«Ecco il clan di Vicini»

«Ecco il clan di Vicini» Come i «vecchi» condizionano le scelte del tecnico «Ecco il clan di Vicini» Vialli-Zenga, marescialli del et FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Nazionale blob. A un mese dal Mondiale i sorrisi curiali dello scaltro Vicini non dovrebbero più incantare. Il re è nudo, e a gridarlo sono fustigatori illustri e qualificati. Come il et svizzero Stielike, che dopo aver incontrato l'Italia a marzo disse: «Non avete gioco». Concetto ribadito dal selezionatore irlandese Charlton: «La mia Eire gioca come l'Italia: palla avanti e pedalare. La differenza è che noi lo facciamo per scelta, voi per necessità». E Berlusconi, sponsorizzando uomini e schemi del Milan, tolse l'ultimo velo agli «intoccabili» di Vicini: «11 loro è un calcio noioso, senza idee. Tutti lo pensano, possibile che solo io abbia il coraggio di dirlo?». Il presidente rossonero aveva messo il dito sulla piaga della vecchia Under 21, che pur senza vincere nulla riuscì a far breccia nella critica. La nazionale di Italia '90 se n'è portata dietro le contraddizioni e la rigida filosofia di clan che ispira selezionatissime cooptazioni, estromettendo dalle decisioni e spesso dalla formazione-tipo i rappresentanti dei club più potenti: Juve e Milan. Come in ogni gruppo sociale, anche in Nazionale esiste una gerarchia di potere consolidata: il bastone è nelle mani di Zenga e Vialli, leader delle «correnti» che appoggiano Vicini, influen¬ zandone le scelte in cambio dell'appoggio al datore di lavoro federale. Nominato da Carraro 4 anni fa, Vicini è riuscito a sopravvivere all'uragano-Matarrese in virtù del gradimento rinnovatogli dai giocatori rappresentativi. Il presidente avrebbe voluto giocare il «suo» Mondiale con Trapattoni in panchina. Messo in salvo il seggiolino, Vicini è un presidente del Consiglio la cui sopravvivenza è più che mai legata agli umori della «maggioranza» che lo sostiene: il «bicolore» samp-interista di Zenga e Vialli. L'intelligenza dei due «capi» è fuori discussione, così come la voglia di protagonismo che li porta a privilegiare le soluzioni più adatte ai loro interessi. Vialli non vuole abdicare al ruolo di punta centrale e pretende un compagno d'attacco deferente e prodigo di passaggi. Schillaci e Serena si rassegnino: non rientrano nella categoria. Anche Baggio, carattere indipendente ed estraneo ai clan, è destinato alla panchina. Apostoli della «maggioranza» sono De Napoli e Giannini, che continuano a giocare nei ruoli che furono di Ferrari -Meazza. Benetti-Rivera e Tardellì-Antognoni. in nome di una presunta ma raramente avvalorata superiorità rispetto ad altri centrocampisti: Marocchi, Berti, Evjni o Crippa (inviso ai «mammasantissima» dello spogliatoio). Carnevale è un fedelissimo dell'ultima ora: arrivato da un anno, ha annusato il vento ed oggi è l'unico serio concorrente di Mancini per fare da «spalla» a padron Vialli, che non perde occasione per esaltare le qualità del neo-romanista, mentre Zenga gli fa il controcanto proclamando che «Mancini sarà la rivelazione del Mundial». L'opposizione si raccoglie intorno ai nobili profili di Baresi e Ancelotti: milanisti e juventini. 1 primi, a furor di popolo, riescono ad imporre qualche giocatore, ma non i brillanti sche mi di Sacchi. I secondi non han no neppure un uomo nella formazione-tipo: solo De Agostini riesce a trovare spazio, a danno di Maldini, mentre Marocchi è chiuso dall'intangibile De Napoli e da un tacilo ostracismo che ne condiziona le prestazio ni in azzurro. Alla «maggioranza» viciniana, che ha il quartier generale nella camera 18 di Zenga e Vial li, restano da assegnare gli ultimi «incarichi»: stopper e seconda punta. 11 portiere vuole Ferri e se l'interista ritroverà una condizione accettabile, Viali» non farà fatica ad accontentarlo, in cambio della promessa di un frequente utilizzo di Vierchowod («come mediano» ipotizza Vicini) e mani libere sul partner d'attacco: Mancini, l'amico vecchio, o Carnevale, l'amico nuovo. Perché l'importante, in fondo, è che sia un amico Massimo Gramellin i

Luoghi citati: Eire, Firenze, Italia