Cola a picco l'opposizione romena di Guido Rampoldi

Cola a picco l'opposizione romena Il Fronte offre una coalizione, la minoranza rifiuta: «Sarebbe un abbraccio mortale» Cola a picco l'opposizione romena Gli sconfitti ammettono: il Paese non è con noi BUCAREST DAL NOSTRO INVIATO Ormai sicuro Presidente con l'84% dei voti, Ion Iliescu offre un abbraccio mortale ad un opposizione annichilita. Propone un governo di coalizione, una maggioranza larga che faccia sbiadire l'immagine della democrazia monca uscita dalle urne, che non lasci solo al Fronte l'onere di decidere migliaia di licenziamenti per raddrizzare l'economia. Poiché la formazione del governo verrebbe calibrata sui rapporti di forza in Parlamento, l'opposizione (Contadini, liberali e socialdemocratici, insieme neppure il 15% dei consensi contro il 66% del Fronte) per adesso risponde con un «no» che imprigiona Iliescu nel suo trionfo. Il Fronte potrà imbarcare nell'alleanza tre o quattro formazioni al di sotto del 2%; ma già gli sarà arduo attrarre l'Unione dei magiari, il secondo partito (7%). Così il nuovo esecutivo potrebbe rischiare imbarazzanti analogie coi governi dei sistemi a partito unico. Iliescu comunque garantisce che il suo traguardo è «un futuro democratico», e un modello socialdemocratico di ispirazione svedese, fermo restando il rapporto «amichevole» con l'Urss. Il Fronte ha tolto le spine dalla sua rosa blu e ha inviato il ministro della Giustizia a sondare il popolo dell'opposizione, riunito da tre settimane in piazza dell'Università. Quel raduno per- manente ora sembra l'accampamento di un esercito che si sbanda per l'improvvisa scoperta di non avere un Paese alle spalle. Studenti, giovani operai, molti pensionati sotto l'icona dorata della Madonna esposta dal balcone di Lettere. Contavano che le elezioni di domenica avrebbero materializzato le divisioni ani-Fronte. Da lunedì drappelli sempre più radi ascoltano gli improvvisati retori che si alternano al microfono installato dalla Liga studentesca per maledire i vincitori. Ma nel concreto nessuno sa bene che cosa fare. In mattinata alcuni velleitari proponevano di occupare la sede della tv, presidiata dai blindati. L'ansia di rivalsa o di martirio però non ha fatto breccia. Qualche ora dopo è stata organizzata una raccolta di firme per chiedere di invalidare le elezioni, per presunti brogli organizzati dal Fronte. A sera due ministri che cercavano nuovamente di parlamentare con i dimostranti, sono stati accolti con sputi, uno è stato colpito alle spalle da un pugno mentre scappava. La folla gridava: «Abbasso il comunismo». Ma nei capannelli della piazza ci si comincia a chiedere se in fondo non sia vera la Romania uscita dalle urne. Anche a Bucarest, dove per giudizio unanime degli osservatori internazionali non ci sono state sostanziali irregolarità nel voto, il Fronte conquista un 56%, dieci punti sotto la media nazionale ma pur sempre la maggioranza assoluta. Così «Romania libera», il più autorevole quotidiano d'opposizione, prende atto che «la vittoria del Fronte è opera di gran parte degli elettori» e invita a rispettare «una scelta collettiva che rispecchia il livello attuale di civiltà politica dell'elettorato». Segue un quadro desolato del «gregge» che ha votato, accusato di «ignoranza, paura, viltà, odio, ipocrisia, rassegnazione». Piazza dell'Università è lo specchio di un'opposizione rumorosa e prolissa, ma inefficace, disordinata e priva di leader credibili. Un'opposizione che ha commesso molti errori, uno dei quali decisivo: ha marciato divisa. Eppure due mesi fa, liberali e Contadini avevano accarezzato l'idea di mettere insieme le poche strutture create con i soldi dell'organizzazione degli esuli, l'Unione mondiale dei romeni. C'erano però forti resistenze, sia nell'anziano vertice liberale, sia nel vetusto gruppo dirigente dei Contadini, insediato in una palazzina liberty che ricorda un confortevole gerontocomio. Nessuno voleva dividere il trionfo elettorale. I quadri giovani del partito liberale si arresero dopo il responso della base. «Ci dissero che eravamo impazziti», racconta Radu Coyocaru, 42 anni, ingegnere informatico e forse deputato. «I Contadini — spiegava la base — sono un cavallo morto: troppo aggressivi per avere successo in questo Paese». I Contadini avevano trasformato una manife¬ stazione congiunta dell'opposizione, in febbraio, in un tentativo di assalto al Palazzo del governo; e soprattutto soffiavano sull'anti-comunismo, chiedendo epurazioni massicce, col risultato di inquietare gran parte della tecnocrazia liberale, che per ragioni di sopravvivenza o di carriera non si era sottratta all'iscrizione al partito comunista (3,8 milioni di tesserati). Infine ai liberali non piacevano certe attitudini dei Contadini, come un velato anti-semitismo, contestato anche dal rabbino capo della Romania, e la vocazione a rumorosi raduni in piazza. In proposito alcuni intellettuali d'opposizione cominciano a chiedersi se non sia stato un errore la manifestazione permanente in piazza dell'Università. A finire nei filmati del telegiornale non era la Madonna esposta sul balcone, ma le immagini di un certo caos giovanile, tende piantate nei giardini: un messaggio forse controproducente in un Paese conservatore. Quanto poi ai socialdemocratici, non avevano soldi, né strutture, e tutto ciò che potevano offrire ad un cartello d'opposizione era quell'aggettivo ingombrante, socialista. Così l'unità sfumò, e ora i tre partiti, insieme, hanno a malapena un sesto dei seggi del Fronte. Il partito socialdemocratico è stato ridotto ad un'insignificante percentuale di punto, la metà dei voti otteim ti dal partito socialista democratico, una creatura del Fronte. Ma dopo elezioni così avvelenate dal sospetto di brogli, il governo non potrà più impedire che l'opposizione realizzi i progetti di giornali, strutture, perfino una tv. E l'economia peggiora. Tra un anno ci sono le amministrative, tra due le politiche. I tre partiti non si considerano già usciti dalla storia e non disperano di «insegnare la democrazia ai romeni», secondo la frase che ieri riecheggiava spesso nei ranghi dell'opposizione. Nell'immediato, punteranno su una commissione d'inchiesta per verificare irregolarità o frodi elettorali (Iliescu l'ha accettata, aggiungendo che i risultati danneggeranno solo l'opposizione) e dimostrare al mondo, ma soprattutto alla base, che i loro errori sono stati ininfluenti rispetto all'efficacia del gioco sporco praticato dal Fronte. Del resto qualcosa che maleodora, in queste elezioni, sicuramente c'è. Il comitato Helsinski per i diritti umani lamenta «violazioni essenziali della legge elettorale» in Moldavia e in Oltenia. Gli osservatori del Parlamento europeo giudicano che non vi sia stata «una volontà centrale di manipolare il voto». Ma citano i frequenti casi di elettori anziani condotti fin nella cabina da strani accompagnatori. E in genere denunciano una condizione anomala, dovuta alla sovrapposizione tra Fronte e Stato, retaggio del partito-Stato comunista. Guido Rampoldi

Persone citate: Contadini, Iliescu, Ion Iliescu, Radu Coyocaru

Luoghi citati: Bucarest, Moldavia, Romania, Urss