«La Nato? Tutta da rifare» di Fabio Galvano

«La Nato? Tutta da rifare» I ministri dell'Alleanza discutono a Bruxelles le nuove strategie «La Nato? Tutta da rifare» II generale Eide: «La minaccia del Patto di Varsavia non esiste più» Impossibile un attacco russo a sorpresa senza l'aiuto dei Paesi dell'Est BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La minaccia del Patto di Varsavia non esiste più», ha dichiarato ieri il presidente del comitato militare della Nato, il generale norvegese Vigleik Eide; e sullo slancio di quell'affermazione i ministri della Difesa dell'Alleanza hanno avviato una profonda e storica revisione delle loro strategie. Riuniti ieri a Bruxelles nell'ambito del Comitato per i piani di difesa (Dpc), essi hanno dato mandato a un gruppo militare permanente di mettere a punto il complesso quadro di trasformazioni che, garantendo la sicurezza occidentale, ridurrà impegno e spese militari: con l'addio a quello che a lungo è stato l'obiettivo della Nato, una crescita annua del 3 per cento delle spese militari. Si tratta di rivedere, per esempio, i due concetti di base della difesa europea. Il primo è quello della cosiddetta «difesa avanzata», cioè la resistenza a tutti i costi all'interno dei propri confini, che viene modificato dai cam¬ biamenti delle tradizionali frontiere fra i due blocchi. Il secondo è quello della risposta flessibile, legato alla quantità delle forze in campo e ai tempi di risposta: le une da rivalutare alla luce del negoziato di Vienna per le armi convenzionali (Cfe); gli altri ormai rivoluzionati dai movimenti della storia. Dopo la disgregazione del Patto di Varsavia, infatti, i tempi di preavviso relativi a un eventuale attacco a sorpresa dei 50 mila carri armati schierati a Est sono cambiati: l'Urss è ormai sola, i suoi tank dovrebbero attraversare spazi ormai ostili (i militari parlano di «un'area grigia d'interposizione»). I tempi di preavviso «non si calcolano più in ore ma in giorni»: una valutazione, secondo il ministro italiano Mino Martinazzoli, che «sarà possibile quantificare solo a conclusione del negoziato Cfe, quando si conosceranno consistenza, dislocazione e natura delle forze avversarie». Ciò non significa che minaccia e rischio (due parole messe al bando dalla diplomazia Nato) non esistano più. «Le forze dell'Urss - ha detto il generale Eide - restano formidabili e vengono modernizzate di continuo. Anche con le riduzioni unilaterali, e senza contare il Patto di Varsavia, l'Urss dispone di forze di gran lunga superiori a quelle della Nato». Non bisogna abbassare la guardia, hanno risposto i ministri. E così essi hanno assicurato all'americano Cheney che i Paesi europei sono pronti ad assumere un ruolo più attivo per la propria difesa; ed hanno auspicato un futuro coinvolgimento della Francia (oggi fuori dal comando integrato). Ma hanno anche posto un nuovo accento sul progetto di creare forze multinazionali capaci - secondo Martinazzoli - da una parte di impedire una rinazionalizzazione dei dispositivi di sicurezza (quindi anche un coordinamento nella riduzione delle spese militari), dall'altra di evidenziare ai Paesi dell'Est che continua la coesione atlantica contro i pericoli d'instabilità. Fabio Galvano

Persone citate: Cheney, Eide, Martinazzoli, Mino Martinazzoli, Vigleik Eide

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Urss, Vienna