LETTORI DI MASSA

LETTORI DI MASSA LETTORI DI MASSA Così nacque la letteratura popolare La Londra '800 nel saggio diAltick ALLA fine del Settecento esistevano già in Inghilterra dei bestseller?, e non si trattava necessariamente di libri mediocremente commerciali: uno fu Tristram Shandy di Laurence Sterne. Richard D. Altick ci avverte nel suo libro la democrazia fra le pagine, la lettura di massa nell'Inghilterra dell'Ottocento (Il Mulino, pp. 468, L. 50.000) che Joseph Andrews di Ficlding, tanto per fare un esempio, apparso nel 1742, ven dette in trédici mesi soltanto G500 copie, mentre due anni prima la classica Pamela di Richardson aveva raggiunto tre edizioni in dodici mesi, grazie soprattutto a un pubblico urbano, più evoluto e soprattutto più a mezzi. Non sembrano molte allo studioso, il quale ignora che 3ueste erano a stento le tirature ei libri di Cesare Pavese una quarantina di anni or sono in Italia Comunque, il balzo in avanti si registra nell'Ottocento, sia per cto che riguarda i libri, sia per la diffusione dei giornali. Qui Altick, al quale si devono alcuni testi fondamentali sul pe nodo, tra cui il denso Vutonan Ptx>ple and Ideas. situa il prò blema della lettura di musini in un ampio contesto che investe il problema cruciale dell'educa zione popolare Con ncchezza di documentazione e rigore metodologico sostenuti da una alia biluà di discorso peculiare della stenografia inglese e amencana le giudicata spesso con diffidenza da noi. come se i libri sen dovessero essere necessariamente noiosi). Altick traccia in effetti un quadro estremamente articolalo della cultura di massa nell'Ottocento inglese nellu prospettiva dei mutamenti delle strutture sociali e della disponi bihtà del tempo libero Perché. nell'Inghilterra ottocentesca, si leggeva di più? Chi leggeva, e che cosa leggeva7 Innanzitutto, grazie alla nasata e all'affermazione di quella istituzione cruciale che fu la scuola domenica^, poi. per l'influsso del pensiero utilitaristico Va da se che ia scuola domenicale si poneva obiettivi edificanti e obDediva a specifiche premesse ideologico-religiose, ma una volta provocali il gusto e l'abitudine alla lettura, nusciva dif ficile canalizzarla, al di là delle scelte obbligate e della pratica di espurgare i libri ritenuti insidiosi. In quanto agli utilitaristi, intendevano proporre libri «utili», specie sotto il profilo professionale: i testi che si attenevano «ai fatti», come predica il signor Grandgrind in Tempi diffìcili di Dickens, caricatura trasparente di James Mill, padre di John Stuart Mill, entrambi personalità centrali del pensiero utilitaristico. Il riferimento è mio, e lo ritengo contestuale all'analisi che Altick conduce del tipo di lettura. Tra i libri «utili», infatti, non rientravano generalmente quelli più schiettamente creativi, ritenuti oziosi o talora eversivi, e in genere la letteratura. Si sa, e Dickens lo conferma, che gli scrittori vengono spesso sospettati di intenzioni eversive e minacciose per la tranquillità sociale. Ma, analogamente a ciò j che accadeva per le scuole doI meniceli, riusciva impossibile | imporre una stretta politica di lettura. «Per la classe superiore», rileva Altick. «tutte dipendeva dalla conservazione della struttura consacrata, pur con qualche , pnidente modifica., t E' questo ; io spirito del cosiddetto «com: promesso vittoriano», e la lettura di massa vi trova un posto essenziale. Analogamente, La de mocrazia fra le pagine lumeggia con efficacia le diverse ca raiteristiche dell'impiego del ! tempo libero, sottolineando la ; funzione dei locali pubblici e in particolare dei pub. un punto di ! incontro tuttora basilare n.;l!a j società bntannica. Ora. K0 dia ' ino retta alla pubblicistica ; espressa dalle classi dirigenti, le ! cui ncadute si colgono ancora nel Novecento nella descrizione della vita dei minatori di carbone nei racconti e nei romanzi di D H Lawrence, la classe lavoraince si abbrutiva con l'alcool : nei locali pubblici In realtà, se è vero che l'ubriachezza derivava dall'alienazione delle classi subalterne, va ncordato che nei pub fiorivano discussioni e ; scambi di idee assai fertili e tali da incidere sulla socialità e da meritare considerazione non minore delle letture, di cui tra : l'altro si dibatteva. Si definisce qui il problema ! della stampa quotidiana e periodica, 1 cui termini non sono I poi tanto dissimili da quelli odierni. La tiratura dei giornali cresceva mentre diminuiva il loro prezzo. A un penny, il «Daily News» toccò le 150.000 copie ai tempi della guerra prussiana, e il «Daily Telegraph» raggiunse le 200.000 intorno agli Anni Settanta. Ancora: chi li leggeva, e a chi erano destinati? «Rimanevano», precisa Altick, «quelli che erano sempre stati, giornali per le classi superiori e medio-superiori». Pure, il campo si allargava, e nel '96 il «Daily Mail» «cominciò a diffondersi ampiamente tra i lavoratori». Parallelamente, dobbiamo rammentare che l'abitudine di pubblicare su quotidiani e su giornali domenicali - altro fenomeno tipicamente inglese - romanzi a puntate anche di autori di considerevole livello contribuiva a creare un pubblico sempre più ampio per la letteratura. Le stesse osservazioni valgono per le biblioteche, in continua crescita e con un pubblico che gradualmente si espandeva, senza contare le disparate occasioni di lettura, tra le quali il singolare fenomeno del leggere in treno, dovuto alla crescente pratica del viaggio per ferrovia, un mezzo di trasporto in netto progresso. Così, la «casalinga tutta assorbita dalla lettura di romanzi», i «fattorini e commessi perdigiorno che adoperano il tempo dei ioro padroni» per divorare letteralmente le «immondizie letterarie» in biblioteca, stando alla denuncia dello «Evening Standard» del '91, danno la misura del rafforzamento della lettura di massa e del suo salto di qualità. E la fortuna della stampa che ci ostiniamo a chiamare «sensazionalista», tuttora ben radicata in Inghilterra, rientrava nella fame di informazione né impediva un miglioramento di livello qualitativo, mentre segnava la crescente scomparsa dell'analfabetismo. Altick insiste sul rapporto tra lettura di massa e coscienza democratica, tanto più rilevante oggi, nell'età della comunicazione elettronica. Affiora in lui un fiducioso ottimismo, venato forse di utopia, essa stessa tardo-ottocentesca. Ma una cosa rimane certa: dal grande laboratorio vittoriano abbiamo ancora molto da imparare. Claudio Goilier Mtuk u< m n /<• «rifimi dilla tritimi di massa, nell'Inghilterra vittoriana

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