«Non liquideremo la Nato»

«Non liquideremo la Nato» La strategia Usa per l'Europa dopo le nuove proposte di disarmo «Non liquideremo la Nato» Bush: l'Alleanza deve solo rinnovarsi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dallo stadio dell'università dell'Oklahoma, 24 ore dopo aver proposto un ulteriore disarmo nucleare dell'Europa, Bush ha ieri lanciato un appello e un monito agli alleati e all'Urss. In questa era di grandi mutamenti, ha detto il Presidente, «l'America intende restare una potenza europea nel senso più pieno, militare, politico ed economico^». E la base dell'impegno di pace americano in Europa deve ancora essere la Nato, una Nato la cui difesa consisterà sempre di una combinazione di armi convenzionali e nucleari, sia pure a un livello molto inferiore all'attuale. «Siamo a un punto critico nel nostro rapporto strategico coi nostri vicini d'oltre Atlantico» ha affermato Bush. «Ma come l'orologio della storia non può essere riportato indietro, così non può essere spostato in avanti. Noi non sappiamo che cosa accadrà in questo periodo di transizione: l'alleanza che ha protetto l'Europa per 45 anni può essere cambiata, non sostituita». Dietro il messaggio di Bush, la proposta di una nuova Curta Atlantica, che ristrutturi non soltanto la Nato ma anche il rapporto Usa-Cee, c'è la paura americana dell'Europa. Nel momento in cui si profila un diverso ordine europeo, Bush teme che la Nato si sfaldi e che Washington venga emarginata. Non vuole inoltre commettere imprudenze, tenuto conto anche delle voci di tensioni tra Gorbaciov e i militari. Il Presidente ha definito il suo manifesto un tema da sviluppare al vertice dei Capi di Stato e di governo dell'Alleanza che si terrà a Londra a fine giugno. Ma anticipando il suo discorso, il «Wall Street Journal» ha scritto che «in privato gli Stati Uniti hanno avvertito gli alleati che non continueranno a difendere l'Europa senza la Nato». In questo quadro, la nuova dottrina europea esposta da Bush sembra comunque contenere grosse concessioni agli al| leali e all'Urss. Ad esempio I l'auspicio che la Nato assuma un ruolo sempre più politico e sempre meno militare. O la speranza che, appena firmata la riduzione delle forze convenzionali in Europa alla fine dell'anno, se ne negozi subito un'altra e si allarghi il ruolo della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la collaborazione, che comprende i 32 Paesi europei più le superpotenze e il Canada. A questo proposito, Bush ha dichiarato che la Conferenza potrebbe essere la garante delle libere elezioni in tutta l'Europa, il mediatore delle dispute nazionali e locali. Per gli Usa, si tratta di un difficile riconoscimento delle istanze alleate e sovietiche, di un passo avanti notevole verso la «comune casa europea» di Gorbaciov. Oggi, il punto più controverso del disegno di Bush è il dislocamento in Europa di nuovi missili nucleari su navi e aerei, in concomitanza col ritiro dei missili di terra Lance. Molto difficilmente gli alleati la accetterebbero. Il Presidente ha fatto solo un cenno fugace, condizionando la decisione finale ai futuri sviluppi europei. Bush ha però insistito sul pericolo dell'instabilità come giustificazione di questo nuovo deterrente. Senza rifarsi alle voci di un golpe mancato contro Gorbaciov, il Presidente ha elencato una serie di incognite nell'Urss. «Sarà cruciale per esempio - ha detto - vedere se Mosca sceglierà il dialogo o la forza con la Lituania e nelle altre crisi nazionali. La sola risposta accettabile è un dialogo che conduca all'indipendenza lituana». Come le proposte di disarmo nucleare, anche il programma europeo di Bush ieri è stato favorevolmente accolto dal Congresso. 1 leader parlamentari sono persuasi che il Presidente dovrà adattarsi alla logica della unità tedesca. Prevedono che entro cinque o sei anni i soldati americani in Europa saranno scesi a 50 mila o 75 mila, contro i 325 mila di oggi: che molte basi militari Usa all'estero saranno state smantellate; e che si negozieranno altre drastiche riduzioni delle armi strategiche, quelle a lungo raggio. Ennio Ca retto