Orsini un uomo facile (o difficile?) di Donata Gianeri

Orsini: un uomo facile (o difficile?) L'attore, diretto da Luca Ronconi, in un lavoro di Hofmannsthal domenica in anteprima a Novara Orsini: un uomo facile (o difficile?) «Ritorno al pubblico perché ho bisogno di lui e lui di me» Se IT/omo Difficile di Hofmannsthal è un signore mollo contorto e impenetrabile, che viene sempre raccontato dagli altri, Umberto Orsini che ne è l'interprete è uno che si racconta da sé. Uno che ignora false modestie e timidezze ipocrite, ha una gran considerazione di sé e non fa nulla per nasconderlo. Si può accettarlo o respingerlo: non discuterlo. Certo, non è un uomo facile. Ma è «difficile» in modo assolutamente diverso dal suo personaggio. Eppure lo strano incontro fra i due, il rarefatto, problematico Hans Karl Bulli e il misurato, gelido Orsini, pare stia andando benissimo. Presto, giudicherà il pubblico. L'Uomo Difficile di Hofmannsthal, regia di Ronconi, andrà in scena in prima nazionale domenica 13 maggio al «Faraggiana», di Novara. «In fondo, questo Uomo Difficile non si sa proprio come sia: c'è chi lo considera un ipocondriaco, chi un uomo importante, chi uno pieno di fascino, chi un millantatore. Forse è un po' tutto questo insieme con qualcosa in più. Toccherà a Ronconi sottoli¬ nearne le mille sfaccettature e allo stesso tempo tirarne fuori un personaggio chiaro e comprensibile». — Lei in che modo è cambiato, da quando è con Ronconi? «Cambiare, non si cambia. Perché tutto quello che si fa, più o meno lo si è già fatto. Certo con un regista come Ronconi si tratta di concentrare nel personaggio soltanto ciò che è utile, liberandosi della zavorra. Il che è servito a mettermi a fuoco e a tirarmi fuori cose che avevo già dentro di me e sapevo fare, ma non avevo il coraggio di fare. Il risultato, se vuole, è un rinnovamento. Diciamo che si, in fondo sono cambiato». — Questo suo incontro con l'Uomo Difficile, se non sbaglio, ha avuto lunghe premesse. «Da anni Ronconi me lo proponeva, dicendo che mi trovava ideale per la parte. Ho accettato soltanto ora perché è capitata la fortunatissima combinazione di una compagnia così importante dove attori di grido si prestano a far parti non da protagonisti: requisito indispensabile per un te- sto in cui anche i piccoli ruoli vanno distribuiti in maniera degna». — Compagnia cui lei appartiene? «No: io sono affettivamente, emotivamente, ideologicamente legato alla compagnia, ma non ne faccio parte integrante: mi considero in prestito, per gentile concessione del Teatro Eliseo. E' stato un incontro quasi inevitabile: in Italia, dove queste cose capitano così di rado, è giusto che quelle poche forze che fanno un discorso di qualità, di impegno e dignità professionale operino insieme». Discorso che per lei finisci' qui o è destinato a durare nel tempo? «Per ora, finisce qui: ho già preso impegni precisi per la prossima stagione. Farò un Pirandello, con regia di Lavia: Il piacere dell'onestà». Dio mio, Orsini! Da Hofmannsthal a Pirandello, da Ronconi a Lavia, dal teatro di élite a quello di massa. Dunque, si rimangia tutto: è un pentito. «Non sono affatto pentito. Per un anno non mi sono voluto piegare alle ragioni di mercato affrontando uno spettacolo come Besucher e portandolo all'Eliseo, atto coraggiosissimo per un attore che appartiene al teatro privato e conosce i rischi cui va incontro, cioè lo scollamento di una parte di pubblico di cui, in qualche modo, ha bisogno. D'altronde, se per fare spettacoli importanti devi contare su una certa presenza di pubblico è anche logico che tu faccia cose che possano andar bene per il grande pubblico». Perciò, ha deciso di tornare al teatro di consumo. «Noi non facciamo un teatro di consumo, facciamo un teatro di consenso. La matrice di Lavia e Ronconi è la stessa, sia pure con un tipo diverso di professionalità. Lavia fa più spettacolo che drammaturgia, il che non significa disattenzione alla drammaturgia, ma confezione estremamente accurata, capace magari di arrivare più agli occhi che alla mente. Forse ha capito meglio il pubblico. O, forse, lo disprezza un po' meno. O, addirittura, lo disprezza talmente da ingannarlo. Ronconi invece va avanti per la sua strada senza preoccuparsi minimamente del pubblico. Quanto a me, mi concedo ogni tanto delle evasioni. Poi ritorno al pubblico perché ho bisogno di lui. E perché so che lui ha bisogno di me». Donata Gianeri I umberto Orsini. A Torino, per lo Stabile, da mercoledì 23 maggio

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