Washington tranquillizza gli alleati di Fabio GalvanoAndrea Di Robilant

Washington tranquillizza gli alleati Washington tranquillizza gli alleati Cheney ai ministri della Difesa: nessun pericolo «Ora sono rispettatigli standard di sicurezza» 77 ministro della Difesa tace No comment di De Michelis BRUXELLES mento dei tempi di risposta («Non è irragionevole pensare — ha detto Cheney — che non occorre più mantenere lo stesso stato di preparazione, che non è più necessario trasferire dagli Usa in Europa dieci divisioni in dieci giorni»); l'abbandono dopo tredici anni («non si giustifica più», dice il documento conclusivo) dell'obiettivo di un aumento annuo del 3 per cento per le spese militari; la riduzione di addestramento ed esercitazioni; un nuovo studio dei problemi della sicurezza dopo l'accordo Cfe;-un progetto di forze multinazionali. Si è parlato così di «un passo importante verso la nuova sicurezza»; e per la prima volta la Nato fa un esplicito riferimento alla Csce, la Conferenza a 35 per lo sviluppo e la cooperazione in Europa, che potrebbe un giorno fornire il quadro dei nuovi equilibri. E si è insistito sull'importanza delle forze multinazionali come risposta alle prospettive di un crescente disimpegno militare americano, attraverso i negoziati di Vienna e nella fasi successive del disarmo convenzionale. «Sarà il modo più importante — ha osservato ieri Woerner — per mostrare che quest'alleanza ha una difesa collettiva». Con i colleghi, però, l'argomento non è stato sollevato; né ovviamente compare nel comunicato diramato a conclusione della riunione, dove per la prima volta i moniti sulla minaccia che viene da Est sono travolti da un senso di ottimismo legato a riduzioni militari, tagli delle spese, rischi ridimensionati, più ampi tempi di preavviso nell'ipotesi sempre più remota di un attacco sovietico a sorpresa. Cambiano gli umori e cambiano gli obiettivi: dal semestrale appuntamento del Comitato per i piani di difesa è infatti venuto il primo passo nella trasformazione della Nato, che riceverà una solenna consacrazione al vertice di Londra del 5 luglio e che per insistenza dell'Italia contempla l'impegno a «una revisione della strategia militare»; ma già ieri Cheney ha parlato di «un momento storicamente importante». Il segretario generale dell'Alleanza, Manfred Woerner, ha elencato i punti in cui si articola la rivoluzione atlantica di queste due giornate brussellesi; una nuova valutazione dei rischi, che sono diminuiti e che lo saranno ancora di più rileva il comunicato finale quando «l'applicazione di un trattato sulle armi convenzionali (Cfe) renderà virtualmente impossibile il lancio di un attacco a sorpresa»; un au¬ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le rivelazioni di uno scampato rischio nucleare in Germania, dovuto a difettose testate Usa d'artiglieria, ha relegato in secondo piano il coro d'entusiasmo con cui i ministri della Difesa della Nato hanno salutato ieri a Bruxelles l'«inizio di una nuova era» per l'Alleanza, lanciata sulla strada della distensione e non più su quella del riarmo. Della polemica, rimbalzata da Washington, il segretario americano alla Difesa Dick Cheney ha parlato nel corso della conferenza stampa conclusiva, rispondendo alle domande dei giornalisti; ma si è trincerato dietro un muro di reticenze. A proposito dei proiettili W79 si è infatti limitato a osservare che «non rispettavano gli elevatissimi standard di sicurezza fissati dagli Stati Uniti», che quindi «sono state prese misure» per adeguarli a tali norme, che «l'importante è non drammatizzare perché non c'è stato nessun pericolo». A chi gli domandava se fosse stato reale il rischio di un'esplosione nucleare, potente quasi come quella di Hiroshima, egli ha risposto che «quel pericolo non c'era»; che anzi «non c'era motivo di preoccupazione» perché «l'allarme è stato travisato». Fabio Galvano ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦< lTTT^ iii nonlTumuTabiTe^onahre iniziative in corso ed è valida sino al 30/6/90 in base ai prezzi e ai tassi in vigore al momento dell'acquisto. Per le formule Sava occorre essere in possesso dei normali requisiti di solvibilità richiesti. b L'offerta finanziaria è valida su tuttele 126 UP disponibili in pronta o o o onsegna e ROMA. Gli Stati Uniti sostituirono l'anno scorso decine di piccole testate nucleari d'artiglieria dislocate nell'Italia del Nord, senza che ne fosse informato il governo italiano. L'episodio è venuto alla luce ieri quando il Washington Post ha rivelato che all'inizio del 1988 l'amministrazione Reagan si rese conto che le «granate» nucleari d'artiglieria modello W 79 dislocate in Germania federale erano difettose. Queste piccole testate, che hanno una portata esplosiva di 10 kiloton, pari cioè a due terzi di quella che esplose a Hiroshima nel 1945, sono anche dislocate in Olanda e in Italia, alla base Nato di Aquileia, vicino a Portogruaro. Il Pentagono sostiene che in via precauzionale decise di sostituire non solo le testate difettose in Germania, ma anche quelle in Olanda e in Italia. Ora che il pericolo sembra passato, l'incognita riguarda soprattutto il grado e i tempi dell'informazione data dagli Stati Uniti ai suoi alleati su questa vicenda. Ieri i tedeschi hanno fornito risposte contraddittorie. Il ministro della Difesa Gerhard Stoltenberg ha detto di essere stato informato solo una volta che erano state fatte le riparazioni. Poco dopo il suo collaboratore, il generale Klaus Nau- »♦♦♦♦♦♦♦»♦♦♦»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦»♦< Pensate sia impossibile? Avete torto. L'auto più parcheggiata dagli italiani, la più agile del traffico metropolitano, ha battuto un altro record. Oggi costa ancora meno. Sì, la nuova 126 UP può essere vostra con 6.620.000 lire! E per rendervi la vita ancora più semplice, fino al 30 giugno la potrete anche acquistare versando in contanti solo l'equivalente di IVA e messa in strada: appena 1.670.000 lire! Il resto in undici rate mensili a interessi zero. Preferite invece una rateazione fino a 36 mesi? Bravi: risparmierete il 50% sull'ammontare degli interessi. Più di così... man, ha detto invece che Bonn era stata messa al corrente «prima che le granate difettose venissero riparate». Ma non ha precisato quanto tempo prima. E l'Italia? Secondo fonti di palazzo Baracchini, l'allora ministro della Difesa Valerio Zanone non fu informato che le testate W 79 erano difettose e avrebbero potuto provocare un'esplosione nucleare. L'attuale ministro Martinazzoli ieri non si è pronunciato, mentre la sua segreteria si è limitata a dire che la questione aveva riguardato esclusivamente gli Stati Uniti e la Germania federale. Da Washington il ministro degli Esteri Gianni De Michelis ha detto di non poter commentare la vicenda, affermando di non essere stato informato a sufficienza. Ha suggerito, piuttosto, di chiedere un parere al ministero della Difesa, ma ogni tentativo di avere qualche dettaglio in più da palazzo Baracchini si è rivelato inutile. Del resto perfino l'ambasciata italiana a Washington era completamente all'oscuro della vicenda. Lo ha confermato ieri l'ambasciatore Rinaldo Petrignani, il quale ha detto di averla appresa ieri dal Washington Post. Andrea di Robilant