De Mita con Orlando di Paolo Passarini

De Mita con Orlando De Mita con Orlando «Ha fatto bene a parlare e ora può ritornare sindaco» ROMA. Non se le è nemmeno fatte portare. Francesco Cossiga, impegnato per tutta la giornata di ieri da una lunga serie di udienze, non ha chiesto di vedere le agenzie che riportavano le reazioni delle forze politiche alla sua presa di posizione sul contenzioso tra Leoluca Orlando e i giudici di Palermo. D'altra parte, queste reazioni, soprattutto per quanto riguarda la de, concentrano l'attenzione più su Orlando che su Cossiga. Ha fatto bene o ha fatto male l'ex-sindaco di Palermo a prendere di petto i giudici della sua città? Per Ciriaco De Mita ha fatto bene. Il capo della sinistra democristiana, arrivato ieri pomeriggio a Montecitorio da Tarquinia, ha concluso con dei significativi puntini di sospensione questa frase: «se tutti i politici che dicono delle cose non provabili fossero delegittimati...» In mattinata, all'inaugurazione di un archivio fondato da un suo"àmic*o" e coll'àBò'fatWè", l'ex-presidente del Consiglio se l'era presa con un certo «garantismo strumentale»: «Leggendo oggi i giornali - ha detto - si trova l'immagine di uno Stato garantista i cui connotati giuridici, politici e istituzionali non ci sono nella realtà: Questo non sarebbe male di per sé, ma temo sia funzionale a una tesi». Per De Mita, in altri termini, la pretesa che Orlando parlasse con delle prove in tasca è forse giusta in astratto, ma ingenerosa verso chi contro la mafia si batte apertamente e con decisione. «Quando andai a Palermo - ha spiegato - mi pareva una giungla e nessuno può negare che, dopo l'esperienza Orlando, da allora a ora c'è un abisso. La de aveva il 30% ma tutti erano contro». De Mita, nonostante l'esplicito appoggio a Orlando, è stato molto attento a non indirizzare critiche al Quirinale. Anzi, ha espresso esplicito apprezzamento per l'iniziativa del Presidente della Repubblica. «Il Presidente - ha detto - si è sempre tenuto nei limiti dei compiti assegnatigli, svolgendo il suo ruolo di garante del sistema». Que¬ 'escalation del crimine non è di un uomo solo» sto vale anche in questo caso, poiché «Cossiga è presiderite del Consiglio superiore della magistratura». Semmai è Orlando a dover confessare qualche piccolo peccato: «Io - ha raccontato De Mita - ho sempre detto a Orlando e Pintacuda che la politica la si fa con la capacità e non con il protagonismo». L'equanimità del tono non ha tuttavia offuscato la sua piena solidarietà all'ex-sindaco di Palermo, che, a suo giudizio, merita senz'altro di essere l'erede di se stesso nella prossima giunta: «Un'esperienza da ripetere - l'ha definita - anche se non è detto che questa volta ci debba essere necessariarnente il pei». «E i socialisti, a suo giudizio, dovrebbero esserci?», gli hanno chiesto i giornalisti. «Se sono disposti a votare Orlando, va bene», è stata la risposta. Proclamando la sua diversità da Giulio Andreotti («Lui è d'accordo su una cosa• solo quando la fa lui», ha sostenuto). De Mita non ha nascosto di pensarla molto diversamente anche sull'ultimo caso-Palermo. Infatti Andreotti, che Cossiga aveva avvisato in anticipo della sua presa di posizione, aveva autorizzato il suo portavoce nei giorni scorsi a assicurare un pieno accordo di palazzo Chigi con il Presidente, che nascondeva un'implicita riprovazione di Orlando. «Il popolo» di oggi commenta l'accaduto con una certa olimpicità. Dopotutto Orlando, cresimato da 70 mila preferenze, resta fino a ora il principale candidato di tutta la de per la poltrona di sindaco a Palermo. Ma il responsabile de per i problemi dello Stato, Enzo Binetti, strettamente legato alla maggioranza del partito, ha sostenuto ieri che «da questa straordinaria iniziativa del Presidente della Repubblica viene per tutti un ammonimento a fare la propria parte con sobrietà e senza protagonismi e a rinunciare alla tentazione di utilizzare la lotta alla mafia per obiettivi di politica interna e esterna ai partiti». Paolo Passarini

Luoghi citati: Palermo, Roma, Tarquinia