«Sentenza da non elogiare» di Claudio Martelli

«Sentenza da non elogiare» «Sessantottino io? Fui fra i pochissimi ai funerali del commissario» «Sentenza da non elogiare» Martelli replica a Andreotti su Calabresi ROMA DALLA REDAZIONE Andreotti gli aveva detto che sulla sentenza di condanna di Sofri per l'assassinio del commissario Calabresi, avrebbe dovuto tacere. Lui, Claudio Martelli, vicepresidente del Consiglio, socialista, risponde con durezza al suo presidente con una lettera inviata al Popolo, che la pubblica oggi. cQuanto ai rilievi dcll'on. Andreotti - scrive il vicepresidente del Consiglio - che non mi pare che nella sua lunga esperien za di uomo di governo abbia sempre osservato il precetto di non giudicare i giudici, devo Bolo osservare che. se il vicepresidente non può criticare una sentenza, per lo stesso principio il presidente non dovrebbe elogiarla, e che nessuno può ridurre la lotta albi, criminalità di oggi alla questione se sia o menu censurabile una sentenza relativa ad un efferato omicidio di 18 anni fa». Andreotti aveva detto anche che la sentenza cfa giustizia» Martelli replica che per la legge italiana Sofri è innocente sino alla condanna definitiva e «sino a quel momento nessuno può affermare "giustizia è latta"» K poiché il quotidiano della de ha scritto che Martelli ida corpo ad un assalto indiscriminato allo Stato e alla magistratura come se fosse un ex sessantun: no», ti vicepresidente del Curisi gho risponde che sensalloltino non lo è mai state, dice che fu «tra l pochissimi a partecipare ai funerali di Calabresi». «In democrazia - argomenta Martelli - l'attenzione dell'opinione pubblica è una garanzia della coerenza e della traspa renza dei processi, ed è evidente che a processo terminato non esiste alcun rìschio di influenzare ìa decisione dei giurati ne per un cittadino comune, né per un cittadino "particolare" E' stalo anche grazie all'opinione pubblica se il caso Tortora | non e stato risolto dalla parola di tre o quattro pentiti della ca! morra, ed e stalo grazie alia cri ! tica socialista se il caso Tobagi | non e stalo chiuso definitiva; mente dalla panila di un terròi rista penino». Anche il vicesegretario del usi. Giuliano Amato, è interve¬ nuto nel dibattito che ha visto Martelli accusato da quasi tutti. E lo ha fatto senza schierarsi con nessuno, temendo probabilmente che il modo rissoso in cui si è sviluppata la discussio ne possa alla fine danneggiare l'immagine del psi agli occhi degli elettori. La sentenza, dice Amato, era destinata a tormentare le coscienze e a provocare dubbi e polemiche, ma non ha senso, se non strumentale, che le polemiche siano ora esasperate, dice rivolio alla de. Aspet liamo la motivazione delle sentenza per capire meglio. Comunque, assicura: «Quale che sia l'opinione che si ha su questa sentenza, è e non può essere ferina e viva l'esecrazione per il delitto Calabresi e per la cam pagna di odio che lo aveva preceduto». Pubblicando la lettera di Martelli, II Popolo aggiunge un suo commento. «Martelli ha di chiarato che è rimasto allibi to" per le gravissime sentenze manifestando a Sofri la sua piena solidarietà, quindi si e schierato contro la Corte, contro i giudici di Milano», sostiene il quotidiano de. E aggiunge: «Quello che conta non e la critica ma il modo in cui viene esposta e avallata. Sappiamo anche noi che Sofri e compagni sono innocenti fino a quando la sentenza non sarà passala in giudicato, ma ciò non significa il dij ritto di insinuare che la Corte I abbia scelto la strada della venI detta». Claudio Martelli

Luoghi citati: Milano, Roma