«I vertici? Cose tra Stati» di P. Pas.

«I vertici? Cose tra Stati» Ma forse a fine giugno l'incontro tra Andreotti e i 5 alleati «I vertici? Cose tra Stati» //presidente del Consiglio non ha mai amato questo tipo di riunioni «Servono invece continui rapporti tra governo, partiti e gruppi parlamentari» ROMA. A Giulio Andreotti i vertici non piacciono. Impiegò più di tre mesi, l'ultima volta, prima di risolversi a convocare il vertice di maggioranza che si tenne alla fine dello scorso marzo, dopo che da più parti era stato lungamente sollecitato. Ieri l'Europeo ha anticipato il testo di un'intervista al presidente del Consiglio, dalla quale si evince che la sua idiosincrasia per questo istituto resta molto forte: «Dobbiamo prendere l'abitudine - ha detto - di avere rapporti continui tra governo, partiti e gruppi parlamentari. Lasciamo la parola "vertici" agli Stati». A differenza dell'inizio anno, questa volta non c'è nessuno che prema particolarmente per la rapida convocazione di una riunione collegiale di maggioranza. Neppure i socialisti, che per primi avevano indicato la necessità di una «chiarificazione» dopo le elezioni di maggio. Tuttavia il portavoce di Palazzo Chigi assicura che il vertice sarà convocato appena «sarà avviato a soluzione il problema giunte». Questa, però, potrebbe essere un'indicazione temporale troppo larga, dal momento che la formazione delle giunte in Italia non è mai uno scherzo. Quando, allora? Arnaldo Forlani sta avendo una serie di contatti riservati con gli altri segretari del pentapartito, che ruotano attorno all'ipotesi di un vertice veloce e «in positivo» verso la fine di giugno. D'altra parte, fino a quella data, Bettino Craxi sarà praticamente introvabile, poiché, dopo l'Assemblea nazionale del psi di inizio giugno, girerà il mondo a causa del suo incarico Onu. Dal vertice, almeno secondo l'idea del segretario de, dovrebbe uscire, oltre a un apprezzamento dell'azione svolta dal governo, un impulso a procedere verso una riforma del sistema elettorale, che i gruppi parlamentari farebbero entrare nel calendario dei lavori delle due Camere entro l'autunno. Anche ieri Forlani ha spronato il capogruppo democristiano alla Camera, Vincenzo Scotti, a far sì che l'apposita commissione produca al più presto una proposta. Andreotti nei giorni scorsi aveva espresso un certo interesse per l'introduzione della clausola di «sbarramento» al 5%. Nell'intervista lanciata ieri ha aggiustato il tiro: «Forse un sistema di apparentamenti su collegi più piccoli e con un premio potrebbe essere la chiave di soluzione». L'aggiustamento non è casuale. I partiti laici di maggioranza (ma non solo loro) avversano lo sbarramento per ragioni di autoconservazione. Il psi, che l'aveva proposto per primo, sta cambiando strada. L'esperto socialista Giuliano Amato sta studiando un sistema che introduca una soglia di fatto attraverso la moltiplicazione (e quindi il rimpicciolimento) delle circoscrizioni, come dice appunto il presidente del Consiglio. La via sembra quindi individuata, anche se il psi non ama gli apparentamenti e, al vertice, spera piuttosto di strappare il referendum propositivo, che la de non vuole. [p. pas.]

Persone citate: Andreotti, Arnaldo Forlani, Bettino Craxi, Forlani, Giuliano Amato, Giulio Andreotti, Vincenzo Scotti

Luoghi citati: Italia, Roma