Un Fronte delle Russie contro Mosca di Enrico Singer

Un Fronte delle Russie contro Mosca Il congresso delle opposizioni nazionalistiche chiede a Gorbaciov una tavola rotonda Un Fronte delle Russie contro Mosca La Lettonia: la nostra strategia è negoziare MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A ventiquattr'ore dalla dichiarazione d'indipendenza «di principio» votata venerdì sera, il Parlamento lettone ha scritto ieri a Michail Gorbaciov chiedendo l'apertura di un negoziato per avviare, nella pratica, i meccanismi che dovranno restituire la sovranità alla Repubblica baltica. E lo ha fatto con la massima prudenza verbale, «lì manifesto del 4 maggio», così il Parlamento di Riga ha definito la dichiarazione, non fa che aprire la porta a un periodo di transizione: «Abbiamo di fronte una fase di cooperazione stretta e di larghi contatti. Sarebbe miopia politica rompere d'un colpo i legami storici che si sono instaurati». La strategia prudente adottata da Riga non attenua però un nuovo, grave motivo di allarme per il Cremlino. A Kiev si sono riunite a congresso le forze di opposizioni nazionali e pansovietiche dell'Urss. Partecipano i rappresentanti dei Fronti baltici e della Bielorussia, del partito socialdemocratico azerbaigiano e del movimento pannazionale armeno, gli indipendentisti georgiani, repubblicani e nazionalisti ucraini: chiedono di tenere «una tavola rotonda con la dirigenza dell'Urss» e si preparano a creare «un centro di coordinamento delle forze democratiche del Paese». Mentre si delinea un'alleanza dei nazionalismi anti-Mosca, il messaggio partito ieri da Riga conferma che la strada scelta dagli indipendentisti lettoni è più moderata di quelle già imboccate dalle altre due Repubbliche baltiche. La Lituania, 1*11 marzo scorso, ha ingaggiato un confronto diretto con l'Urss scatenando l'ira del Cremlino che ha decretato il blocco economico. L'Estonia, il 30 marzo, ha preferito una «marcia a tappe» verso l'indipendenza, ma già la prima tappa - che ha sospeso la Costituzione sovietica nel territorio estone - ha provocato la condanna di Mosca. Adesso la Lettonia presenta la sua dichiarazione d'indipendenza come un gesto politico, come una «apertura formale di crisi» con l'Unione da risolvere attraverso negoziati. E si attende da Gorbaciov una reazione altrettanto moderata. Per il capo del Cremlino la strada lettone è, certo, la più accettabile. Probabilmente le trattative con Riga cominceranno entro il 15 maggio e diventeranno una specie di laboratorio per sperimentare formule da proporre poi anche all'Estonia e. forse, alla Lituania. Ma anche con tutte le cautele studiate e applicate a Riga, la dichiarazione votata venerdì in Lettonia è un altro colpo infetto al fragile edificio di quello «Stato di diritto» che Gorbaciov vuole realizzare in Urss. Il Parlamento di Mosca, dopo interminabili dibattiti, ha approvato la legge che regola tempi e modi della secessione delle Repubbliche dall'Unione e già tre Repubbliche si sono mosse secondo iter autonomi. La legge sulla secessione prevede come primo atto un referendum e non un voto dei Parlamenti locali: il numero due del Cremlino, Yakovlev, lo ha ripetuto appena poche ore prima della decisione dei deputati lettoni. E questo dimostra quanto lontane siano le posizioni di partenza. Non solo. I consiglieri economici degli indipendentisti di Riga stanno già lavorando a un progetto per ripristinare la moneta che circolava nella Repub blica prima dell'annessione del 1940all'Urss. Il «lat». secondo gli esperti, potrebbe riprendere il suo corso - magari al fianco del rublo all'inizio del prossimo anno e dovrebbe essere una moneta convertibile, a differenza di quella sovietica. Iniziative simili sono state già annunciate in Lituania e in Estonia. A Tallinn, anzi, sono stati anche presentali i bozzetti delle corone estoni, fatte stampare in Germania. E Mosca ha già reagito con un «no» secco. Enrico Singer Michail Gorbaciov a colloquio con alcuni generali sovietici al Festival della «Pravda»

Persone citate: Gorbaciov, Michail Gorbaciov, Yakovlev