Morire alla Posta per aver la pensione di Ferdinando Camon

Morire alla Posta per aver la pensione Grave un uomo di 83 anni, travolto e schiacciato a Napoli dagli altri anziani che facevano la coda Morire alla Posta per aver la pensione E, una di quelle notizie che ci si vergogna a raccontare. A Napoli, un vecchio di 83 anni. Alfonso Bonifacio, sta morendo, perché è stato travolto e schiacciato dalla ressa degli altri pensionati davanti a un ufficio postale. Si era presentato con mezz'ora di anticipo, a ufficio ancora chiuso: alle otto già aveva alle spalle una settantina di persone e, quando si sono aperti gli sportelli, tutti han cominciato a spingere: lo hanno travolto, e gli sono montati sopra, calpestandolo. Trauma cranico, intervento chirurgico alla testa, prognosi riservata. Tutto in questa notizia è intollerabile. Anche se non accadeva la disgrazia, se tutto andava liscio come tante volte era andato, è ingiustificabile che chi ha speso una vita per avere la pensione deva poi lottare ogni mese per ritirarla, mettendosi la sveglia per alzarsi presto, difendendo il suo posto nella fila con insulti, gomitate e spintoni: la pensione non è un'offa che si cala tra animali affamati, perché l'arraffi il più forte o il più veloce; e non è un imprevisto, che si verifica chissà quando, chissà a chi, e che quindi coglie di sorpresa gli uffici pagatori: è la forma di pagamento più prevedibile e prefissabile che si possa concepire. Per sua sventura, questo vecchietto non aveva figli, quindi non poteva delegare nessuno: ma aveva 83 anni, non poteva riceverla a casa? Con i vecchi lo Stato adotta un principio del tipo: «La pensione è qui, se ce la fanno a ritirarla bene, se no peggio per loro»: è uno Stato, questo, o una fossa dei serpenti? Si sa benissimo che i pensionati stentano a farcela: una settimana prima che arrivi la nuova pensione stan già esaurendo l'antica, ormai risparmiano le cinquemila lire, le mille lire; il giorno prima sono a secco, senza un centesimo, non vedono l'ora che arrivi l'alba. All'alba eccoli trottare verso l'ufficio postale, scrutare da lontano se c'è già la fila, occupare il posto, aspettare. Prima che arrivi il loro turno han l'ansia di riscuotere i soldi, subito dopo hanno un'ansia più tremenda: difenderli. Accade troppo spesso che ragazzoni in motocicletta, drogati, malavitosi, stan lì in agguato, attorno alla fila dei vecchi, per scippare con un guizzo la borsa appena riempita, e scappare: con una pensione si fanno una dozzina di buchi, sono a posto per una settimana. E non parliamo solo di Napoli: queste cose succedono anche al Nord, anche qui gli uffici postali di periferia o isolati subiscono assalti ogni mese, e adesso stanno adottando mille precauzioni contro rapi¬ ne, furti, scippi. E non parliamo solo di Occidente, a Mosca i vecchi alla mattina fan la fila anche per il pane, e ogni tanto capita il teppista che per non rubargli il posto si fa pagare Non è dunque un problema meridionale o occidentale: è un problema generazionale Non c'è categoria di cittadini che odi lo Stato più dei vecchi: anche e soprattutto quelli che allo Stato han dedicato la vita, con onestà con scrupolo Sen sibilissimo alle forze sindacali e politiche, a chi è giovane e lavora (perché può scioperare), lo Stato non si preoccupa dei vecchi, perché non contano più: possono soltanto lamentarsi. E poi si stupisce se ai partiti subentrano i movimenti, che sono tentativi di difesa dei cittadini «dallo» Stato. Vien proprio voglia di leggere come la disgrazia del vecchio napoletano sarà fatta passare per incidente, e non invece per quello che è: un reato, per il quale non c'è da cercare il diretto colpevole: lo conosciamo già Ferdinando Camon

Persone citate: Alfonso Bonifacio

Luoghi citati: Mosca, Napoli