Liberi i fratelli Popa: un incubo durato cinque anni

Liberi i fratelli Popa: un incubo durato cinque anni ALBANIA Un aereo ha portato a Roma i sei «prigionieri» di Tirana, decisivo l'intervento del segretario Onu de Cuéllar Liberi i fratelli Popa: un incubo durato cinque anni Dall'85 vivevano rinchiusi nell'ambasciata italiana per sfuggire all'arresto TIRANA. I fratelli Popa, i sei albanesi che vivevano dal dicembre 1985 asserragliati nell'ambasciata italiana di Tirana, dichiarandosi perseguitati politici, sono sbarcati a Ciampino ieri sera. Lasciata la sede diplomatica, avevano cominciato il loro viaggio verso la libertà poche ore prima a bordo di un furgoncino bianco con le insegne della Croce Rossa. Preceduto e seguito da due macchine dell'ambasciata italiana e scortato da due vetture della polizia albanese, il furgoncino si è mosso lentamente, poco prima delle 18, percorrendo Rruga Labinoti, la strada dove si trova la rappresentanza diplomatica italiana e svoltando a sinistra, subito dopo, verso la zona centrale dalla città e quindi in direzione dell'aeroporto. E' finito così, nel riserbo più assoluto, un incubo iniziato il 12 dicembre 1985, quando gli anziani figli di un farmacista di Durazzo accusato di collaborazionismo con gli occupanti fascisti durante la guerra, riuscirono a penetrare nel recinto dell'ambasciata italiana e chiesero asilo politico. I sei Popa due uomini e quattro donne di età tra i 50 e i 65 anni, tutti in non buone condizioni di salute - verranno ricoverati in un ospedale italiano. La soluzione di questa vicenda si è resa possibile grazie agli intensi contatti portati avanti dalla diplomazia italiana in questi anni e all'intervento umanitario del segretario generale dell'Onu, Javier Perez de Cuéllar, recatosi in visita in Albania alla fine della settimana scorsa. Lasciando Tirana, Perez de Cuéllar aveva affermato domenica sera di avere avuto assicurazione dalle autorità albanesi che i Popa sarebbero stati lasciati liberi «molto presto». Alla «fuga» dei Popa nell'ambasciata italiana le autorità al¬ banesi risposero in un primo tempo con un atteggiamento molto duro, accusando i sei fratelli di essere dei «nemici dello Stato» al servizio degli stranieri. Solo 20 giorni fa il governo di Tirana espresse la sua disponibilità a lasciar partire i sei «ospiti» dell'ambasciata italiana a patto che venisse presentata una regolare richiesta di passaporto e di visto. Ma questa decisione non servì a sbloccare una situazione che appariva sempre più diffìcile e complicata: i Popa si sono infatti rifiutati di lasciare il Paese con documenti del governo albanese e hanno ripetutamente respinto la possibilità di piegarsi alle procedure previste dal governo di Tirana. L'epilogo positivo di questo caso, che ha avuto momenti di tensione e risvolti drammatici è giunto dopo una serie di contatti che hanno reso possibile una soluzione accettabile a tutte le parti in causa. Mentre i Popa stavano per lasciare Tirana, due cittadini albanesi, Kristak Cobanka di 34 anni e Petrit Sema di 33 anni, hanno chiesto asilo politico in Grecia dopo aver attraversato a piedi la frontiera fra i due Paesi. Lo si è appreso ieri da una fonte della polizia di Ioannina (Grecia Nord Occidentale). La stessa fonte ha aggiunto che i due, entrambi originari di Bilist, un villaggio del Sud Est dell'Albania, sono entrati in Grecia il 14 maggio ma poi si sono perduti nelle montagne. Solo ieri sono riusciti ad arrivare a Konitsa, in Grecia Nord Occidentale, dove hanno chiesto asilo politico. Le autorità della regione stanno interrogando i due fuorusciti. L'agenzia Reuters ha riferito ieri in una nota da Tirana di avere appreso da testimoni e da altre fonti albanesi che circa duemila operai hanno sciopera¬ to - in appoggio ad una richiesta di aumenti salariali - in due sezioni di una fabbrica tessile di Berat, nell'Albania Centrale. Lo sciopero, durato otto ore, sarebbe avvenuto di sera, circa un mese fa. Secondo un'altra testimonianza, un gruppo di giovani tifosi - circa seicento persone ha trasformato, il 25 marzo scorso, un incontro di calcio disputato a Kavaje in una manifestazione di protesta di contenuto anticomunista. Inoltre, nell' ultima domenica di gennaio alcuni giovani avrebbero inscenato una manifestazione silenziosa nella piazza principale di Tirana. Sia in questo caso, sia in quello precedente, è intervenuta la polizia disperdendo le manifestazioni. Le recenti riforme, annunciate dai governanti di Tirana la settimana scorsa, costituirebbero una risposta diretta al malcontento determinatosi nel Paese. [Ansa]

Persone citate: Berat, Javier Perez De Cuéllar, Kristak Cobanka, Perez De Cuéllar, Petrit, Sema