«Contro l'Aids meglio la durezza» di Maria Grazia Bruzzone

«Contro l'Aids meglio la durezza» «Bisogna raccontare la verità, ma il messaggio non deve spaventare i giovani» «Contro l'Aids meglio la durezza» Anche i pubblicitari divisi sugli spot alla tv ROMA. Dolce o crudo, e fino a che punto? Qual è. insomma, il tono giusto perche la pubblicità televisiva anti-aids possa colpire nel segno senza offendere, spiacere o semplicemente disturbare i milioni di italiani pacificamente seduti davanti al video? La polemica che l'altro ieri ha spaccato la commissione nazionale presieduta dal ministro De Lorenzo sui due nuovi spot mirati ai giovani, divide anche i pubblicitari. E se all'Armando Testa difendono «un'informazione che non aggredisca il telesp ttatore», il presidente dalla Young & Rubicam Gavino Sanna arriva a chiedersi sconsolato «se quella discussione sul colore di qualche goccia di sangue in uno spot che si rivolge a ragazzi abituati e vedere e fare ben altro, non sia demenziale» e si lascia andare a paragonare i commissari «a vecchie signore che a un tè si preoccupano se la porcellana è Wedgwood o Fontainbleau». Le gocce che nello spot contro il sesso facile piombano sulla sequenza dei rapporti sessuali senza precauzioni e, da trasparenti cambiano colore di¬ ventando segno e simbolo del contagio, erano state al centro della discussione in commissione. Meglio rosse o rosa-violetto?, si erano chiesti i commissari. Alla fine aveva vinto il rosso: Ma le gocce avranno dimensioni più piccole, è stato deciso per non scontentare il fronte moderato, in gran parte fatto di esperti e politici di sesso femminile. Minori polemiche aveva suscitato lo spot sui tossicodipendenti, dove le fatidiche gocce di sangue escono da una siringa inquivocabilmente scarlatte. «Il colore del sangue non mi sembra in sé un elemento fondamentale, conviene Enzo Giacomelli, direttore della filiale romana dell'Armando Testa. «Più importante - aggiunge - è il linguaggio complessivo dello spot, che può essere più o meno forte». Giacomelli è cauto, come moderato è l'approccio dell'agenzia torinese che rappresenta. «Uno spot sull'aids in Italia non può che essere informativo, senza facili appelli alla suggestione», è il suo punto di vista, che condanna «1 enfasi e l'aggressione» degli analoghi video britannici, ai quali pure si ispirano gli :;pot in onda in questi giorni che proprio dalla Armando Testa sono stati realizzati. Chiarezza prima ancora che pa catezza «Magari», commenta ironico Sanna, convinto che «le cose vadano dette senza perifrasi, ne frasi vaghe, ne immagini allusive». Sanna era stalo l'autore di uno spot anti-aids non ufficiale assai discusso, dove un uomo e una donna che facevano l'amore senza le necessarie precauzioni trasfiguravano in una coppia di scheletri. Un esempio di spot truculento? «Il messaggio deve essere diretto e un po' di crudezza non guasta», ribatte il presidente della YfrR che si dice stupefatto di un'altra scelta della commissione: quella di interrompere la messa in onda dei nuovi spot in concomitanza dei mondiali «come se i comportamenti dei giovani che si vuole influenzare, si fermassero anche quelli». A metà strada è l'opinione del direttore creativo della Walter Thomson, Daniele Cima. «Uno spot anti-aids deve essere ag¬ gressivo? Assolutamente sì. se vuole essere efficace», risponde Cima, convinto che «il limile a cui ci si deve fermare è solo il ripugnante e lo stomachevole» Per Cima l'efficacia degli spot britannici, che alla didascalia aggiungono l'orrore, è provato da molti test Diverso è poi il linguaggio con cui parlare ai drogati e a giovani «cs.e a differenza degli altri cercano comunque la vita» Il fatto è - aggiunge- che tante cautele sono suggerite dai committenti pubblici che si preoccupano di non sconvolgere la sonnacchiosa platea televisiva. Una campagna televisiva può servire a dissuadere i ragazzi dall'avere rapporti promiscui senza preservativo o dal passarsi la siringa? Su questo punto i pubblicitari sono scettici, anche se concordano che «qualsiasi sforzo fatto è ben fatto, e l'Italia è indietro» Il più esplicito è Cima: «Personalmente, sostiene, ritengo che se non ci ponessero scrupoli morali sarebbe più utile distribuire siringhe e preservativi gratuiti». Maria Grazia Bruzzone

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