«Occasione persa» I sindaci del Veneto: assurdo il no di Strasburgo di Giuliano Marchesini

«Occasione persa» «Occasione persa» I sindaci del Veneto: assurdo il no di Strasburgo O DUE NAVI VERONA DAL NOSTRO INVIATO Addio all'Expo del Duemila? La bocciatura della candidatura veneziana, da parte del Parlamento europeo, non investe soltanto la Serenissima, fragile e bisognosa di una quantità di attenzioni, come ha sostanzialmente ribadito l'assemblea di Strasburgo Il «no» europeo, anche se soltanto consultivo, si riflette sull'intero territorio veneto. Perché questo progetto di fiera mondiale dovrebbe estendersi da una parte all'altra della regione, tra esposizioni e richiami turistici. Che pensano, di questo voto contrario, gli amministratori delle altre città del Veneto? Gabriele Sboanna. democristiano, sindaco di Verona, è parlamentare europeo. A Strasburgo ha votato «no» all'Expo. «La mia scelta è il risultato di una serie di valutazioni, anche sul gran movimento turistico che l'esposizione indirizzerebbe verso la città lagunare. E bisogna pensare ai danni che subirebbe un ambiente cosi. E" vero che l'Expo sarebbe allargata a tutto il territorio veneto, però è fatale che chi arriva da queste parti finisca per andare a fare una visita alla Serenissima». Verona, dice il sindaco, potrebbe mettere a disposizione per la rassegna mondiale le proprie strutture, ad esempio il quartiere fieristico. «Ma il progetto Expo è Venezia, con alcuni satelliti. Quindi, prima di tutto occorre preoccuparsi della salvaguardia di Venezia». A Vicenza risponde il vicesindaco, Sergio Carta, socialista. «C'era la possibilità di un'Expo con una fortissima potenzialità noli'entroterra veneto L'errore consiste nell'avir sostenuto una candidatura principalmente nel nome di Venezia, non dell'intero territorio regionale. Questo è il limite: legare tutto alla Serenissima». La maggioranza dell'amministrazione vicentina (de, psi, pri) aveva lanciato la candidatura della città, per un'esposizione internazionale decentrata. «Ma si è lasciato - dice il vicesindaco - che tutto andasse a scontrarsi con Venezia. Io, comunque, resto favorevole a un'Expo che valorizzi la realtà della nostra terra». La provincia di Vicenza, si osserva, è una delle più industrializzate del Veneto, a parte le sue attrattive turistiche. «Allora, qui si rischia di perdere un'occasione internazionale. Anche in termini economici, sia chiaro». Paolo Giaretta, democristiano, sindaco di Padova, dice che il voto del Pa: lamento europeo «era abbastanza scontato». E commenta: «In questa risoluzione si sommano anche interessi di carattere nazionale: ovviamente, i tedeschi danno sostegno alla candidatura di Hannover. Questo non toglie che l'opposizione dell'assemblea di Strasburgo pesi sulla fattibilità dell'Expo nel Veneto. Ma anch'io confermo la mia posizione a favore dell'esposizione universale». Nell'inverno scorso la maggioranza dell'amministrazione padovana (de, psi, pri) ha approvato un documento in cui si diceva «si» al progetto per la fiera mondiale. «Ma adesso - ammette il sindaco - il voto del Parlamento europeo avrà incidenza sulla decisione del Bie, per l'assegnazione dell'Expo. Però io guardo più avanti. E non credo che il futuro di Venezia sia quello di una città da affittare a ore. Penso invece a un collegamento razionale con l'entroterra, a un'area metropolitana che colleghi la Serenissima a Padova e Treviso. Certo, ci vuole anche un serio programma per i flussi turistici». Paolo Giaretta insiste: «Adesso vorrei che gli oppositori dell'Expo di Venezia mi spiegassero come si possano fare queste cose. E non si creda: siamo preoccupati anche noi, di far tutto bene. Rammento che la nostra è una delle regioni economicamente più forti d'Europa. Ma c'è bisogno, anche per il turismo, di una maggiore organizzazione, di supporti tecnologici. E' il tempo, questo, della città diffusa, che si estenda da Padova a Venezia, a Treviso. Tutto questo potrebbe inquadrarsi, appunto, nell'esposizione». A Treviso il sindaco Vittorino Pavan, democristiano, tocca più o meno le stesse corde. «Non è che mi rallegri, il voto di Strasburgo. Pur comprendendo le preoccupazioni per Venezia, dico che tutto non è riconducibile alla città lagunare. Non va dimenticato il resto del Veneto, che si apre a nuove prospettive: quelle offerte dall'Est, per esempio. Avere l'esposizione universale significherebbe presentare a tutti le nostre risorse, la nostra produttività». Il sindaco di Treviso mostra di non sopportare una certa «dipendenza» dai problemi della Serenissima. «Insomma, Venezia non è il Veneto intero. Non si può chiudere con questo grido d'allarme: salviamo Venezia. Secondo me, è un egoismo di cui fa le spese tutta una regione». Giuliano Marchesini

Persone citate: Paolo Giaretta, Sergio Carta, Vittorino Pavan