Cossiga: allarme criminalità di Francesco La Licata

Cossiga: allarme criminalità Oggi incontra i pg siciliani. «Situazione eccezionale, voglio tutelare la magistratura» Cossiga: allarme criminalità Messaggio al Csm dopo le accuse di Orlando ROMA. Alla vigilia del giorno della verità sui «delitti di Palermo» il Presidente della Repubblica, a sorpresa, entra di nuovo in scena. Rincara la dose e dà il senso della preoccupazione per quanto sta accadendo. Cossiga spiega che è stato indotto ad intervenire in un momento di «eccezionale gravità», della lotta alla criminalità organizzata e alla mafia, per tutelare la «credibilità delle Istituzioni giudiziarie, politiche e amministrative dello Stato». Il «messaggio» del Quirinale è stato inviato al Consiglio Superiore della Magistratura attraverso il suo vicepresidente Cesare Mirabelli, che lo ha comunicato al Plenum proprio mentre i magistrati si accingevano ad esprìmere valutazioni sulla opportunità dell'iniziativa del capo dello Stato, Cossiga, di convocare per stamattina i quattro procuratori generali della Sicilia. Mirabelli ha sgombrato il campo dagli equivoci rivelando che non è vero che Cossiga è intervenuto scavalcando il Consiglio. «Il Capo dello Stato - ha detto - mi ha informato della sua iniziativa il 19 maggio. Oggi sono stato ricevuto dal Presidente che ha giudicato eccezionale l'attuale situazione, per cui ha ritenuto di dover prendere una iniziativa che si potrebbe dire attiene all'assoluto limite della sua funzione di garanzia politico-istituzionale dell'ordinamento, iniziativa della cui eccezionalità egli si rende conto e che solo in questa eccezionalità della situazione e sotto questo titolo di garanzia trova spiegazione». Mirabelli ha anche precisato che l'iniziativa è «volta a promuovere l'accertamento della verità e di ogni responsabilità a qualunque livello e di chiunque, nell'interesse dello Stato, della Giustizia e dell'autorità e del prestigio dell'ordine giudiziario, ma anche dei diritti dei cittadini a conoscere la verità e ad ottenere giustizia al di fuori di ogni strumentale inquinamento politico o di parte». Cossiga in sostanza ha voluto rispondere alle critiche venute nei giorni scorsi da alcuni membri del Csm, prevenendo un eventuale pronunciamento del Consiglio nel suo complesso, riconfermando la gravità delle ragioni che lo hanno indotto a muoversi, ma preparandosi, nel caso le accuse di Orlando dovessero rivelarsi infondate, a prendere le distanze dall'ex sindaco di Palermo. Arriva, dunque, il giorno della verità. Stamattina i quattro procuratori generali della Sicilia, Pajno (Palermo), Fiorentino (Messina), lezzi (Catania) e Giardina (Caltanissetta), saranno ricevuti da Cossiga. L'appuntamento è per le 9. A Cossiga i magistrati dovranno riferire sullo stato della Giustizia, nell'isola e chiarire a che punto stanno le indagini sui cosiddetti omicidi politici di Palermo e se è vero, come accusa Orlando, che ci sono giudici che hanno cercato di insabbiarle. Che cosa diranno a Cossiga? Non è difficile immaginare che prenderanno le difese dei giudici palermitani, respingendo le accuse dell'ex sindaco e sollecitando semmai un maggiore impegno dello Stato in aiuto alla magistratura dell'isola. Cossiga, in ogni caso, non potrà fare a meno di trasmettere gli atti di questa eccezionale inchiesta al Csm e alla commis¬ sione disciplinare. Prassi destinata ad una rapida chiusura del «caso», mentre Orlando verrebbe chiamato a spiegare la sua sortita davanti all'Antimafia. Alla vigilia della missione romana dei procuratori, le polemiche, tuttavia, continuano a infuriare. Da Palermo i comunisti, a proposito dell'omicidio La Torre, lanciano strali contro i leader andreottiani locali. Gli avvocati Giuseppe Zumbo e Armando Sorrentino, che per conto del pei patrocinano la parte civile al processo La Torre, hanno chiesto ai giudici se siano state fatte indagini sulle testimonianze di alcuni esponenti comunisti secondo cui un intervento dell'ex segretario regionale assassinato era valso a impedire «l'attuazione di accordi sulla ripartizione di appalti pubblici; accordi raggiunti nel corso di riunioni riservate». Alla richiesta di essere più precisi i legali hanno affermato che vi avevano preso parte «alcuni cavalieri del lavoro catanesi e l'allora presidente della Regione, Mario D'Acquisto». Francesco La Licata

Luoghi citati: Catania, Messina, Palermo, Roma, Sicilia