La benedizione papale ci voleva due mesi fa

CIAO MONDO CIAO MONDO La benedizione papale ci voleva due mesi fa di Antonio stato battezzato come «gruppo di Capalbio», forse in omaggio al prof. Asor Rosa, il nucleo di intellettuali che hanno manifestato il loro disgusto per l'eccessivo rumore da cui è circondato l'imminente Mondiale. Ne fanno parte, a quanto si sa, personaggi molto simpatici come il nostro apocalittico Ceronetti, il critico d'arte Federico Zeri, lo scrittore Saverio Vertone e il regista Nanni Moretti. Spero di non mancare di rispetto a questi illustri «maìtres à penser» se aggiungo che anche il mio amico Maurizio Costanzo si proclama ostile al calcio, al punto di avermi invitato ad una trasmissione del suo «talk show» il 23 prossimo venturo, nella stessa sera cioè in cui si giocherà a Vienna l'incontro Milan-Benfica per la Coppa Campioni. Naturalmente ho respinto con sdegno la provocazione e me ne vendico qui, additando Maurizio al disprezzo della folla. Scherzi a parte, il malcontento di molti connazionali si può capire se non giustificare considerando il fracasso che accompagna la preparazione del Mondiale e gli inconvenienti che i lavori preliminari hanno creato nelle principali sedi del torneo. A Roma per esempio, e in particolare nei quartieri settentrionali, la tortura di cantieri polverosi e perfide deviazioni di percorso è stata aggravata da un'iniziativa dell'amministrazione comunale, non so se più sadica o dissennata. In sostanza, si è ridotta di un terzo la viabilità delle principali arterie di scorrimento intorno all'Olimpico, intralciando il traffico con la disseminazione di blocchi di travertino, massicci spartitraffico, piste ciclabili e griglie di protezione per il metrò leggero, inghirlandate con un civettuolo intreccio di siepi. Una catastrofe. Tra dieci giorni il Santo Padre benedirà il nuovo impianto romano alla presenza, pare, di 60 mila spettatori, ma forse sarebbe stato opportuno anticipare la cerimonia di due 0 tre mesi, onde propiziare un più felice e tempestivo andamento dei lavori che minacciano di tenerci sulla corda fino all'ultimo istante. E' vero che Boniperti si è dichiarato ottimista e che come lui molti italiani, nonostante l'avvento delle Leghe, sono convinti che anche questa volta lo stellone nazionale funzionerà. Certo, tra lungaggini governative, indecisioni degli enti locali ed impuntature (talora seriamente motivate) degli ambientalisti, non è stato facile realizzare n«» termini stabiliti 1 236 progetti allestiti dai tecI nici per un complesso di oltre I 3 mila miliardi, che poi si so¬ Ghirelli no moltiplicati (chi dice fino a 5400, chi addirittura fino a 10 mila). Secondo Antonio Cederna s'è colta l'occasione per violare o aggirare ancora una volta i piani regolatori, creando una serie di fatti compiuti che finiranno per giovare sol tanto alle grandi società immobiliari. Può darsi vi sia dell'esagerazione nella denuncia dell'urbanista, ma è fuori discussione che s'è trattato di un colossale business, con risvolti non sempre limpidi e talvolta dichiaratamente loschi, come nel caso dei due imprenditori arrestati a Milano perché taglieggiavano i costruttori di un albergo, destinato ai turisti del Mondiale. L'enorme flusso di denaro che scorre in mille rivoli intorno alla competizione rischia in effetti di offuscarne l'immagine sportiva. Si calcolano in migliaia di miliardi le somme in gioco tra diritti televisivi e pubblicità; ed è già una fortuna che il Col abbia trovato otto provvidenziali sponsor per le sue spese organizzative. Al confronto può apparire anche modesta la cifra di 350 milioni che la Federcalcio ha promesso a ciascun azzurro nel caso di vittoria finale, sebbene risulti inspiegabile che sia stato promesso un premio (sia pure 'soltanto' di 100 milioni) nella eventualità dannata che la Nazionale sia eliminata negli ottavi. Speriamo d'aver capito male. Personalmente aspetto con una certa trepidazione il giorno 27, allorché Luciano Pavarotti canterà al Palatrussardi di Milano, in onore degli 'eroi' dei Mondiali giocati tra il 1930 e il 1986. L'iniziativa «sposa - come è stato scritto il bel canto con il pallone» e sarei quindi incline ad appoggiarla, non fosse per il deprimente ricordo della precedente manifestazione che accompagnò, lo scorso mese eli dicembre al Palasport di Jioma, il sorteggio dei gironi: un tripudio di cafonaggine e di banalità che toccò il culmine quando Sophia Loren espresse alcuni giudizi tecnici, con la complicità di Pippo Baudo, e il grande Pavarotti si arrischiò a cantare canzoni napoletane. Non vorrei, insomma, che Ceronetti e Costanzo nissero per aver ragione una, 3 fi-

Luoghi citati: Milano, Roma, Vienna