Curia in crisi per gli autonomisti

Curia in crisi per gli autonomisti Curia in crisi per gli autonomisti Esclusi molti candidati cattolici, bocciato anche Forlani junior ROMA DALLA REDAZIONE Nel mirino delle Leghe in queste elezioni amministrative non sono finiti solo i partiti ma anche il più antico apparato di trasmissione del consenso, le Curie e le parocchie. La concorrenza spietata degli autonomisti ha, infatti, creato grosse difficoltà se non addirittura messo in crisi i candidati che godevano dell'appoggio della gerarchia cattolica e di movimenti come l'azione cattolica e le Acli. Si sono salvati solo i nomi portati dal movimento popolare, grazie anche all'organizzazione capillare dei ciellini. Il fenomeno ha avuto la sua manifestazione più clamorosa in Lombardia e, soprattutto, a Milano. Non è stato eletto alla Regione, infatti, un personaggio delle Acli come Paolo Danuvola, sostenuto ufficiosamente, dalla Curia, mentre al comune sono risultati «trombati» due consiglieri uscenti che avevano ottenuto l'appoggio dei parroci e soltanto per un soffio il dirigente dell'azione cattolica, Giovanni Colombo, è arrivato a Palazzo Marino (è infatti l'ultimo degli eletti). Migliore fortuna hanno avuto i nomi sponsorizzati dal movimento popolare: a sentire i dirigenti di Mp al comune di Milano sarebbero stati eletti tutti i candidati che godevano del loro appoggio (lo stesso Rognoni, capolista della de, è stato preceduto nel numero delle prefenze da un nome targato Mp), mentre alla Regione solo uno dei beneficiati sarebbe risultato non eletto. I dirigenti di Mp, addirittura, giurano di aver contribuito anche all'affermazione del psi in alcune zone del mezzogiorno: a Salerno, ad esempio, a sentir loro il sorpasso operato dai socialisti a danno della de sarebbe avvenuto anche grazie all'appoggio concesso ad alcuni candidati del partito di Bettino Craxi. Anche tra i «figli d'arte», cioè tra i candidati che contano su un cognome di prestigio nel mondo della politica, ci sono stati vincitori e perdenti. Il «caso» più clamoroso è avvenuto a Roma dove non è stato eletto il figlio del segretario de, Alessandro Forlani, candidato alla Regione. Per l'intero pomeriggio di ieri ci sono stati dei tentativi di recupero del primogenito del leader democristiano (è risultato primo dei non eletti) che alla fine, però, sono risultati vani. Del resto Alessandro Forlani ha gareggiato in proprio e non con l'aiuto del padre. «Ha preso la decisione di candidarsi e si è organizzato da sè - ha precisato lo stesso segretario - e io rispetto questa scelta e non entro nelle sue cose». Del tutto opposto il destino di Luca Danese, nipote di Giulio Andreotti, che invece si è piazzato al terzo posto sempre nelle elezioni per il consiglio regionale del Lazio (oltre 53 mila voti di preferenza). Nel successo c'è anche lo zampino del presidente del consiglio e il primo ad ammetterlo è lo stesso interessato. «L'aiuto di Andreotti - ha detto con riconoscenza - ha pesato molto». E' andato bene a Milano anche Bobo Craxi, figlio del segretario socialista, che è approdato al Comune. E sempre nel psi è risultato primo degli eletti a Cosenza Pietro Mancini, figlio dell'ex-segretario. Un altro «figlio d'arte» che ha avuto successo è stato Gianni Alemanno, il quasi genero del segretario del msi, Pino Rauti, che è stato eletto alla regione Lazio. Mentre una sorte meno fortunata ha avuto il figlio del vicesegretario del psdi, Albertro Ciampaglia, che non è passto alla provincia di Napoli. Un posto particolare nella graduatoria, comunque, spetta alla famiglia del liberale D'Aquino: Saverio (sottosegretario del pli) e Antonio, cioè padre e figlio, sono stati entrambi eletti al comune di Messina. E sempre nella città siciliana è stato eletto il figlio di Salvatore D'Alia, un esponente nazionale della de vicino ad Arnaldo Forlani. Il primato dei «figli d'arte», però, spetta al gruppo della democrazia cristiana al Comune di Firenze. Nella stessa aula di Palazzo Vecchio siederanno, infatti, uno vicino all'altro, Niccolò Pomello (figlio di Claudio Pontello, ex-deputato de e nipote di Ranieri Pontello presidente uscente della Fiorentina), Jacopo Speranza (figlio di Edoardo Speranza, ex-deputato e sottosegretario de doroteo) e Lapo Pistelli (erede dello scomparso Nicola Pistelli, esponente della sinistra democristiana).