Bugno rosa di gioia

Il Giro si è aperto con il trionfo dell'italiano, per la prima volta leader della corsa Il Giro si è aperto con il trionfo dell'italiano, per la prima volta leader della corsa Bugno, rosa di gioia Nella crono dà 29" a Fignon In tv alle 18 lo spareggio di basket Nella tana di Pesaro la Phonola tenta oggi l'aggancio alla finale Il primo tappo di champagne salta fra le mani di Gianni Bugno: sue le gote che si avvicinano pudicamente alle labbra della miss barese in tuta sponsorizzata, e sua soprattutto la maglia rosa che Antonio Matarrese gli aggiusta sulle spalle davanti a un commando di fotografi pronti a sparare. Neppure uno sceneggiatore prezzolato dalla «Gazzetta dello Sport» avrebbe potuto scrivere un copione d'esordio migliore. La retorica può illuminarsi d'immenso, brindare all'incestuosa relazione fra Giro e Mondiali e trarre dalla presenza di un italiano su questo palco bersagliato dal sole i più spericolali auspici per un apoteosi azzurra, in bici come nel pallone. L'idea è sicuramente balzata alla mente di Giorgio Martino, nel corso della torrenziale intervista a Matarrese che ha aperto il collegamento della Rai. Peccalo che, per esprimerla, l'occhialuto disc-jocliey del tele-giornalismo abbia impiegalo, fra un gerundio e l'altro, oltre un minuto e mezzo: più o meno il tempo utilizzato da Bu y,no per percorrere gli ultimi due chilometri di un tracciato preso a schiaffi dal vento. Sopravvissuto allo scatenato «rap» del suo interlocutore, il presidente della Federcalcio si e concesso agli applausi dei suoi concittadini ed erettori (ne BARI DAL NOSTRO INVIATO TINNII ha baciati duecento, in mattinata, durante il sopralluogo allo stadio), salvo poi ammettere che «nel ciclismo la gente batte le mani perché, a differenza del calcio, non paga il biglietto». Un'iniezione di patriottismo che da qui a luglio ci auguriamo non diventi overdose lo ha trasformato in un epigono di Mameli («Il Giro deve vincerlo uno dei nostri: quest'estate si dovrà parlare solo dell'Italia») e De Coubertin («Se davvero gli vogliono bene, i tifosi della Fiorentina dovranno tifare per Baggio anche da lontano»). Mentre Matarrese parlava, sull'asfalto sfrecciava una muta di extraterrestri, a cavallo di ordigni spaventosi e vestiti come i soldati di «Guerre stellari». Cominciò Moser, qualche anno fa. con le ruote lenticolari che già sembravano un reperto da Esposizione Universale. Fra un po' di tempo, invece, finiranno al museo vicino ai carri egizi. Stupefacenti gli uomini, quando devono ingegnarsi a trovare il modo per faticar di meno. E cosi il battesimo della Corsa Rosa è una sfilata di manubri attorcigliati, di bici tanto leggere che uno starnuto del vento le fa traballare, di tute che aderiscono ai muscoli come una pelle artificiale. Gli extra-terrestri si sono gettati sul lungomare di Bari, creando il panico fra gli aspiranti suicidi che nel frattempo tentavano di attraversare la carreggiala Come quella signo¬ ra non più arzillissima che, dopo mille dubbi e retromarce, si era finalmente decisa a traghettarsi da una parte all'altra delle strìsce pedonali, ma poi, spaventata dall'imminente arrivo di un gregario polacco, aveva incespicato su una sbarra malandrina, finendo con la faccia in un vaso di gerani. L'esito gaudioso del cronoprologo induce i bugnottimisti a frequentare sogni di gloria. Ma in ventisei anni di vita il loro prediletto ha già accumulato sufficiente saggezza per non staccare i piedi dai pedali del buon senso: «Sono contento di non aver perso», sussurra, e parrebbe una frase d'artificio presa a prestito dal vocabolario di Martino, che ha definito la corta tappa di ieri «non lunghissima». Ma Bugno non gioca con le parole. Casomai con la fiducia in se stesso: «Quando in corsa mi han detto che avevo il miglior intertempo, credevo fosse uno scherzo. Non avevo mai vinto una cronometro. E invece eccomi qua con la Maglia, per la prima volta in vita mia. Adesso più la tengo, meglio è». Gli specialisti Marie e Piasecki si sono inchinati alla sua progressione travolgente. Gli uomini di classifica hanno ridotto t danni intorno al mezzo minuto e, Fignon in testa, aspettano il Vesuvio di domani per saggiare la personalità del primo leader della corsa. Massimo Gramolimi La Phonola ci riprova: o oggi o mai più. Una gara senza appello, se vince va in finale, se perde finisce al quarto posto, risultato comunque lusinghiero, che le garantisce un posto in Korac. Scavolini-Phunola si gioca oggi alle 17,15 (in tv secondo tempo su Raidue alle 18): è lo spareggio di semifinale, l'unico rimasto, visto che la Ranger ha regolato in due partite il conto con la Vismara Cantù. Caserta ha costretto alla bella Pesaro martedì sul neutro di Firenze. E Franco Marcelletti, il coach dei bianconeri, nella seconda gara ha avuto confortanti indicazioni: innanzitutto ha «riscoperto» Oscar, protagonista soprattutto in difesa dopo un finale di stagione in chiaroscuro. «Prima di Firenze - spiega lo stesso tecnico - ero convinto che Pesaro avesse 60 probabilità su cento di passare alla finale. Adesso invece abbiamo 50 possibilità su cento a testa di sfidare la Ranger Varese in finale. E comunque io non sono fra quelli che dicono che la Phonola oggi non ha più nulla da perdere: una grossa bugia, noi vogliamo riportare una finalescudetto a Caserta». Marcelletti è convinto di poter fermare Pesaro con le stesse armi usate martedì: «A Firenze abbiamo dimostrato che il mostro Scavolini non è poi cosi brutto. Dobbiamo difendere senza pause e infilarli in contropiede. E questo senza interruzione. Per fortuna andiamo a Pesaro al me¬ glio della condizione: Dell'Agnello giocherà nonostante la distorsione e rientrerà Vincenzino Esposito, importante anche per dar respiro a Gentile, ma non indispensabile per la squadra come qualcuno vorrebbe. Nella seconda partita abbiamo dimostrato a tutti che la Phonola sopravvive anche se manca uno dei protagonisti principali». Marcelletti ha pronte alcune trappole per fermare gli uomini di Scariolo: «Dobbiamo assolutamente bloccare gli italiani della Scavolini, come abbiamo fatto nella gara di ritorno. Oscar dovrà ripetere la grande prova nel confronto con Ario Costa, la zona dovrà funzionare bene come quattro giorni fa». Una partita, insomma, che Caserta punta a vincere giocando in difesa: «Certo - conclude Marcelletti - sappiamo che non si vince contro Pesaro diversamente. Tirare molto, e quindi anche sbagliare tanto, li facilita visto che sotto i canestri la loro supremazia è nettissima». E Pesaro? Avrà dalla sua un palasport interamente biancorosso. A Caserta sono andati i tradizionali dodici biglietti e non uno in più. Scariolo ha la rosa completa a disposizione, compresi Magnifico, con la schiena dolorante, e Costa, con una botta alla coscia non ancora assorbita. Gli arbitri, infine, sono «al di sopra di ogni sospetto»: Zanon e Cazzaro (stand-by Fiorito). tfla. cor.]