Venezia vota tra i litigi sull'Expo di Pierangelo Sapegno

Venezia vota tra i litigi sull'Expo Venezia vota tra i litigi sull'Expo Scontro duro tra De Michelis (psi) e Cacciari (pei) VENEZIA DAL MOSTRO INVIATO Strano voto, quello che san nuncia Nell'arena questa volta e sceso anche lui. il filosofo borghese e comunista Massi mo Cacciari, sul manifesto, sorride, seduto con il capo un po' reclino, davanti al mare C'è lui. in campo, e c'è Gianni De Michelis, ministro, socialista Ci sono tredici liste, e in mezzo la Liga Veneta, la Lista Civica. l'Union del Popolo Veneto, e pure Caccia pesca e ambiente. Tredici promesse diverse. Eppure, quello di do mani a Venezia, più che un voto per le amministrative, sembra quasi un referendum, chissà, forse solo il primo referendum sul progetto della perigliosa Expo 2000 vagheggiata con baldanza da Gianni De Michelis, da suo fratello Cesare, e da altri fieri paladini. E' dall'85 che l'Esposizione universale per il Duemila tiene banco, fra dibattiti e convegni, consegnando alla gente l'immagine di una Serenissima futuribile, ricca e moder- na, ma anche un po' svuotata di quanto resta della sua autenticità, con il centro storico che rischierebbe di inabissarsi sotto l'invasione inarrestabile dei turisti. E adesso lo scontro si è davvero radica Uzzato tanto da ipotecare i destini di Sualsiasi maggioranza. A onor el vero, gli schieramenti sono un po' confusi. Da una parte, la maggioranza dei socialisti, la Liga Veneta e i democristiani. Dall'altra, comunisti, ver¬ di, demoproletari, missini, la lista civica dell'ex sindaco e senatore psi Mario Rigo, e una minoranza dei socialisti. Divisi, liberali e socialdemocratici. Dice Gianni De Michelis: «L'Expo non è un affare priva to di Gianni De Michelis, né il tentativo di un "colpo di mano" che i veri amanti di Venezia si sentirebbero oggi legittimati a cercare di sventare. E' una cosa seria, un'idea pensata come mezzo per affrontare e risolvere i problemi che affliggono questa città, unica al mondo, da anni». Il ministro pensa che la fiera planetaria del 2000 darà a Venezia «una formidabile occasione di sviluppo». Il sindaco, Antonio Casellari, pri, ribatte: «E' un pericolo per la città e per gli abitanti diventare meta di non meno di 40 milioni di visitatori in sei mesi. In secondo luogo, dover lavorare nel segno della monocultura turistica rischia di compromettere l'immagine non solo di Venezia, ma pure della Regione». E anche Cacciari sostiene che se c'è una cosa che non va incenti¬ vata questa è proprio il turismo. A dar corpo all'immagine di una Venezia ipertrofica, offerta a folle terrorizzanti di turisti, ci sono i numeri di una ricerca sui flussi prevedibili di visitatori, realizzata dal professor Paolo Costa, docente al Dipartimento di scienze economiche di Ca' Foscari. Per il 1990, le previsioni parlano di sei milioni e 400 mila visitatori, circa il 10 per cento in più rispetto all'89. Incremento più consistente per il Duemila, con addirittura oltre 8 milioni e mezzo di visitatori. Questo, senza l'Expo. Con l'Expo, bisognerebbe aggiungere dieci milioni di persone Come si fa? Daniele Del Giudice, scritto re, candidato nelle liste del Ponte-pci, si ribella: «Sono contro l'Expo perché l'Expo non è un pensiero di Venezia per Venezia. E' una finalità monoculturale anche sul piano dello sviluppo economico. Quello che è mancato fino a oggi è un pensiero di Venezia di sé medesima, un progetto per sé. Più Venezia produce per sé, meno ci saranno gruppi di opinione esterni, imposizioni dall'esterno, capitali da fuori». E Manfredo Tafuri, storico dell'arte: «Non dobbiamo consegnare questa città a una tecnocrazia guidata dal senso degli affarismi, che vuole toglierle l'identità e renderla solo meta appetibile di un turismo selvaggio». Il risultato di questi commenti e di queste polemiche è che da martedì sarà il fantasma dell'Expo a determinare la giunta. Lo afferma De Michelis, e lo ripetono i suoi avversari. E anche se il progetto è ora nelle mani del Bureau International des Expositions che dovrà emettere il suo verdetto fra un mese e mezzo, il 14 giugno, il voto di domani inciderà non poco su quella decisione. Il ministro ha già detto che se il psi raggiungerà il 20 per cento, lui farà il sindaco. I socialisti oggi sono attestati quattro punti più sotto, e hanno perso Mario Rigo, che ha fondato «Iniziativa Civica» e che giura di «non aver voluto fare niente contro l'ex partito»: «Io mi sono solo reso in¬ terprete della freddezza e del disprezzo che la gente avverte per gli amministratori». I sondaggi danno al suo gruppo dai 4 ai 6 seggi. Sono numeri che condizioneranno il dibattito politico dopo le consultazioni, quando la città farà i conti con i suoi voti. Venezia aspetta, galleggiando nei suoi sogni di grandezza. I turisti passano e fra una chiesa e un monumento si fermano anche davanti ai cartelloni elettorali. Nella piazzetta, sul far della sera, fra le signore con la borsa della spesa e i tedeschi con la faccia scottata dal sole, alcuni candidati sembrano parlare insieme agli uni e agli altri. Forse, ha ragione Del Giudice, bisognerà davvero pensare prima o poi a «come far finire questa guerra fra cittadini assediati e turisti deportati, queste masse di non vedenti che affollano ogni giorno San Marco. E' una guerra misera davvero, una guerra fra poveri...». Pierangelo Sapegno Mautme Cacciari. A Venezia guxla U Una del Ponte pei ed e contrario al progetto di ospitare l'EspoMzwne universale, proposto dal looahtu De Mtctiein