«Ho mentito, non ho ucciso Santina»

«Ho mentito, non ho ucciso Santina» «Ho mentito, non ho ucciso Santina» PALERMO. Forse Santina Renda, la bambina di sei anni sparita nel rione Cep di Palermo il 23 marzo, è viva. Le speranze sono accentuate dalla ritrattazione di Vincenzo C, il ritardato mentale di 16 anni che giorni fa aveva confessato di essere stato l'involontario responsabile della morte di Santina, che avrebbe battuto la testa cadendo da un motorino. Il ragazzo aveva aggiunto di aver chiuso il corpo della bambina in una valigia e di averla buttata in un cassonetto per l'immondizia in via Centuripe, nel quartiere Borgo Nuovo, che porta alla grande discarica pubblica della città in contrada Bellolampo. Ogni ricerca fra tonnellate di rifiuti e di immondizia era risultata aprire nuovi interrogativi giuridici e morali. La bimba è legittima e come tale i genitori dovrebbero accettarla. Ma a causa del suo grave handicap essi la rifiutano, abbandonandola. Una «rinuncia» consentita dalla legge (un figlio può non essere riconosciuto) e che apre in questo caso le porte alle pratiche dell'adozione, ma che permette anche ai genitori, nel caso di un ripensamento, di poter riconoscere il figlio. Il codice civile, integrato dalla legge 184 dell'83 (gli articoli che riguardano l'adozione di minori in stato di abbandono) ì consente a due coniugi di non j riconoscere un figlio da loro nato, quando non si verifichino grafare i metalli vana. Ora Vincenzo ha detto al giudice per le indagini preliminari del tribunale dei minorenni, Concetta Sole, di aver reso per paura la falsa confessione. «I poliziotti mi hanno impaurito e mi sono confuso», ha detto il ragazzo agli investigatori, che del resto erano rimasti perplessi, quando la scorsa settimana Vincenzo aveva confessato, non creduto dai famigliari di Santina. «Vicenzo è pazzo - aveva detto il nonno materno della bambina -. è uno capace di inventarsi tutto. Noi siamo sicuri che Santina è viva, che è stata «rapita» da un gruppo di zingari». |a. r.) ri fino a che il tribunale dei minori abbia individuato la coppia a cui affidarlo. Il bimbo dev'essere iscritto all'anagrafe entro dieci giorni dalla nascita, ed è questo anche il tempo consentito ai genitori che avessero deciso di rinunciare al figlio di ripensarci e riconoscerlo. Ancora non si sa con precisione come si concluderà questa storia. Resta il dramma di una bambina rifiutata perche «colpevole» di essere mongoloide. Il padre e la madre non hanno neppure voluto darle un nome. Se fosse stata «normale» si sarebbe chiamata Margherita. Coperti dall'anonimato, i genitori stanno forse vivendo un al irò travaglio. altri estremi di reato. Il tribunale dei minorenni, che interviene per competenza, segue successivamente due strade: o cerca di accelerare il più possibile le pratiche per l'affidamento e l'adozione del neonato, oppure inserisce il piccolo in un brefotrofio, da dove sarà avviato a qualche famiglia per venire adottato. In genere da qualche anno a questa parte, si tenta di evitare la seconda soluzione, cercando di impedire il «parcheggio» del neonato in un istituto che potrebbe comportare, nonostante la tenerissima età. qualche choc al bimbo. Il piccolo quindi viene trattenuto nel reparto ospedaliero dove è staio lasciato dai genito¬ Stamperia di opere d'arte in una villa del

Persone citate: Concetta Sole, Santina, Santina Renda, Vincenzo C

Luoghi citati: Palermo