CINQUANT'ANNI DI HOT CLUB

CINQUANT'ANNI DI HOT CLUB AZZ CINQUANT'ANNI DI HOT CLUB La storia dei «ragazzi scimmia» da Gorni Kramer a Paolo Conte CINQUANTANNI di jazz a Torino. Quella che si celebrerà con due concerti al Palaregio, il 24 e 25 maggio, è però una ricorrenza-simbolo, una convenzione. Sia perché l'«Hot Club» torinese fu fondato nel 1939, e quindi gli anni sono cinquantuno. Sia perché il jazz a Torino era arrivato prima: già nel '35 un gruppo di appassionati aveva portato al teatro Chiarella sua maestà Louis Armstrong. E i superstiti di quell'epoca eroica ricordano ancora i manifestini attaccati dai fascisti, dove si condannava il jazz, una «musica depravata» suonata, orrore, dai negri. Il jazz club, o «hot club» come si diceva allora, nacque nell'inverno del '39, clandestino o quasi. Non si poteva scegliere un memento peggiori' per fare il dixieland: un anno dopo il jazz, simbolo dell'odiato nemico americano, fu messo fuori legge. A Torino, in quel periodo, c'era l'orchestra di Gorni Kramer, suonava alla «Pagoda» del Valentino e a volte venivano ad ascoltarla oltre duemila persone: una sera, nel dancing arrivò un losco e comunicò al maestro Kramer che poteva pure prender su strumenti e suonatori e andarsene a casa, perche quella roba da negri non s'addiceva all'Impero in guerra I jazzisti torinesi la presero male, e nel loro piccolo resero pan per focaccia: durante la Resistenza Dick Mazzanti, allora giovane trombonista e ancora oggi apprezzato pianista, spacciandosi per orchestrale di sala da ballo attraversava indisturbato le linee tedesche, nascondendo nello strumento i messaggi dei partigiani. Nel dopoguerra, l'«Hot Club Torino» parti baldanzoso, e il suo periodico «Jazz» fu la prima rivista italiana del settore: ne uscirono 6 numeri, nel '45. «Poi - ricorda Renato Germonio, il «padre» del jazz torinese - a Milano fondarono "Musica jazz", che ci ammazzò». Citando Renato Germonio, siamo arrivati agli anni d'oro della musica afroamericana sotto la Mole. Tutti ricordano il sestetto Basso-Valdambrini, e Basso e Valdambrini erano piemontesi, come pure il loro socio Dino Piana. E Fred Buscagliene? Suonava il «merluss» - il merluzzo, come in gergo chiamava il violino - nelle orchestrine jazz della sala Faro. Erano gli Anni Cinquanta-Sessanta, anni di entusiasmi e difficoltà: ne! giro dei musicanti c'erano anche futuri giornalisti, da Piero Angela a Gigi Marsico, a Franco Mondini e Beppi Zancan che ancora oggi suonano alla grande. E c'era Paolo Conte, che veniva su da Asti per ritrovarsi con gli altri «ragazzi scimmia del jazz». E poi gli altri, i vecchi e i nuovi matti del jazz. Adesso si ritrovano, per suonare insieme. E ricordare uno di loro, Sergio Farinelli, tromba dannata che ci ha lasciati, pochi giorni fa. Gabriele Ferraris W \ ti fi HRIODICO DEGÙ AMATOCI ITALIANI DI HOT SAZI IDtTO DAU HOT CIUS TOIINO BOOGIE-WOOGIE Che cose ? • Sue origini Come lo suonano i grandi pianisti- Hoi Dalle bertolè negre ai grandi teatri di Manhattan - E in Italia ? Sopra, In testata del nimteni .? (dicembre /'Mì> di -Jazz-, la arista edita dalV 11,4 ( /uh Torino », -V»///». Im front-tùw. deiIhzie Stimipers 11939-40), dasi/ustni (,'u>nuuii ( iraregna, Renato ( ìermonio, Leandro Senti; / mi In, Siccardi

Luoghi citati: Asti, Italia, Manhattan, Milano, Torino