«Il disarmo Usa non è una rinuncia»

«Il disarmo Usa non è una rinuncia» Il vice di Bush a Roma spiega le ultime proposte di riduzione degli armamenti «Il disarmo Usa non è una rinuncia» ! Quayle: la Nato resta una polizza per l'Europa ROMA. Le proposte americane per ulteriori riduzioni degli armamenti avanzate la settimana scorsa da Bush non prefigurano «alcuna rinuncia o alcun cambiamento, da parte degli Stati Uniti, alla politica della deterrenza nucleare». Lo ha dichiarato ieri il vicepresidente americano Dan Quayle dopo i colloqui a Villa Madama con il presidente del Consiglio Andreotti, sottolineando che l'obiettivo degli Usa è quello di mantenere una Nato unita e militarmente forte, capace di reagire in caso di un'inversione di tendenza da parte dell'Urss. Poco prima, in un discorso alla Camera, Quayle aveva parlato di una Nato con una crescente funzione politica: «Diverrà la sede in cui le nazioni occidentali collaboreranno per negoziare, attuare e verificare gli accordi sottoscritti con l'Est». Ma aveva aggiunto che il ruolo militare della Nato «permane di vitale importanza». L'Alleanza Atlantica rappresenta il continuo «impegno americano alla sicurezza europea», nonché «la nostra assicurazione contro un eventuale cambiamento di rotta della politica estera sovietica». In questo contesto, Quayle ha ribadito la gratitudine di Washington per la decisione italiana di accettare il trasferimento degli F-16 dalle basi in Spagna, decisione che continua ad essere contestata dal partito comunista. La visita di Quayle, che coincide con le celebrazioni per il centenario della nascita del generale e presidente Dwight Eisenhower, ha permesso al vice di Bush di spiegare in dettaglio le ultime proposte Usa in materia di riduzione degli armamenti, e in particolare la decisione di rinunciare alla sostituzione dell'ormai obsoleto missile a corto raggio Lance. Gli incontri con Andreotti e con gli altri leader europei che vedrà in questi giorni serviranno a Dan Quayle per riaffermare chiaramente il ruolo di primo piano che gli Stati Uniti intendono esercitare nel¬ l'Alleanza Atlantica, proprio mentre da più parti si cominciava a ipotizzare un declino della presenza americana in Europa. Un altro obiettivo per nulla secondario della visita è quello di irrobustire l'immagine di un vicepresidente che la gran parte dei cittadini americani non giudica all'altezza della sua carica. Un recente sondaggio della Gallup ha rivelato che il 50 per cento degli americani non ritiene che Quayle «sia in grado di fare il Presidente». Il 43 per cento degli stessi repubblicani ne danno un parere negativo, tant'è che all'interno del partito molti vorrebbero che Bush se ne liberasse in vista delle elezioni del 1992, possibilmente nominando al suo posto l'attuale Segretario di Stato James Baker. Nel suo discorso alla Camera, Quayle ha ricordato il ruolo svolto da Dwight Eisenhower «nel salvare la nostra civiltà nell'ora del suo più grave pericolo». Ma ha aggiunto che «la sua grande opera sarà comple¬ tata solo istituzionalizzando i governi democratici autonomi in tutta Europa». Da parte sua, il presidente del Consiglio Andreotti ha definito Eisenhower «soprattutto uomo di pace. Lo fu come militare e come presidente degli Stati Uniti. La pace che egli perseguiva era una pace creativa e dinamica, finalizzata a sviluppare un clima mondiale favorevole a sollevare i governi e i popoli dall'onere intollerabile degli armamenti e liberarli dall'angoscioso timore di una guerra globale». Andreotti ha aggiunto di avere di Eisenhower «il ricordo di un uomo schietto, affabile, sereno. Ma la definizione che più gli si addice è quella che di lui diede Alcide De Gasperi: un generale umanista». La visita di Quayle si è conclusa ieri pomeriggio a largo di Anzio a bordo della portaerei che porta appunto il nome de! generale che fu alla testa delle forze alleate durante la Seconda guerra mondiale. Andrea di Robiiant