Riuniti a Washington i Paesi più industrializzati del mondo
I «7» non vanno solo a Est Riuniti a Washington i Paesi più industrializzati del mondo I «7» non vanno solo a Est Impegno per la stabilità economica. Aiuti all'Europa ex comunista, ma anche al Terzo Mondo. Altri problemi: yen e riunificazione tedesca WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Impegno comune per la stabi: lità dei tassi d'interesse, da cui dipende anche quella dei cambi, soprattutto in vista dell'unità tedesca. Intesa di principio per l'aumento del 50 per cento delle quote del Fondo monetario, da 120 miliardi a 180 miliardi di dollari complessivi. Garanzia ai Paesi terzi che i prestiti all'Est europeo non sottrarranno loro capitali. Queste , le prime indicazioni delia riu nione del G7. le sette potenze industriali, ieri a Washington, presenti anche il nostro ministro del Tesoro Carli e il governatore della Banca cf Italia Ciampi. Ribaditi inoltre i punti fermi della riunione del 7 aprile a Parigi, ossia il rafforzamento dello yen, «la cui svalutazione», ha detto un portavoce, «sarebbe indesiderabile», e la correzione degli squilibri strutturali Eiù gravi, come il disavanzo del ilancio italiano e il deficit commerciale Usa. I sette si sono riuniti al Capitol Hilton, a margine dei lavori del Fondo monetario, lavori che si concluderanno domani Oggi i ministri, da Carli a quello del Tesoro americano Brady. terranno i loro discorsi al Comitato a interim e altri fori. Ma le decisioni preliminari sono state prese ieri, nel riserbo tradizionale. Per la prima volta, i Paesi dell'Est europeo e in particolare la Germania orientale hanno dominalo le discussioni. L'unità tedesca, ormai vicina sul piano finanziario e industriale, seppure benvenuta comporta il pericolo dell'inflazione, hanno notato i sette, e quindi del rialzo dei tassi d'interesse. Ma tale rialzo sarebbe dannoso all'economia mondiale: di qui la necessità di mantenere i tassi d'interesse stabili, vista l'impossibilità per il momento di farli scendere. Per quanto riguarda l'Italia, in risposta alle critiche del Fondo monetario, Carli ha sottolineato gli sforzi che essa sta facendo per curare la finanza pubblica e ha esposto le previsioni abbastanza positive sulla crescita della sua economia l'anno venturo. 11 ministro ha anche posto in evidenza il ruolo che essa svolge nell'assistenza economica internazionale. La lira, ha osservato infine, è stabile, e la recente liberalizzazione del regime sui capitali non la espone a rischi. L'americano Brady ha battuto molto sul Giappone, che dovrebbe rilanciare i consumi, ha detto, e importare di più. Ha anche lamentato il fiasco degli ultimi negoziati sull'Uruguay round, cioè contro il protezionismo, ammonendo che gli scambi devono essere incrementati e liberalizzati. Ma si è detto d'accordo sui pronostici ottimistici per il '91. Gli sviluppi nell'Europa dell'Est sono stati fra i motivi principali del cambiamento di rotta degli Stati Uniti sull'aumento delle quote del Fondo monetario. In pratica esso significa che i governi intervengono a favore delle nazioni povere, del Terzo mondo come del blocco comunista, cosa a cui gli Usa si erano sempre opposti. La superpotenza ha creduto che bastasse il piano Brady ad alleviare il problema del debito, cioè la rinuncia delle grandi banche private a riscuotere una parte dei loro crediti. La realtà l'ha costretta a ricredersi. Il direttore del Fondo monetario Camdessus, che voleva un aumento delle quote del 70%, ha protestato per quello del 50%, dicendo che potrebbe essere insufficiente, [e. e.) jESk Il ministro Usa Brady
Persone citate: Carli
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