Pci, a Palermo il fronte del sì all'attacco di F. 1.1.
Pci, a Palermo il fronte del sì all'attacco L'inviato di Occhetto annuncia la costituzione al Comune di un gruppo non solo comunista Pci, a Palermo il fronte del sì all'attacco Folena: chiudiamo la federazione, tante sedi in periferia PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Il «compagno Uzzo», dirigente degli edili, un omone alto e grosso con la faccia da ragazzo, non ha molta dimestichezza con le perifrasi e col politichese. Il suo intervento, perciò, se non ha il pregio della polemica alata, si rivela, però, la naturale sintesi, più che comprensibile, di quanto sta accadendo dentro al partito comunista palermitano. Uzzo prende il microfono a conclusione di quella che le cronache ricorderanno come la lunga notte della resa dei conti, dopo la disfatta elettorale: l'assemblea autoconvocata da 18 segretari di sezione. «Adesso dice - si cerca il capro espiatorio. Si vuol far cadere la testa del segretario provinciale Figurelìi. Io dico che colpevoli siamo tutti. Non è forse vero che ogni decisione è stata presa collegialmente? Non è vero che nel partito non si è mossa foglia senza l'avallo di tutte le componenti, che forse sarebbe meglio chiamare correnti?» Il «compagno edile», con parole semplici, ripropone i temi sui quali, in codice, la dirigenza comunista si lacera dal 7 maggio. E che le sue obiezioni non siano del tutto infondate, lo fa intendere lo stesso Pietro Folena, il giovane segretario regionale, un uomo di Roma, inviato da Occhetto. Folena non rinnega il «processo di rinnovamento, che invece deve essere accelerato». Non demonizza neppure Leoluca Orlando, «colpevole» per i più di aver fatto bottino anche dei voti comunisti, rifiutando di stare in una lista che rappresentasse «tutta la primavera di Palermo». Recita un'autocritica feroce, ma non risparmia le contestazioni alla struttura del partito che non ha retto allo scontro. Nega che vi sia stato un problema di Usta, anzi, a chi gli contesta la scelta, ricorda gli episodi di «degenerazione sulle preferenze», un modo elegante per dire ciò che tanti degli autoconvocati denunciano: cioè la lottizzazione del partito sulle candidature. Alla fine, fra lo sgomento generale, Folena lascia intendere che la faida comunista, metodo che non appartiene alla tradizione del partito, non avrà vincitori né vinti. La battaglia per la ricostruzione che il pei si appresta ad intraprendere, infatti, costituisce «una sfida da accettare con grande coraggio, ma è necessario liberarsi della zavorra». Il che, tradotto, vuol dire che probabilmente cadrà la testa del segretario provinciale (sabato si riunirà il comitato federale per il rinnovo degli organismi), ma quella sedia potrebbe essere occupata da un altro inviato da Roma. In ogni caso, Folena anticipa qualche contromisura e la scelta di costituire al Comu¬ ne un gruppo «insieme per Palermo» e non solamente comunista, come chiedevano gli oppositori della segreteria. «Mentre costruiamo - scandisce al microfono - insieme per Palermo, dobbiamo fare la scelta di chiudere la federazione, lasciando comunque una rappresentanza, ma decentrando tutto il partito ed il gruppo dirigente nel territorio e costruendo quattro o cinque punti di direzione». Una risposta a quanti chiedevano, anche animatamente, che il partito «lasciasse le stanze e le scrivanie per scendere tra la gente». «Torniamo a sporcarci i pantaloni sulle barricate». E' stato un crescendo, sin dal primo intervento, passato per autocritiche e denunce anche impietose. E alla fine il popolo comunista, stremato, si è dato appuntamento a domani per l'assemblea dei segretari di sezione. [f. 1.1.]
Persone citate: Folena, Leoluca Orlando, Occhetto, Pietro Folena, Uzzo
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