In catene per 27 mesi

In catene per 27 mesi In catene per 27 mesi L'assalto alla villa, boi il silenzio VICENZA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE " Aveva 18 anni, Carlo, quando l'hanno preso. Ne ha venti ora, quando nasce per la seconda volta. La sua prigionia nel carcere della 'ndrangheta è durata quasi due anni e mezzo. L'angoscia ha una data: il 25 gennaio 1988 ad Arzignano, pochi chilometri da Vicenza, quattro sconosciuti, armati di pistole e fucili a canne mozze, il volto coperto da passamontagna, fanno irruzione nella villa della famiglia Celadon. Dentro ci sono, assieme a Carlo, il custode, Camillo Dell'Ape, e la moglie, Anna Benedetti. Il padre dello studente, Candido, 57 anni, industriale nel settore conciario e dei mangimi, ò in vacanza in Kenya con la figlia Paola. Il figlio maggiore, Gianni, è in viaggio di nozze. I banditi urlano: «Diteci dov'è la cassaforte, subito». I quattro rubano alcuni oggetti preziosi, legano il custode e la moglie, fuggono con il ragazzo. Solo dopo mezz'ora Camillo Dell'Ape riesce a liberarsi e a dare l'allarme. I banditi non prendono la strada che passa davanti alla villa dei Celadon, ma scappano per i campi. Gli inquirenti pensano a una banda di rapinatori, sperano che Carlo verrà liberato subito. Le battute di polizia e carabinieri, cominciate un'ora dopo il rapimento, non danno risultati. Dopo alcune settimane di silenzio i banditi telefonano a casa Celadon: «Sono 5 miliardi». La prova che Carlo è vivo arriva nell'ottobre dell'88. Nella zona di Falerna, a pochi chilometri da Lamezia Terme, i rapitori fanno trovare una fotografia: Carlo sta bene, mostra un quotidiano di qualche giorno prima. La famiglia paga subito: cinque miliardi. La sera del 22 ottobre Paola e Gianni, i fratelli di Carlo, lasciano in una piazzuola di sosta lungo l'autostrada SalernoReggio, a Pizzo Calabro, due valigie con 40 chili di banconote da 100 mila. Arrivano a prenderle tre persone, a bordo di un'auto. E' allora che scatta la trappola dei carabinieri. Gli sconosciuti vengono seguiti da una «civetta», fino a un ovile lungo il fiume Angitola. I mili¬ tari pensano che sia la prigione di Celadon. La stessa notte scatta il blitz: Carlo non è più lì, ma ci sono quattro carcerieri. Una perquisizione consente di recuperare una piccola parte del riscatto, circa duecento milioni. Carlo era stato tenuto prigioniero in un vano di pochi metri quadrati, dove vengono trovati un giaciglio di paglia, un sacco a pelo, una catena. Poche settimane dopo finisce in trappola a Torino anche Francesco Sagoleo, 23 anni: era tra quelli che ritirarono il riscatto. In casa Celadon si spera, aspettano Carlo da un momento all'altro. Invece arriva una telefonata: «Altri 5 miliardi o tuo figlio morirà». Il 23 gennaio dell'89, vicino a Catanzaro, i rapitori lasciano una seconda fotografia di Carlo in catene. La terza prova di vita nel settembre scorso. Poi il silenzio. Il 30 gennaio viene liberato Cesare Casella, ci sono voci di libertà anche per Carlo. Un mese fa vengono condannati i carcerieri. Però Candido Celadon non sorride: «Rivoglio mio figlio». Alessandro Mognon

Luoghi citati: Arzignano, Catanzaro, Falerna, Kenya, Lamezia Terme, Pizzo, Torino, Vicenza