblea nell'assemblea che, per alzata di mano, ha deciso di presentare la mozione di sfiducia. «Dobbiamo assumere le nostre responsabilità di deputati: dobbiamo combattere questo progetto prima che esploda la protesta sociale che potrebbe anche mettere fine al cammino pacifico della perestrojka». La mozione sarà presentata oggi, al termine del dibattito generale sul progetto economico. In base ai nuovi regolamenti parlamentari, sarà necessario un primo voto per decidere se ammettere la questione di sfiducia e, se questa barriera sarà superata, si passerà alla votazione del testo con maggioranza richiesta dei due terzi. In caso di sconfitta, il governo non è tenuto alle dimissioni. Ma una condanna della riforma economica pronunciata dal Soviet supremo sarebbe un gesto clamoroso. L'esito della battaglia parlamentare è incerto. I rapporti di forza sono favorevoli al governo: soltanto una saldatura tra l'opposizione radicale (che può contare su 100, 130 deputati) e quella conservatrice (che è difficile cifrare) potie^be mettere in minoranza Rizhkov. Ma in questa fase della battaglia non contano tanto le minoranze o le maggioranze. E' già significativa Fasprezza dello scontro. Ieri sera, quando ancora 68 deputati erano iscritti a parlare, uno dei parlamentari radicali, l'economista Ghennadi Filshin, ha detto che «il progetto è confuso», che «le garanzie sociali restano vaghe», che ci sono molte promesse e una sola certezza: l'aumento dei prezzi e della disoccupazione. E che, per questo, è necessario ridiscutere tutto «prima che la popolazione scenda nelle strade». O «prima che scoppi una guerra civile», come hanno detto altri deputati fuori dell'aula. Ed anche prima del referendum promesso mercoledì dal vice primo ministro, Leonid Abalkin, al quale Ryzhkov, ieri, ha soltanto accennato. Secondo il capo del governo «tutti i cittadini sovietici devono essere ascoltati prima di fare scattare la riforma». Ma i tempi e i modi di questa consultazione popolare non sono stati precisati da Nikolai Ryzhkov tanto che uno dei parlamentari radicali - Pavé! Bunitch, vice presidente della Commissione economica ha detto che «organizzare un referendum sarebbe pericoloso, ma non farlo sarebbe a questo punto ancora più rischioso». Nikolai Ryzhkov è partito da un'analisi spietata dei mali dell'economia sovietica. Sotto gli occhi di Gorbaciov e di milioni di telespettatori che seguivano in diretta il suo discorso al Soviet, ha detto che gli errori del passato impongono «cambiamenti radicali e una profonda revisione, anche dolorosa, di tutte le nostre concezioni del socialismo». Per Ryzhkov, il passaggio ad un «sistema di mercato controllato» è una scelta ineluttabile: questo passaggio, concretamente, è previsto in quattro tappe. La prima tappa, entro la fine di quest'anno, deve fissare il MOSCA quadro legislativo esatto della riforma. La seconda, dal gennaio '91, deve liberare in parte i prezzi con un meccanismo parallelo di compensazioni per i salari più bassi. La terza deve completare le nuove strutture finanziarie entro il 1992. E la quarta, dal '93 al '95, deve «sviluppare in modo intensivo il mercato e la concorrenza». Ancora una volta, insomma, il governo ha dato soltanto indicazioni di massima sulle innovazioni che dovranno essere discusse in dettaglio nelle leggi da approvare entro l'anno. Rizhkov ha detto che il prezzo della carne aumenterà del 130 per cento, quello del pesce del 150, quello del latte e dello zucchero del 200 per cento. In media, tutti i generi alimentari raddoppieranno i loro prezzi, mentre gli altri prodotti subiranno aumenti tra il 30 e il 50 per cento. Rizhkov ha ricordato che in Urss i prezzi sono fermi dal '58 per i generi alimentari e dal '62 per quasi tutti gli altri. Nel caso della carne ha spiegato che l'attuale prezzo di vendita (1,81 rubli al chilo) non copre le spese di produzione (5,80 rubli) e che anche il nuovo prezzo previsto (5,50 rubli, pari a 10 mila lire) dovrà essere sovvenzionato dallo Stato. Sono calcoli indiscutibili. Ma con stipendi medi di 270 rubli è comprensibile anche l'allarme che monta nella popolazione. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Se il Parlamento di Vilnius sospenderà la dichiarazione d'indipendenza, saranno avviate subito delle trattative che potrebbero portare la Lituania all'indipendenza tra due anni». Michail Gorbaciov, per la prir ma volta, ha lanciato ai lituani un'offerta di negoziato che contiene già un'assicurazione sull'esito finale - l'indipendenza e che indica anche una data. Il capo del Cremlino ha compiuto questo nuovo passo in direzione di un compromesso in un colloquio con quattro deputati baltici, durante una pausa dei lavori del Soviet supremo. Gorbaciov ha anche promesso che, in caso di sospensione della dichiarazione dell' 11 marzo, l'Urss toglierebbe immediatamente il blocco economico decretato contro la Lituania. Le trattative tra Mosca e Vilnius, però, «dovranno seguire le leggi sovietiche». In pratica, alla base della nuova proposta del capo del Cremlino c'è la soluzione di sempre: i lituani dovrebbero accettare di sottomettersi all'iter della secessione che prevede referendum e compensazioni economiche. Ma la legge sulla secessione prevede, anche, un periodo di transizione di cinque anni. Gorbaciov ne offre duo. E questa è una concessione che potrebbe pesare nel futuro della crisi. Enrico Singer [e. s.] US