A Brahms, con bella gioventù

A Brahms, con bella gioventù A Brahms, con bella gioventù La prima tournée europea per i 92 elementi TORINO. Alla sua prima tournée europea, la Rotary Youth International Orchestra ha suonato all'Auditorium in un concerto a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro e dell'Associazione Amici degli handicappati; un'orchestra che ha appena un anno di vita, costituita da 92 giovani provenienti da ogni parte del mondo, ascoltati, selezionati e affidati alle cure di Giuseppe Savazzi, un direttore giovane anche lui, ma già in possesso di un intenso curriculum di studi e di esperienze esecutive. La serata si è aperta con il Primo Concerto di Brahms per pianoforte e orchestra, solista Philippe Bianconi, un pianista trentenne di nobilissime qualità musicali: si è imposto di recente in due importanti competizioni come il premio Casadeus di Cliveland e il concorso Van Cliburn, e suona Brahms con profonda congenialità, con una cantabilità mai ostentata, ma sempre carica di riflessione e di segreti; anche nei fortissimi, il suono è morbido e il fraseggio sempre flessibile, pronto a quelle ombrosità così care al genio brahmsiano. Sintesi del suo amore per simili penombre poetiche, è stata la commovente esecuzione fuori programma di un Intermezzo dall'op. 76. L'orchestra, alle prese con uno spessore di vera natura sinfonica, ha avuto qualche perplessità di sinfonia ritmica; ma sono inezie che si dissolvono da sole con l'esperienza, mentre la base musicale, i semi buoni erano costantemente in vista nell'eleganza del fraseggio e nell'istinto coloristico. Già l'Adagio del Concerto brahmsiano attestava la natura musicale, pronta al dialogo e alle vivide gradazioni della giovane orchestra; qualità emerse a chiare lettere nella Sinfonia della «Forza del destino» di Verdi e nella Sinfonia «dal Nuovo Mondo» di Dvorak, pagine in cui la musicalità e la finezza concertante di Giuseppe Savazzi hanno dato il meglio di sé: bella anche la qualità degli archi (trascinati da un primo violino e da un primo violoncello di grande spicco), appena un po' esile nel suono: ma dovuta probabilmente all'abitudine di suonare in sale più sonore rispetto alla secca acustica del nostro Auditorium. Della bravura delle singole parti, anche nei passi più rischiosi, ha dato chiara conferma il Rigaudon dal «Tombeau di Couperin» di Ravel, suonato come bis in risposta alle calde e augurali manifestazioni di simpatia da parte del pubblico, [g. p.l

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