I due voli di Van Gogh

I due voli di Van Gogh Che raccontano i 248 disegni in mostra ad Amsterdam I due voli di Van Gogh Prima esercizi, poi capolavori w 11 AMSTERDAM I 7 ORIGINE di tutto è il di1 segno» sosteneva Van I i Gogh. Lo dimostrano i J 248 disegni - degli oltre mille prodotti - esposti al Rijkmuseum Krdller-Mùller. Bellissimi, rivelano il rigoroso, intenso tirocinio, cui l'artista si è sottoposto nei dieci anni di lavoro, e un altro aspetto della sua arte, che si accompagna o interseca alla pittura. Il catalogo (Mondadori-De Luca) esamina tutto il percorso grafico, documentando ogni opera. Lo scrupoloso Van Gogh agli inizi della carriera, quando sta per spiccare il volo, come scrive in una lunga lettera al fratello nel 1880 da Cuesmes (Borinage), vuole prepararsi con un solido bagaglio tecnico. Autodidatta, tra ricerca e rifiuto dell'accademia, guarda al disegno, «la strada più pratica per passare alla pittura». E del disegno s'innamora, sino a trasformarlo da strumento per la pittura in opera d'arte autonoma. Lo dimostra la parata di fogli che sfilano nelle sale bianche, incisivi.coerenti. Singoli, o in sene, ripercorro no tutta l'attività, dagli inizi nel 1881 a Bruxelles alla fine, nel 1890. ad Auvers-sur-Oise Tra i due poli, le esperienze di fc'tten. Aja. Drenthc, Nuenen Poi Anversa. Parigi, Arles, Saint Rémy Lo stesso tragitto dei dipinti, ma né scontalo ne ripetitivo. Van Gogh preferiva !e «serie», «perché un solo disegno non sani mai esauriente, neanche col passare del tempo; mentre un certo numero di studi, anche se diver si, si completeranno l'uno con l'altro». Cosi, nella mostra sono esposti i gruppi considerati più importanti dall'artista e, tra loro, i disegni più significativi: studi anatomici, figure per «tipi», vedute di citta, paesaggi, in bianco e nero, acquarello, in chiostro su carta. A volte schizzi di uno stesso album, smembrali nel passato e adesso riuniti. Nell'ottobre del 1880 Van Gogh si era trasferito dal Bonnagu a Bruxelles. Motivi, il troppo poco spazio per lavorare a Cuesmes e la mancanza di «pittura», di senso artistico in quella città. Sentiva la nostalgia per un immaginario «paese dei quadri» Nella capitale belga continua a esercitarsi nel disegno, anche se si lamenta che «disegnare è una lunga e difficile battaglia». Fa studi anatomici e di costumi ispirati a incisioni su legno inglesi, che colleziona, e da illustratori francesi come Auguste Langon, che ammira Esegue copie dal pittore realista Jean Francois Millet. come le tre del 1881, Un seminatore. ìm. pre ghiera della sera. I portatori del fardello, che testimoniano, in apertura, i temi fondamentali del momento. L'interesse di Van Gogh va alla natura, cioè alla figura umana e al paesaggio. La prima colta nel- la sua quotidianità, in linea con gli illustratori nutriti di Dickens, Balzac, Zola, il secondo, umanizzato: «Guardo gli alberi come se in realtà fossero figure», diceva. E di questa natura si innamoI ra. Lo confessa da Etten, dopo ; Bruxelles, all'amico Van Kap! pard in una lettera La guarda, la i corteggia, e intanto si impadro; niscc del disegno, sui libri di schizzi a carboncino di Bargue e Robert, su quelli di acquarelli di Cassagne. Nascono così, nell'estate 1881, i «tipi del Hmbante». contadini accanto al fuoco, la testa tra le mani, donne che cuciono in scarni interni, spazzini, tagliatori d'erba, scavatori, ragazzi; che rastrellano. Gente che lavora, immersa in strade alberate, campi e mulini. Ma anche Etten gli sta stretta. Van Gogh cerca un ambiente artistico più vivo, I^Aia ad esempio, dove arriva alla fine del 1881. Una delusione immediata per i sognali contatti con gli artisti, ma l'occasione - oltre che di cominciare a dipingere - di dise¬ gnare per uno zio mercante d'arte una serie di vedute della città. Ma ecco, al posto dei monumenti tradizionali, panetterie, botteghe di fabbri, quartieri popolari, officine, fonderie, canali: la citta viva e pulsante Ma che scandalo per quello zio che, reticente e riluttante, non gliene ordina più. Grosso problema la mancanza di modelli veri, anche all'Aja: l'artista sopperisce disegnando Sien, la donna che vive con lui. I sette disegni esposti sono tra i più belli, di rara umanità: la magra e emaciata Sorrow ISien) nuda somiglia proprio a quell'albero generoso e secco che le sta accanto. In lutti e due i fogli c'è lo stesso «conflitto dell'esistenza», come spiegava Van Gogh mandandoli al fratello Theo per il compleanno il 1° maggio 1882. Altri modelli sono gli abitanti dell'ospizio, vecchi lavoratori che il pittore disegna nel suo studio calando loro in testa qualche cappello, o imbottendoli in un cappotto. In cambio, qualche soldo e un piatto di mine¬ stra. I contadini, gli artigiani, le lavoratrici della terra, splendide, di Nuenen, dove Van Gogh si trasferisce dal 1883 all'85.1 tessitori specialmente, ritratti nelle case, spesso come studi preparatori ai dipinti, ma anche tratti dalle pitture, come farà spesso ad Arles e a Saint-Rémy. E poi paesaggi, e moltissimi studi di teste dipinte e disegnate. Alle esperienze dal vero Van Gogh sente il bisogno di aggiungere quelle da modelli classici, da nudi femminili (difficili da trovare): fa un paio di tentativi all'accademia d'arte di Anversa nel 1885 e a Parigi, da Cormon, nel 1886. Ma, si sa, le accademie non fanno per lui. Parigi lo riporta alla realtà: mancano i soldi per i modelli, e allora anche nel disegno a dominare sono le vedute urbane, i dintorni, poetici Montmartre a gessetto nero e bianco, terrazze e ristoranti, viste su rue Lepic, boulevards a matita e ad acquarello. Ci sono anche, unici rimasti, due studi in uno stesso foglio per un autoritratto del 1886-87. Ad Arles, dove Van Gogh arriva ai primi del 1888, i disegni si rarefanno, soppiantati dalla pittura che l'artista, inebriato dai colori, fa direttamente sulla tela. Ma nel tripudio dei «frutteti», ecco anche due acquerelli eseguiti dai dipinti, con una certa libertà: Albi-ri di pesco in fiore e Ponte di Langlois. Li spedisce al fratello in aprile annunciandogli l'intenzione di fare «un'enorme quantità di disegni, alcuni nello stile delle stampe giapponesi...». Oltretutto sono più economici dei dipinti. Da quel momento si trovano nelle lettere preziosi riferimenti ai disegni fatti ad Arles (circa un centinaio), che hanno permesso di identificarli e di capirne tecnica e rapporti coi dipinti. Ce ne sono, piccoli e grandi, a linee di inchiostro sottili con fattorie, vedute di Arles, di Montmajour, o con le caratteristiche capanne della Camargue fatti a SaintMaries-de-la Mer. Acquerelli e disegni tratti dai dipinti, che spesso servivano per dare un'idea al fratello delle pitture in corso. Altre volte sono preparatori per una tela come quella Fattoria in Provenza per l'analogo dipinto di Washington. Tra i capolavori le Donne bretoni con bambini, un acquarello del novembre 1888 ripreso da un quadro di Emile Bernard, ma reinterpretato nelle tinte e nello stile. Così Van Gogh continua a disegnare: interrompe nel periodo di Bauguin, riprende nel maggio 1889 a Saint-Rémy con gli alberi - timidi o esplosivi - e gli interni dell'ospedale psichiatrico sino ai solitari e essenziali Pagliai e Covoni di Auvers-sur-Oise del luglio 1890, a pochi giorni dalla morte. Maurizia Tazartes La disperazione di un vecchio che piange in questo disegno di Vincent Van Gogh