Curcio condannato a 12 anni

Curdo condannato a 12 anni Curdo condannato a 12 anni Sentenza per il primo delitto Br a Padova PADOVA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Arriva dopo sedici anni la sentenza Idi condanna) per il primo delitto fumato dalle Brigate rosse, quello del 1974 a Padova quando due militanti del movimento sociale furono assassinati all'interno della federazione provinciale del partito dopo un assalto «sbagliato» da parte di un gruppo terroristico allora ancora quasi sconosciuto. Il commando in cerca di documenti e schedari, si trovò di fronte a Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, due attivisti missini, che furono assassinati a colpi di pistola. I giudici della corte d'assise di Padova per quell'omicidio hanno comminato ieri mattina pene variabili tra i 6 e i 18 anni a sette esponenti delle Brigate rosse, compresi i cosiddetti capi storici. La pena maggiore è stata inflitta a Roberto Ognibene, considerato l'autore materiale del delitto insieme a Fabrizio Pelli, morto in galera di leucemia: Ognibene dovrà scontare 18 anni di carcere. Dodici anni e 8 mesi ciascuno sono stati inflitti a Renato Curdo, Mario Moretti e Alberto Franceschini; 9 anni e 6 mesi a Susanna Ronconi e Giorgio Semeria, che non hanno partecipato direttamente all'irruzione nella sede del movimento sociale italiano. E' stato condannato a 6 anni infine Martino Serafini. Così cala il sipario sul delitto di via Zabarella, ma non senza sorprese. Alberto Franceschini, infatti, pur non avendo partecipalo direttamente all'assalto come Curcio e Moretti si è visto comminare la stessa pena dei due capi delle Br. Franceschini, che è un dissociato e che gode del regime di semilibertà, ha espresso perplessità per il verdetto: «Cosi - ha affermato - rischio di tornare in galera dopo la sentenza di secondo grado». Nel 1974 un commando di terroristi fece irruzione nella sede della federazione di Padova del movimento sociale destra-nazionale di via Zabarella, nel cuore della città. I brigatisti cercavano documenti e indirizzi negli schedari, ma la reazione dei due attivisti missini mandò all'aria il piano. La prima azione delle Brigate rosse, rivendicata solamente molti anni dopo, finì così con un duplice omicidio forse non «programmato». Ma quell'episodio che inaugurò la stagione di sangue degli anni di piombo rimase per molto tempo avvolto nel mistero. All'inizio nessuno poteva immaginare che fu la prova generale della lunga catena di omicidi. L'inchiesta fu avviata da Pietro Calogero, il magistrato che istruì anche il processo del 7 aprile contro «Autonomia organizzata» e che oggi siede nel Consiglio superiore della magistratura. Ma la svolta nelle indagini arriva soltanto sette anni più tardi, nel 1981 : il brigatista Alfredo Bonavita si pente e racconta i primi particolari sul duplice delitto. Cinque anni più tardi è Susanna Ronconi ad of¬ frire altri riscontri. Il fascicolo passa da Calogero a Ruberto. Intanto sono stati anche identificati gli autori materiali del delitto, i brigatisti Roberto Ognibene e Fabrizio Pelli, ucciso dalla leucemia in carcere. Ieri l'ultimo atto. Al termine di sei ore e mezzo di camera di consiglio la corte d'assise ha giudicato tutti colpevoli i sette imputati; il verdetto di maggior sorpresa, secondo alcuni legali, è la condanna a 12 anni e 8 mesi per gli irriducibili Renato Curcio e Mario Moretti, la stessa pena inflitta ad Alberto Franceschini. A Roberto Ognibene, condannato a 18 anni, è stato comunque addebitato il concorso pieno nell'omicidio volontario con le attenuanti generiche. A Giorgio Semeria, Susanna Ronconi e Martino Serafini è stato invece riconosciuto il concorso anomalo nell'omicidio per un evento diverso da quello voluto. Ma le pene comminate appaiono diverse sostanzialmente: Semeria e Ronconi dovranno scontare 9 anni e 6 mesi di reclusione mentre per Martino Serafini è stata inflitta una condanna di 6 anni. Serafini ieri mattina in aula ha detto: «Provo vergogna e dolore per aver fatto parte delle Br e di aver concorso alla tragedia di via Zabarella, per la quale oggi non c'è più rimedio». Forse questo «pentimento» gli è- valso un ulteriore sconto concessogli dai giudici di Pado va. Antonello Francica

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