Vialli promette gioco e vittoria di Mas. Gra.
Vialli promette gioco e vittoria Vialli promette gioco e vittoria Intanto Vierchowod dà un consiglio aMaifredi «Cerchi altri giocatori, io sono già impegnato» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO I sampdoriani d'Italia lasciano Coverciano sul far della sera, con in tasca i biglietti per Goteborg e il sogno di tornare qui, lunedì prossimo, da vincitori. «Con il corpo siamo in nazionale, ma la testa è altrove», racconta Vierchowod. Mancini e Vialli esibiscono un minore coinvolgimento, ma è solo una maschera: «In realtà non pensiamo ad altro - ammette Gianluca -. Andar via da Genova per un paio di giorni ci ha fatto persino bene. Nella Samp, in queste ore, si respira un clima pesante. C'è molta concentrazione. Ma soprattutto paura. Paura di un'altra Berna». Il ricordo della finale persa l'anno scorso con il Barcellona è un incubo che afferra alla gola: «Allora eravamo stanchi e con mezza squadra a pezzi - ricorda Mancini -. Adesso, pur affrontando un avversario più forte degli spagnoli, siamo tutti riposati e quasi tutti sani. Anche se l'Anderlecht è più forte in attacco del Barcellona». Vialli è un po' il simbolo della situazione: «Un anno fa giocai in condizioni precarie, e per di più reduce da una stagione infernale, in cui ero entrato in forma molto presto. A Goteborg, invece, arrivo dopo un lungo periodo di riposo: in Svezia inizierà il mio Mondiale. Siamo caricati. A Berna arrivammo appagati: in fondo aver raggiunto la finale era già un traguardo enorme per la Sampdoria. Stavolta, invece, ci appagherà soltanto una vittoria». Proclami impegnativi, ma forse era ora che anche gli eterni ragazzini blucerchiati cominciassero ad assumersi le loro responsabilità: «A Goteborg si decide il destino della Samp taglia corto Mancini -. Vincendo, dimostreremmo a noi stessi di essere finalmente maturati. E un successo in Europa sarebbe il miglior viatico per uno scudetto in Italia, da conquista- re fin dall'anno prossimo». Partita storica, quindi, ma forse non bella. Almeno secondo Vialli: «Sia Boskov che l'allenatore belga promettono squadre d'assalto. In realtà ognuno spera che sia l'altro ad abboccare, perché entrambi sognano di poter colpire l'avversario in contropiede...». Mancini è ancora più prosaico: «Chi se ne frega di far gol. Vinciamo anche uno a zero, rete di Mannini, il nostro terzino. Ma basta che vinciamo». Nell'ora della verità, Vierchowod giura amore eterno ai colori blucerchiati: «So che mi vogliono in tanti, e a trentun anni non può non farmi piacere. Forse però il merito non è tutto mio. Il fatto è che in Italia non nascono più difensori. Davvero Maifredi ha detto che alla Juve vuole Vierchowod e altri dieci giocatori? Lo ringrazio per la stima e... la precedenza, ma gli dò un consiglio: cerchi gli altri dieci, io sono già impegnato», [mas. gra.]
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