«La verità sui delitti di Palermo» di Francesco La Licata
Il Quirinale interviene dopo l'accusa di Orlando per le inchieste insabbiate Il Quirinale interviene dopo l'accusa di Orlando per le inchieste insabbiate «La verità sui delitti di Palermo» Cossiga convoca i magistrati anti-mafia ROMA. Il Presidente della Repubblica vuole la verità sui delitti di Palermo. Vuol sapere se le accuse lanciate dall'ex sindaco, Orlando (che aveva parlato di ritardi nelle inchieste sugli omicidi politici), hanno un fondamento. Per questo, con una iniziativa clamorosa, senza precedenti, Cossiga ha convocato i procuratori generali delle corti di appello di Palermo, Catania, Messina e Caltanissctta. L'incontro, deciso dopo aver consultato i ministri dell'Inter no e della Giustizia, è per mercoledì 23 maggio. Il Capo dello Stato ò deciso a sgombrare il campo da ogni equivoco o sospetto; soprattutto, informa un comunicato del Quirinale, per il «ristabilimento della verità, a tutela anche dell'onore e del prestigio dell'Ordine giudiziario in Sicilia». Cossiga ha appreso «con viva preoccupazione» le notizie riportate dagli organi di stampa sulle dichiarazioni di Orlando, che, durante la trasmissione tv «Samarcanda», aveva detto: «Nei cassetti della magistratura ce Il prendente Francesco Cossiga Il ministro della Poste Mammì annuncia: n'è abbastanza per fare giustizia su delitti politici commessi in Sicilia, nell'ambito dell'aggressione da parte della criminalità organizzata contro lo Stato e la società». Il comunicato del Quirinale non fa diretto riferimento all'ex sindaco di Palermo e parla di «affermazioni provenienti da ambienti politici altamente qualificati». Affermazioni che hanno indotto Cossiga a compiere, insieme con i procuratori convocati e con i ministri Gava e Vassalli, «un esame della situazione, ai fini dell'adozione delle misure che, nell'ambito delle rispettive competenze, si ritenessero necessarie per il più rapido e rigoroso accertamento di fatti e responsabilità, penali e disciplinari». Un modo per troncare nettamente qualunque strascico o stillicidio polemico, per andare al cuore del problema: se qualche magistrato palermitano si è macchiato di colpevole negligenza, che paghi subito. Se, invece, le accuse di Orlando dovessero rivelarsi infondate, sarà l'ex sindaco ad più cari i francobolli assumersi la responsabilità di aver alimentato odiosi sospetti. E' la prima volta che il Capo dello Stato interviene direttamente, senza delegare il Csm, di cui è anche presidente. Ciò a conferma dei rapporti «non buoni», come dimostrano le reconti vicende del Csm, tra Cossiga e l'organo di autogoverno dei magistrati. L'iniziativa del Capo dello Stato, in questo senso, si presterà a letture contrastanti e, in qualche caso, anche polemiche. Il comunicato del Quirinale, tuttavia, chiarisce che il Presidente interviene «anche a motivo della particolare relazione in cui la Costituzione lo pone nei confronti della magistratura e, più in generale, dell'amministrazione della Giustizia». A Palermo, specialmente tra i giudici del pool antimafia, destinatari delle accuse di Orlando, la presa di posizione di Cossiga è stata accolta bene. «Siamo certi - scrivono i magistrati in una nota - che l'esito degli accertamenti sollecitati dal presidente Cossiga confermerà e le tariffe del cano ancora una volta l'assoluta trasparenza e la professionalità con cui, pur tra gravissime difficoltà, sono state e sono attualmente condotte le indagini in genere e quelle sui delitti di mafia in particolare. Anche Orlando si dichiara soddisfatto dell'intervento di Cossiga. L'ex sindaco, anzi, riferendosi all'inchiesta sull'omicidio La Torre, segretario regionale del pei ucciso nel 1982, aggiunge, da Torino, che «si avvia verso la conclusione, senza alcun apprezzabile passo in avanti». Controbatte Giovanni Falcone: «L'inchiesta sull'omicidio La Torre è seguita da due magistrati. Una parte è in fase istruttoria, col vecchio rito, e vede imputati i componenti del quadro dirigente di Cosa Nostra, la cosiddetta Cupola. Uno stralcio, conseguente alle rivelazioni del pentito Marino Mannoia, pende presso la procura. Alcune persone sono nella condizione di "indagate"». ne Francesco La Licata ALTRI SFRVI/I A PAGINA 3 telefonico
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