Ahronovitch nobilita «Cavalleria»

In scena al Regio, dopo ventanni, l'opera di Mascagni e i «Pagliacci» di Leoncavallo, regista Zeffirelli: successo di pubblico II film di Reisz In scena al Regio, dopo ventanni, l'opera di Mascagni e i «Pagliacci» di Leoncavallo, regista Zeffirelli: successo di pubblico II film di Reisz Ahronovitch nobilita «Cavalleria* ^^ammmmmM nuk notte i» sedotto Ahronovitch nobilita «Cavalleria* i» " ' ' Buone intenzioni, bravi Leo Nucci e Giacomini sedotto dolio Winger TORINO. Con «Cavalleria rusticana» di Mascagni e «Pagliacci» di Leoncavallo diretti da Yuri Ahronovitch, l'opera lirica è ritornata al Teatro Regio; cancellate la prima e due repliche per lo sciopero dell'orchestra, ne hanno beneficiato gli abbonati del turno D che hanno gremito la sala e festeggiato con entusiasmo i due allestimenti della Scala con scene e regia di Franco Zeffirelli riprese da Lorenza Cantini. «Cavalleria e Pagliacci» è un'accoppiata che mantiene la sua fortuna da un secolo tondo; in una Italia che abbatteva le mura medioevali delle nostre città per unificare la nazione, mentre Cesare Cantù progettava allo stesso fine la sua «Galleria Nazionale del Secolo XIX», la Sicilia di «Cavalleria» e la Calabria di «Pagliacci» giocavano la carta dell'identità regionale, costruendoci su gran parte del loro successo; se si pensa alla canzone del pastorello romano che aprirà il terzo atto di «Tosca», al teatro veneziano di Wolf La grande cantante folk stasera in concerto al Colosseo di Torino Ferrari, alle suites sinfoniche piemontesi del nostro Leone Sinigaglia, viene da concludere che alla musica, l'arte meno intellettuale e più immediata, fosse affidato il compito di salvaguardare quelle particolarità regionali che sul piano più consapevole della storia civile e letteraria venivano sacrificate sull'altare dell'unità nazionale. Naturalmente, ci sarà anche dell'altro per salvare quelle due opere dall'oblio oggi riservato agli altri lavori di Mascagni e Leoncavallo: lirismo spinto, slancio giovanile, alcune felici invenzioni melodiche, avallo di sommi interpreti della scena vocale; ma l'impressione che quella mitologia mediterranea, esaltata dalla truculenza delle vicende, sia la base prima della loro fortuna si fa sempre più forte ad ogni ascolto: non è un caso che in Italia si facciano sempre meno (a Torino mancavano da circa vent'anni), mentre forte resta la loro fortuna all'estero, specie in Germania, dove si delira - " ' ' sopra tutto per «Der Bajazzo», a riprova del richiamo dell'elemento esotico coniugato lassù con fantasmi espressionistici. Yuri Ahronovitch, oltre a tenere saldamente in pugno orchestra e palcoscenico, mostra alcune apprezzabili intenzioni di rinfrescare «Cavalleria rusticana», scovando qua e là finezze su cui si potrebbe riflettere: alleggerendo, vengono fuori i modelli francesi (il vai e vieni sulla piazza, come nel primo quadro della «Carmen», il sapore di Massenet nell'Intermezzo) e il passo operettistico di certe pagine, ad esempio il coro «Viva il vino ch'è sincero». Purtroppo nessuno dei cantanti lo segue su questa via: tutti degni professionisti, ma impegnati solo a mostrare il dominio della parte e a forzare i toni in vista della mozione degli affetti più plateale: Turiddu è Nicola Martinucci (perché cosi stentorea la serenata d'apertura a sipario chiuso?), Santuzza è Bruna Baglioni, compare Alfio il possente baritono Bruno Pola, senza ^^ammmmmM T7 colpa nella bruttezza della parte («Ad essi non perdono» è una pagina che si può solo tagliare); a Lola e mamma Lucia provvedono Lucia Rizzi e Anna Schiatti. L'impianto scenico di Zeffirelli, esplicito e tradizionale in «Cavalleria», è particolarmente felice nei «Pagliacci», che come opera mi pare resistere meglio della sua compagna, con la schiettezza ingenua dei due primi episodi e la riuscita teatrale della musica settecentesca alternata a! canto passionale nell'episodio della recita ; Giuseppe Giacumini è un intenso Canio, FL-na Mauti Nunziata realizza bene il fantasticare di Nedda, Leo Nucci canta con bello stilo il Prologo e la parte di Silvio, bravo Renato Cazzaniga nella melanconica canzone di Arlecchino, una delle cose più belle dell'opera; Ettore Nova, Angelo Nosotti e Vito Gobbi nelle altre parti. Buona la prova del coro istruito da Fulvio Fogliazza. Giorgio Pestelli I ^tena Manti Nunziata è Nedda net-Pagliacci» al Regio La manifestazione presentata da Pippo Baudo in onda il 28 giugno CHI si rivede, la «dark lady». Un po' Stanwyck di «Fiamma del peccato», un po' Bernadette Lafom di «Mica scema la ragazza!». De :•:.« Winger è Angela Crespini, donna dalI impiegabile potente fascino esaltato da un'ambiguità patologica Accanto a lei, vittima consapevole ma ostinatamente credulona, l'eroe stan co Nick Nolte In una cittadina del Connecticut uno stimato medico è ucciso m modo bestia le. Frettolosamente, viene accusato e condannato il nipote Felix Ma il processo è stato quanto meno grossolano. Cosi Tom O'Toole. detective privato ovviamente ex poliziotto, viene avvicinalo da una strana donna che vuole la sua collaborazione per liberare Felix e scoprire la verità. Una verità scomoda, che si allarga come una piovra a toccare eccellenti e insospetta bili: l'ucciso era un grosso fornitore di droga, a lui facevano capo sia squinternati spacciatori, sia altolocati personaggi a libro paga. O'Toole non sta più nella pelle: «Daremo uno scossone al sistema». Però Angela, ex prostituta ed ex tossicodipendente, è un personaggio contraddittorio: forse schizofrenica, forse vittima, forse lei stessa ingannatrice. Che legami aveva con Jerry, motociclista folle, animatore di una chiesa intitolata a un generale della guerra di secessione e, da quel che si capisce, assertore della reincarnazione? Gli interrogativi avranno sì una risposta, ma senza il finale liberatorio dei gialli che vedono i colpevoli puniti e gli innocenti liberi. Qui, come recita il titolo in inglese, «Everybody Wins», sono tutti un po' vincitori. Tranne il poveio Tom, che ormai non serve più. Film che ha segnato il ritorno di Arthur Miller alla sceneggiatura, è un'opera riuscita a metà: sarà per cattiva traduzione, ma i dialoghi sanno di stantìo, nel thriller esistenziale la tensione ogni tanto si affloscia e la parabola politica si traduce in una storia poco avvincente, (a. pie.] ALLA RICERCA DELL'ASSASSINO di Karel Reisz con Nick Notte Debra Winger Frank Military, Will Paton. Judith Svey Jack Warden Produzione americana 1989 Giallo Cinema Eliseo Grande di Torino

Luoghi citati: Calabria, Connecticut, Germania, Italia, Sicilia, Torino