«Un ramo d'ulivo per la Cee» di Michele Fenu

«Un ramo d'ulivo per la Cee» «Un ramo d'ulivo per la Cee» Mister Toyoda illustra il suo progetto Europa TORINO. Da una parte la sfida dell'ambiente, dall'altra il confronto industriale ed economico. Ecco i temi più importanti emersi all'apertura del congresso della Fisita, prorompente il primo, più sfumato il secondo, come si conviene in una occasione istituzionalmente chiamata più a unire che a dividere i costruttori dell'auto. Sul tappeto i problemi collegati alle tre aree produttive principali - Usa, Giappone ed Europa - e, naturalmente, alla vigorosa spinta offensiva delle Case nipponiche, che, dopo aver dato una spallata all'industria americana, premono sui Paesi Cee in vista del grande mercato unico del 1° gennaio 1993. Ne hanno accennato o parlato molti dei «vip» presenti a Torino, in primis Cesare Ro¬ miti, amministratore delegato della Fiat, gruppo leader in Europa, e Shoichiro Toyoda, presidente della Toyota, numero uno del Sol Levante. «L'autoveicolo, con il suo ruolo indispensabile nelle società avanzate - ha detto Romiti -, si conferma come impor tante fattore di mutamento nella competizione globale. E' uno scenario in cui si misurano i tre grandi poli industriali del mondo, le cui relazioni economiche risentono, in maniera non secondaria, degli effetti di questo confronto». «In tale quadro - ha proseguito Romiti - è profondamente inserita la Comunità europea, che non può quindi accettare l'ipotesi di occupare una parte marginale nell'industria mondiale dell'auto del prossimo futuro. I rapporti della Comunità con il resto del mondo devono quindi essere regolati sul piano di un equilibrio delle forze e di pari opportunità di accesso ai rispettivi mercati. L'apertura di quello comunitario va graduata nel tempo con una riduzione progressiva delle frontiere economiche e accompagnata da una contrattazione continua di condizioni e modalità di entrata con i nostri partner extra-europei». Non si parla esplicitamente di Giappone, ma l'accenno è chiaro e ribadisce una linea che accumuna le Case europee. «Tutto ciò - ha sottolineato Romiti - non ci esime dal compiere ogni sforzo per adeguarsi alle nuove condizioni di competitività. Ricerca e tecnologia hanno un ruolo fondamentale. Oc¬ corre, però, trovare tutte le opportunità per realizzare rapporti attivi di collaborazione su questo terreno onde ottenere quelle sinergie indispensabili ad accelerare il passo dell'innovazione». Toyoda, ricordando come l'Europa sia al centro di spettacolari cambiamenti, dal crollo del muro di Berlino all'unione del '93, e disegnando un roseo futuro per l'auto, ha tracciato i punti della politica Toyota. Una politica della mano tesa e del ramoscello d'oliva «Vogliamo ha detto - una sempre maggiore cooperazione con i costruttori europei e americani, una espansione delle produzioni locali e una integrazione globale dei nostri sistemi e risorse». «Noi - ha aggiunto Toyoda abbiamo già joint venture con la GM e la Volkswagen, ma siamo aperti a collaborare con altri partner europei. Vogliamo diventare buoni cittadini della Comunità». Il disegno - già sperimentato con successo negli Usa - è quello di avere impianti produttivi in Paesi della Cee. impiegando fornitori e manodopera locali e lasciando ai centri nazionali capacità decisionali di alto livello (dalla progettazione alla costruzione). «Desideriamo rimpiazzare l'export dal Giappone con la produzione in loco e importare parti e componenti per le nostre operazioni. Arriveremo a 300 miliardi di yen all'anno entro il '92». Propositi interessanti ma che non scalfiscano le attuali posizioni europee. La diffidenza rimane mentre, da Est, Nikolai A. Pughin, ministro dell'Industria auto dell'Urss, fa sentire il suo entusiasmo. «Vogliamo raddoppiare la nostra produzione e aumentare il numero dei nostri tecnici». Oggi sono 80 mila, ma non bastano. La nuova frontiera si amplia. Michele Fenu

Persone citate: Mister Toyoda, Nikolai A. Pughin, Romiti, Shoichiro, Toyoda